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Non c’è pace fra gli ulivi!
di Mariano Marchese  ( marianomarchese1@gmail.com )

4 maggio 2003

Avrei voluto trattare altri argomenti, ma gli ultimi avvenimenti che stanno catalizzando l'attenzione del mondo intero mi impongono di scrivere su quanto la cosiddetta ragione sia ancora così assente dalle coscienze del terzo millennio . Signori siamo in guerra, e la cosa più triste è rappresentata dal fatto che questo conflitto, prima ancora di iniziare, abbia già procurato le prime due vittime illustri e cioè, da un lato la ragione nella mediazione, che dovrebbero sempre prevalere in ogni tipo di decisione, dall'altro un'Istituzione internazionale istituita nel 1945 con il precipuo scopo di assicurare il mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo (l'O.N.U.) entrambe sepolte sotto le macerie dei palazzi di Baghdad in Irak, ed entrambe già ferite a morte l'undici settembre del 2001 a New York, città simbolo degli Stati Uniti d'America. "Mai più guerra" ha invano esclamato Papa Giovanni Paolo II durante tutti i suoi molteplici sforzi tesi a preservare la pace in un mondo già saturo di problemi, "mai più guerra" disse, prima di lui, Paolo VI all'indomani della fine del secondo, tragico conflitto mondiale, ed invece eccoci a scrivere e commentare una guerra che sembrava essere osteggiata da tutti e con la quale, oggi, tutti si trovano a convivere. E' una guerra che ci coinvolge e che ci fa paura, perché dentro ognuno di noi si rafforza, purtroppo, la convinzione che dal 1945 ad oggi niente sia cambiato e che le proprie ragioni, oggi come allora, vengono fatte valere con le armi piuttosto che con la diplomazia come ci eravamo illusi che fosse...PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO





...Ci si comincia ad interrogare sul vero peso politico e strategico dell’O.N.U. che ritenevamo essere, fino a ieri, il simbolo di un mondo nuovo, di un mondo teso alla inevitabile globalizzazione , mai avremmo immaginato che nel 2003 ci sarebbe potuto essere il rischio di una globalizzazione anche di natura bellica! E così i sogni di una pace duratura e ricca di contenuti nuovi è scomparso nel bagliore di nuove fiamme, coperto dal fragore di un nuovo bombardamento, in Irak oggi... magari in Siria domani... in Libia dopodomani in Iran fra un mese....ma il sogno, invano cullato, rappresentava, in realtà, una speranza sorta proprio alla luce dei molteplici attentati che stanno insanguinando il mondo e per i quali non si riesce a trovare un rimedio valido quanto definitivo. Infatti, rabbrividiamo di fronte alle immagini della sofferenza di un popolo, quello iracheno, costretto a subire, ancora una volta, un conflitto che rimarrà indelebile nelle loro anime per chissà quanto tempo, forse per sempre, ma, contestualmente, non riusciamo a dimenticare le altre immagini, quelle che ci fanno toccare "cum mano" l’odio tra due popolazioni, israeliani e palestinesi, così vicini territorialmente ma così lontani ideologicamente e così succubi di questo sentimento, tanto da sacrificare, chi per un verso chi per un altro, delle vite umane... cancellandole per sempre. Io penso, alla luce di quanto scritto sino ad ora, che le lacrime ed il dolore di queste popolazioni siano simili e vadano rispettati entrambi, perché si tratta di esseri umani, e l’essere umano non può essere mortificato da assurde discriminazioni che siano esse religiose, razziali di sesso e quant’altro. Le persone dotate di una coscienza degna di questo nome, hanno il dovere di piangere le vittime dell’intolleranza, dei soprusi, dei regimi dittatoriali non facendo distinzioni di nessuna sorta! Queste parole, che rappresentano un semplice rivo in un oceano di pensieri, quali sono quelli versati su questo drammatico argomento, vogliono umilmente significare che la guerra genera altra guerra, dettata da odio e risentimento anche se ben celati, e che inaccettabile è la riflessione manifestata da qualcuno secondo la quale la guerra può essere mossa per far fiorire la pace....oggi 22 marzo 2003 è primavera, ma oltre ai fiori che la natura ancora si degna di dispensarci ,gli uomini hanno il barbaro coraggio di far fiorire morte e distruzione e, per ironia della sorte, in nome di una pace che forse, continuando di questo passo, non raggiungeremo mai. L’oggi, a ben guardare, rappresenta la sconfitta di ognuno di noi così come la nostra impotenza, se qualcuno afferma il contrario, per cortesia lo attesti con argomentazioni però valide e convincenti, in quanto se così non fosse, non potremmo rispettare il suo pensiero... le lacrime, il dolore, la sofferenza, la paura , la distruzione ....e la morte ci imporrebbero di non farlo!

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