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Il sonno nella ragione...
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it ) e di Mariano Marchese  ( marianomarchese1@gmail.com )

23 febbraio 2018


Cari lettori, se, per caso, vi capitasse di passeggiare lungo il sentiero di un bosco, non potreste fare a domandarvi come mai, a differenza nostra, gli alberi, le rocce i fiumi e i laghi, non si affannano nel gestire, di corsa, il quotidiano eppure, placidi, durano millenni. A differenza nostra! A ben riflettere, ci hanno insegnato che il famoso leone e l'altrettanto famosa gazzella di africana memoria, se non corrono (uno per mangiare e l'altra per non essere mangiata) non avranno salva la vita... quindi, questo vuol dire che, ad esempio, “chi ha tempo non aspetti tempo”, oppure che “l'ozio è il padre dei vizi”. Insomma, si corre il rischio, secondo questo modo di vedere le cose, di sentirsi in colpa se, per caso, ci si ferma un attimo per tirare il fiato. Ma, se gli elementi del bosco sono (quasi) eterni e, noi, molto più caduchi, per lo stesso principio in base al quale, in cima alla piramide alimentare (e di importanza) c'è chi vive di più, questo vuol dire che, con molta probabilità, noi “esageriamo”, finendo fuori sintonia rispetto alle leggi di Natura. Infatti, spesso ci capita di arrovellare le nostre menti su problematiche inutili e, soprattutto, che non riguardano le cose che darebbero un vero significato a quello scorrere di eventi che si chiama Tempo. Forse, questo, rappresenta uno dei tanti tentativi di sfuggire una realtà che, spesso, rifiutiamo alla stregua di quei problemi di scolastica memoria che, per carenze di istruzione, non riuscivamo a risolvere... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCCARE SUL TITOLO.



.....e, quindi, per reazione, ci portavano ad odiare la matematica!

Ci affanniamo, ci struggiamo e soffriamo senza chiederci se, quello che stiamo facendo, sia la cosa giusta per noi e quanto, questa, ci torni utile nel concreto.

In fondo, per migliorare la nostra condizione del presente (per apprezzare il passato e ridurre la paure del futuro), basterebbe vivere nel pieno rispetto delle nostre effettive, concrete, oggettive esigenze avendo, come parametro di ispirazione, quelle Leggi di Natura che, dalla notte dei tempi, governano un mondo che pensa di potersene discostare impunemente.

Sarà forse per questo che, la Società cosiddetta civile, cammina verso un sole calante, convinta, presuntuosamente, che si vada incontro ad una nuova aurora. Solo così, si spiega il fatto che, una gran moltitudine di persone, lavora moltissimo (pagata pochissimo) per realizzare una moltitudine di beni e servizi (alquanto voluttuari) che, tanta altra gente comprerà, lavorando tantissimo per sostenerne i costi.

A queste condizioni, nessuno si trova disposto a cercare verità ma, piuttosto, prova a raccontarsi favole in cui non crederebbero nemmeno i bambini più ingenui: una sorta di fuga da se stessi.

Ecco, quindi, che ci troviamo ad ottemperare, rassegnati, ad una serie di incombenze che, altro non fanno, che consumarci, facendoci invecchiare anzitempo e rendendoci sempre più malati, nel corpo e nello spirito.

"Carissimi, mamma, papà, fratello sorella e compagni tutti, mi trovo senz’altro a breve distanza dall’esecuzione. Mi sento, però, calmo e muoio sereno e con l’animo tranquillo, perché sento di morire per la Libertà e per la Patria. Il sole risplenderà, "domani" anche grazie alla nostra opera. Voi, siate forti come lo sono io e non disperate. Voglio che siate fieri ed orgogliosi di me".

Questa, scritta da Albino Albico (ventiquattrenne operaio della Resistenza, fucilato il 28 Agosto del 1944) è una delle tante lettere di giovani che, di fronte al bivio fra l’oblio e la ribellione, hanno scelto quella vita eterna che si propaga, in noi, grazie alla loro "scintilla".

Quanti di noi, in questo momento, possono affermare di avere la stessa determinazione e la stessa, paradossale, soddisfazione?

I fisici ci spiegano che, intorno a noi, gran parte di quello che costituisce il Cosmo (e tutto quello che ci riguarda) viene tenuto celato dalla presenza di materia ed energia oscura, che condizionano e determinano gli eventi in cui siamo immersi.

Come possiamo interagire e dialogare con quello che non si appalesa? Cercando, accuratamente, all’interno di quel mondo interiore che si chiama "coscienza nucleare".

Cari lettori, spesso ci si dedica ad altro, per allontanarsi da quel sé che funge da coscienza, una sorta di grillo parlante che ti dice quando stai sbagliando e che ti fa osservare meglio il fatto che, tutto quello che non conta sul piano della realtà e della verità, ti conduce, inesorabilmente, verso l’obnubilazione nell’oblio. In conclusione, aveva proprio ragione Eraclito, quando sosteneva che "Gli uomini in stato di veglia hanno un solo mondo che è loro comune mentre, nel sonno, ognuno ritorna a un suo proprio mondo particolare" e può pensare di essere o di fare... quello che gli pare. Salvo, poi, pagarne il prezzo.

Mariano Marchese (Avvocato, Counselor) - Presidente Assocultura Cosenza

Giorgio Marchese (Medico Psicoterapeuta, Counselor) - Direttore "La Strad@" - 2 ottobre 2014

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