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La vera Solidarietā (Fra donare e concedere, č meglio valorizzare).
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

18 giugno 2018


"Credo nel tuo sorriso e  nel tuo sguardoCredo nella tua mano che accoglie, salda, la mia. Credo nel tuo abbraccio, approdo sicuro per le mie paure. Credo nella tua parola, espressione completa della tua persona Credo in te e, di conseguenza, nel Mondo, per i tanti, piccoli, meravigliosi, gesti che, ogni giorno, possono colorare la mia vita". Questa intensa "dichiarazione d’intenti" (che ci piace pensare, sia stata scritta da chi non ha perso la speranza di un presente migliore) ci pone di fronte ad un aspetto importante della realtà: (troppo) spesso, la nostra vita diventa simile ad un percorso a ridosso di un precipizio: il senso da dare, a quel punto, alle nostre giornate, diventa il capire perchè si debba lottare, per evitare di cadere. E, il Tutto, ricomincia ogni giorno. "Non abbiamo tanto bisogno dell’aiuto degli altri, quanto della certezza del loro aiuto". (Epicuro) A ben riflettere, ogni Essere Umano è in grado di resistere, sulla barricata delle avversità della vita, in misura direttamente proporzionale a quanto, da bambino, è stato aiutato a crescere senza sopraffazioni o soffocamenti. Il sapere di poter contare sulla solidarietà (e, quindi, sull’aiuto) di qualcuno disponibile a sostenerci e proteggerci con rispetto in una crescita "autonoma", consente di affrontare al meglio un’impegnativa scommessa: contribuire alla preparazione di una Societā in evoluzione ... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


"La vita si misura dalle opere e non dai giorni", così sosteneva Pietro Metastasio (al secoloPietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi). L’esperienza e la saggezza, infatti, hanno dimostrato che l’umanità può imparare, volendo, ad appagare le proprie necessità senza inibire i processi evolutivi di un contesto proiettato verso traguardi sempre più iperbolicamente tesi ad un miglioramento globale, della qualità della vita.

"Come arrivano lontano i raggi di una piccola candela, così splende una buona azione in un mondo ostile". (William Shakespeare)

Solidarietà, è un termine che deriva dal Latino “Solidus” (Intero, pieno, non vulnerabile) e risponde ad una sostanziale convergenza o identità di interessi, idee e sentimenti sotto forma di impegno etico-sociale teso a venire incontro alle esigenze e ai disagi di chi si trovi in una reale condizione di necessità: sostanzialmente, appartiene ai bisogni di ogni essere umano maturo, nel segno di un "egoismo costruttivo".

Manifestare un sentimento di fratellanza e di vicendevole aiuto, infatti, determina una spinta a migliorare se stesso per potere offrire di più e meglio ed ottenere, con l’instaurarsi di un circolo "virtuoso", delle continue ricadute positive.

"Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita". (Proverbio Cinese )

Con molta probabilità, il vero vulnus delle ideologie socialiste, è stato rappresentato dalla presunzione di voler realizzare una Società basata su una equa distribuzione della ricchezza prodotta. L’errore è consistito nel non capire che i tempi non erano maturi. D’altronde, una simile ipotesi è possibile prenderla in considerazione solo nel momento in cui l’ambiente in cui si vive, è connotato da individui che operano spinti dalla ricerca di una realizzazione personale che passa attraverso l’Amore verso ciò che si fa. A prescindere da ciò che si fa.

Se vi toccasse di fare gli spazzini, dovreste andare e spazzare le strade nello stesso modo in cui Michelangelo dipingeva le sue figure; dovreste spazzare le strade come Handel e Beethoven componevano la loro musica. Dovreste spazzarle nello stesso modo in cui Shakespeare scriveva le sue poesie. Dovreste insomma spazzarle talmente bene da far fermare tutti gli abitanti del cielo e della terra per dire: "Qui ha vissuto un grande spazzino che ha svolto bene il suo compito" (Discorso di Martin Luther King nella New Covenant Baptist Church, 9/4/1967)

In Natura, d’altronde, non abbiamo alcun esempio di condivisione di risorse fine a se stessa. Assistiamo, semmai, a sinergie di vario tipo, fondate sul motto in base al quale: “Nessuno si salva da solo”!

E, allora, più che distribuire risorse anche a rischio di creare inutili parassiti, sarebbe necessario, creare le condizioni per un’equa distribuzione di opportunità, così da avere persone disponibili a mettersi in gioco estraendo, da sé, il meglio possibile, al motto di: “Cresciamo e condividiamo!”. 

Questo, sarebbe un esempio di autentico Socialismo!

