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Triste ma vero...
di Mariano Marchese  ( marianomarchese1@gmail.com )

4 dicembre 2006

Carissimi e affezionati lettori, sfogliare le pagine dei quotidiani calabresi è veramente una cosa deprimente infatti trovare una sola notizia di cui andare fieri è veramente raro. Mille sono i problemi che affliggono la mia, terra eppure nulla, e sottolineo nulla, si muove sul fronte politico-istituzionale per tentare di risolverne seriamente almeno uno! Ma altrettanto deprimente per me è la presa di coscienza del fatto che dopo circa quindici anni di lotta e denunce il risultato ottenuto è pressoché prossimo allo zero assoluto. E si, cari lettori, durante tutti questi anni trascorsi al fronte contro malaffare, cattiva organizzazione e pessima gestione della cosa pubblica mi rendo conto che manca la reale volontà, da parte di chi potrebbe fare qualcosa di concreto, di voler effettivamente cambiare le cose; in questi anni si sono succeduti governi locali, provinciali, regionali e nazionali, di destra e di sinistra ma le cose, purtroppo, non solo non sono cambiate ma, stando a ciò che vedo, sono addirittura peggiorate. In questi anni ho vissuto la lenta agonia del ceto medio mentre ho visto allargarsi la deprecabile frattura tra il ceto ricco e quello povero: insomma i ricchi sono diventati sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri mentre il ceto medio, la famosa spina dorsale della nazione come lo definiva qualcuno, si è suddiviso tra i primi due dissolvendosi così come neve al sole di questo nostro logoro stivale. Come presidente del movimento per la tutela dei diritti umani mi vergogno di non essere riuscito a contribuire... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO


...in maniera sostanziale nel cambiare le cose nonostante l’impegno profuso, mi vergogno di assistere a scene di quotidiana indigenza, mi vergogno del pessimo funzionamento della cosa pubblica, mi vergogno per l’avanzata inesorabile e puntuale della malavita organizzata, mi vergogno quando vedo tanti giovani che affollano i numerosi bar della nostra regione piuttosto che occupare un qualsiasi posto di lavoro per come sancito dalla nostra costituzione, mi vergogno per la deturpazione delle coste e per l’inquinamento dei fiumi, dei laghi e dei mari, una volta vanto della nostra terra, mi vergogno di me stesso e del movimento che indegnamente presiedo perché non sono riuscito, perché ho fallito dove forse con maggior impegno avrei potuto fare molto di più. Ma, soprattutto, cari lettori, mi vergogno dell’indifferenza collettiva, della mancanza di coraggio e di iniziativa contro chi avrebbe potuto fare, contro chi potrebbe fare e che invece non fa. Allora alziamo, alzate la testa contro il sopruso, contro l’arroganza, contro l’inerzia e il malaffare! facciamogli vedere una volta per tutte che non siamo gregge ma pastori! Puntiamo dritti al problema e scalziamoli dai loro scranni che tengono ben stretti visti i lauti stipendi che gli garantiscono e che, ironia della sorte, contribuiamo a pagare anche noi: facciamogli vedere di che pasta siamo fatti: abbiate il coraggio di affermare i vostri sacrosanti diritti. Solo questo chiedo... Secondo voi, è troppo?

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