Partendo
dalla definizione del termine "conciliazione" (dal latino
"concilum" = unione, vincolo) inteso come "raggiungimento
di un accordo con pacificazione", come si può attuare
questa condizione nella vita quotidiana, prima nel rapporto con se
stessi e, poi nel rapporto con gli altri?
Bisogna
acquisire la consapevolezza del concetto di libertà relativa.
Ad esempio, rendendosi conto del fatto che la vita è complessa
e ci pone di fronte a delle difficoltà fisiologiche, anomale,
procurate da altri o da noi stessi. Se riusciamo a ricordarci che
esiste una graduatoria di valori (che riguardano bisogni, beni e
servizi), dovremmo verificare la possibilità di appagare
quelli più importanti e, via via, il resto. In questo modo
avremo la certezza di seguire la strada più corretta
possibile, anche in circostanze difficili. E questo è il
percorso, tra l’altro, che aiuta il processo che porta, poi, ad
una maggiore tranquillità della nostra persona. Tutto sommato,
è un processo semplice che, spesso, dimentichiamo.
Infatti...
Ogni volta che
ci troviamo di fronte a un problema, la nostra mente cerca di
studiare delle strategie appropriate per la risoluzione. Quando i
problemi sono tanti, si corre il rischio di "intossicarsi"
per la produzione di tossine legate al troppo impegno
priconeurologico (ma, anche, endocrino e immunitario): questo, ci fa
perdere di vista quello che è più importante e, quindi,
non riusciamo a distinguere, quest’ultimo, da quello che è
meno importante; sostanzialmente, a queste condizioni, non siamo in
grado di accorgerci della priorità di eventi da portare avanti
rispetto ad altri elementi che possiamo tralasciare o, comunque,
rimandare.
Se poi
aggiungiamo il fatto che, per tutto ciò di cui non riusciamo a
trovare una soluzione (per i motivi appena citati) rimane la fatica
mentale per la ricerca della strada migliore per portarlo a termine,
noi avvertiamo il fastidio di questa attività che non smette.
È come
chiedere a un computer di eseguire più operazioni
contemporaneamente: l’apparecchio ne risente, rallenta il
lavoro e, a volte, può anche bloccarsi. In questo modo, è
fin troppo evidente che non riusciremo a creare alcun tipo di
conciliazione interiore; infatti, creiamo dei conflitti interni per
troppo lavoro mentale, senza mettere in atto la necessaria scala di
priorità.
Giorgio
Marchese – Medico
Psicoterapeuta
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