La vera misericordia è più che gettare una moneta ad un mendicante; è arrivare a capire che, un edificio che produce mendicanti, ha bisogno di ristrutturazioni.” (M.L.King)

Il "voler dare", quindi, è bene che non venga inteso né come "donazione" di sé né, tantomeno, come "concessione" in camera charitatis. Annullarsi nell’altro, infatti, è scorretto non solo secondo i basilari principi naturali (per il principio dell’autoconservazione) ma per il cattivo esempio fornito a chi osserva: la vita è regolata da equilibri in cui compaiono rapporti di scambio corretto. Ad ogni azione, infatti, deve corrispondere una reazione equivalente; solo così, infatti, viene garantito il miglioramento dell’ambiente in cui si vive: non ci deve essere qualcuno che ci rimette ed altri che ci lucrano sopra. Allo stesso modo, l’assistenzialismo mortifica le capacità del beneficiario dei Piani Marshall di turno.

"La generosità consiste meno nel dare molto che nel dare a proposito". (Jean de La Bruyère)

La solidarietà, quella vera, va intesa come punto di partenza per la valorizzazione delle risorse umane (soprattutto delle persone in difficoltà) per ridurre il fenomeno della dipendenza ed aumentare l’autonomia propositiva e realizzativa. In ogni organizzazione sociale, il "fattore umano" è sempre più importante per determinare il successo. La qualità delle risorse umane, la preparazione professionale e la motivazione, portano ad un livello "di alto profilo", in termini di risultati.

"Se il tuo sguardo si ferma al di qua dello steccato del tuo podere, semina del grano: ti sazierai per un anno. Se sei capace di pensare un po’ più in là, pianta degli alberi: andrai più lontano. Se, invece, chiudendo gli occhi, sei in grado di spaziare verso ciò che è meglio per tutti, allora istruisci un popolo: si sfamerà a vita!"

Proviamo ad immaginare l’uso di quella parentela di intelligenza e di cuore che si chiama “Amicizia” e che consente un legame di ideali fra persone propense a “dare” per divenire migliori con spirito di Servizio e guidati dalla Tolleranza ( che prevede rispetto, libertà e diversità) per consentire la trasmissione del potere delle buone idee.

Tutto ciō, comporterā il mettere al servizio di tutti le ricerche, le conoscenze e gli studi realizzati da chi vuole contribuire al conseguimento di questi risultati ed equivale a considerare l’individuo come protagonista e risorsa, perché, ognuno ha il diritto di vivere ed operare al meglio delle proprie possibilità.

"Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che sappiamo, anche la brezza sarà preziosa". (Rainer Maria Rilke)

Sarà bello vivere in una Società non condizionata dalla paura, in cui i leader politici si preoccuperanno della formazione di una classe dirigente in grado di individuare aree di effettivo bisogno, da colmare attraverso interventi ad hoc e le banche smetteranno di essere istituti di credito che ti prestano volentieri del denaro se puoi dimostrare in modo convincente che, in fondo non ne avresti bisogno.

Farà piacere conoscere "amministratori dei destini del mondo" non più convinti che le guerre servono per imparare la geografia direttamente sul campo (di battaglia) e non più terrorizzati dall’idea di dover passare il testimone a persone più "fresche", più "attente" e più innovative.

Non ci si meraviglierà quando i popoli opulenti capiranno che il fenomeno dell’immigrazione di massa rappresenta un’occasione di scambio utile e costruttivo, attraverso l’attuazione di un’integrazione concreta che induca i poveri della nuova era a renderci partecipi delle loro conoscenze, per crescere e migliorare insieme.

Bisognerà spiegare agli egocentrici che i "portatori sani" di ideali fuori dal comune rappresentano l’arma in più per crescere e vivere "positivo".

Dovremo preoccuparci di spiegare che la paura di non essere all’altezza del compito, lo stress da ansia prestazionale, l’invidia per i successi altrui, la carenza di sicurezza, la crisi dell’autostima, possono essere affrontate e risolte attraverso un processo di crescita maturativa che porta ad una collaborazione, in un gruppo in cui ognuno è leader di sé, ma pronto alla gregarietà per il raggiungimento di obiettivi comuni e progetti mirati per vivere e lavorare in conciliazione e benessere...nel rispetto di una solidale politica sociale ma, soprattutto, di un pizzico di "sano" egoismo!

Non ti verrà chiesto: “Perchè non sei stato Mosè o Papa Francesco?” Ti verrà, piuttosto, domandato: “Ma perchè non sei stato te stesso?” (don Fabio Pieroni – Parroco)


Giorgio Marchese - Direttore la Strad@


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