Mariarita
è
un nome composto che identifica una
persona
amata capace di provare molto dolore per la sua sensibilità.
In sostanza: una piccola perla.
Forse
è per questo che mi è sempre piaciuto ascoltarti, ogni
volta che, insieme a Valentina, me lo avete concesso. Come ho già
scritto (ma non mi stancherò mai di ripetere né di
rivivere...), ricordo ancora (come se fossero stati affrescati da
poco) i momenti nati per caso… Non un padre e una figlia ma
due bambini, persi in una dimensione spazio - temporale
"fantastica":"Ti
ricordi di quando avevo i codini, che non volevo andare all’asilo?
E il giorno in cui siete tornati dall’ospedale con quel fagotto
di Valentina, appena nata? Vi ho scrutati a fondo per scoprire chi mi
aveva impedito di saltare sulla pancia di mamma, in quegli ultimi
nove mesi! E poi, ti ricordi di quando Maria, la baby sitter, mi
doveva afferrare per i piedi al mattino, perché non mi volevo
alzare? Però, faceva dei buoni panini col formaggino! E poi,
che ridere, ti ricordi di quando (prima di trasferirci in questa
nuova, grande casa) mi sono installata nella stanza in cui tu
studiavi fino a tardi e ti osservavo, prima di addormentarmi, mentre
lavoravi al computer? Mi sentivo protetta!"
Ricordo...
memoria... emozione.
Il
"segreto" del cervello consiste nel valutare le nostre
esperienze mentre si verificano e selezionare istantaneamente quali
memorizzare (per servirci da riferimento in seguito) e quali, invece,
devono essere scartate, in base al "marchio" emotivo con
cui sono state impresse.
Cara
Mariarita, come
sai, fin da piccolo, ho immaginato di avere due figlie esattamente
come te e Valentina… non potrei chiedere di più.
Padre:
uno che riesce a guardarti negli occhi, indipendentemente da quanto
sei diventato alto…
Cara
Mariarita,
il giorno in cui sei venuta al mondo, insieme a tua sorella, ho
smesso di essere il figlio di mio padre... diventando il padre di una
figlia…
Ogni
volta che mi sono trovato a tornare a casa con i miei sogni a pezzi,
due vostre parole magiche, sono riuscite a rimetterli a posto: “Ciao,
Papà!”
Ogni
tanto mi sono chiesto se il mio modo di amarvi fosse, in qualche
modo, carente sul piano dell’affetto manifesto. Posso dirvi
che, spesso mi sono limitato perché, quando un padre vuole
insegnare al figlio a camminare, gli si mette di fronte con le mani
sui fianchi, in modo che non possa cadere. E, il piccolo, procede tra
le sue mani... poi, nel momento in cui gli è vicino,
indietreggia allargando l’abbraccio... e continua così, finché
il bambino capisce che può fare da solo.
È
importante che sappiate che ti Amo (insieme a tua sorella) e non ho,
mai, smesso di provare a renderti felice. Tenendoti stretta sul
cuore.
C’era
una volta... Iniziano
sempre così le fiabe. C’era
una volta... iniziano
proprio così, come se, oltre al sogno e alla speranza, non
fosse più possibile aspettare nulla, neanche una carezza. Cara
figlia, Nessuno
viene al mondo per sua scelta. Tu, e tua sorella, però, siete
state attese, cercate, volute. E incontrate.
Ti
auguro di sfidare l’inerzia del mondo che spegne le speranze,
meglio di come non lo abbia fatto io, che sto andando troppo e senza
troppo senso e, ogni tanto, avrei voglia di fermarmi, per fare
qualcosa che non so definire.
Cara
figlia, mi
auguro che tu abbia trovato, in me, qualcuno capace di farti vedere
come combattere non per fare del male ma, al contrario, per capire
che la vita è un dono legato a un sospiro, a un’emozione che
ci deve sorprendere, a quell’amore verso qualcosa o qualcuno che,
all’apparenza, la ragione non comprende.
Ogni
tanto ti accorgerai del fatto che, chi ti sta intorno è
felice... e tu non saprai bene spiegarti il perché: forse per
la tua sensibilità, sarà perché sentirai il peso
del dolore degli altri....
Ora
sei adulta, pronta ad andare per la tua strada...
Trattenerti
sarebbe come agire contro Natura... eppure, mi piacerebbe, non sai
quanto, poterti portare con me, come da piccola, all’interno della
mia giacca da neve, alla stregua di un marsupio. Mi auguro che, per
me, ci sarà sempre un posticino, nei cassetti della tua
memoria.
E
uno spazietto, anche nel tuo cuore.
Cara
Mariarita,
“riviverti" in ogni momento di intimità di
pensiero, mi ha sempre proiettato in un Universo che, credevo, non mi
appartenesse più. Allora, forse, è proprio vero che il
più bel sogno è quello che vivi ogni istante in cui ti
accorgi di poter esercitare la libertà di pensiero, così
come il miglior bacio è quello che immagini di restituire al
tuo amore e, trattenendo il fiato dall’emozione, quel minuto
durerà, per te, una vita intera.
Papà
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