Fermandoci ad osservare un po’ meglio la realtà in cui tutti siamo calati, non possiamo non considerare che, oggettivamente, siamo costretti (chi più chi meno) a bruciare risorse senza saperle utilizzare, in tutto o in parte. Potremmo fare l’esempio degli smartphone e dei pc (o dei tablet) con funzioni che non utilizzeremo mai e che si "ammazzano di inutili aggiornamenti", per passare (parlando di cose più serie) al lavoro quotidiano che, quando c’è, ti ruba la vita e l’anima.
In barba alle difficoltà economiche, quanti acquisti realizziamo che sono frutto (al pari di un’alimentazione bulimica) di regole sociali e di disfunzioni personali, più che di reali esigenze?
Tra le "varie ed eventuali", ci saremo senz’altro accorti di un apparato che si chiama "Stato"!
Costui ti prosciuga vene, arterie e neuroni "pretendendo" il tuo midollo, senza dare altro che miserevoli servizi per cui richiede, per giunta la compartecipazione alle spese...
E poi, mio Dio... la mediocrità!
Per quanto tu possa muoverti, spinto dal vento della passione, o cambi direzione con scatti repentini oppure ti abbatti al suolo attratto da indolenze di vario genere.
A pensarci bene, qualsiasi strada prendiamo, la Società ha stabilito delle apposite Galere: insieme a mio fratello, ci si domandava, ultimamente, il perchè due professionisti maturi e relativamente affermati, come i sottoscritti, non potessero godere di agio materiale (nonostante i ritorni economici) rispetto ad altri che, in confronto a noi, sembrano addirittura, "camminare sulle acque" delle disponibilità.
Abbiamo concluso che, in pratica (e vale per tutti), o restiamo nell’alveo dell’accettabilità etica e morale (e possiamo solo immaginare il profumo di un sedile in pelle Connoly e la brezza che ti accarezza quando sei a mollo di una prestigiosa "SPA" tropicale) o accettiamo compromessi (per usare un eufemismo) e, saliti oltre ogni limite, potremo solo dolerci di esserci svenduti.
Chi organizza (nelle famose "stanze dei bottoni) il nostro futuro, continuamente ci blandisce e ci plagia, costringendoci a credere "bisogno", ciò che tale non è ma che serve come una indispensabilità, a chi ce lo propina.
Però, a ben riflettere, quest’ultimo, finisce col fare la vita di un pusher o di un trafficante. Ricco fin che vuoi... assassino, altrettanto. Ma sempre con l’angoscia che i consumi possano calare. E, con essi, anche il proprio, effimero, tenore di vita.
Una bella minchiata, insomma!
Cari lettori, se provate a srotolare gli auricolari del vostro cellulare (quando il filo è ingarbugliato), vi renderete conto che è impossibile farlo con una mano sola! Ebbene, con lo stesso principio, ogni problema richiede il massimo dell’attenzione, per essere decodificato, meditato e (possibilmente) risolto.
Le conclusioni che si possono tracciare, riconducono tutte alla situazione di stress a cui siamo sottoposti, quotidianamente. Però, questo dato stimola la nostra riflessione, in quanto non è corretto illuderci del fatto che le cause di tanta esasperazione siano veramente al di fuori di noi. Lo stress è un prodotto e non una causa...
Non lo credete anche voi?
La verità non è mai assoluta e, poi, in questo caso specifico, potrebbe stare nel mezzo, in quanto, com’è vero che lo stress ci fa stare male, è altrettanto verosimile che lo stress sia un prodotto del nostro malessere: parrebbe un gatto che si morde la coda...
Ma non è così!
Infatti, siamo troppo distratti da quello che succede al di "fuori" di noi, per accorgerci del fatto che il il problema è confinato dentro di noi e che, al pari di un magma incandescente, fuoriesce sotto forma di stress e, quindi, di malessere. Insomma, in buona parte, siamo noi stessi causa della nostra esasperazione, o perché non sappiamo come fare per abbassarne la quantità, o perché, pur essendone capaci, non facciamo nulla (o quasi) per contenerla.
La riuscita di questo "Risiko", dipende da come si ammortizzano gli eventi che, al positivo o al negativo, la vita ci fa ingerire, nel quotidiano.
Innanzitutto non bisognerebbe farsi trascinare dagli eventi, ma prenderne le misure e decidere il da farsi, in un’ottica di corretta utilità: a questo punto, però, si correrebbe il rischio di essere definiti "egoisti". Ok, ma quando l’egoismo è positivo, cioè quando ci salva da condizioni di estremizzazione emotiva... allora, che ben venga! Si tratterebbe, infatti di una forma di tutela del genere umano.
Quindi, la causa dei nostri guai, non è quello che ci accade ma, piuttosto, come ci raffrontiamo agli eventi. Belli o brutti che siano.
Cari lettori, il taglio dell’editoriale ci confina in spazi che non possono essere esaustivi dell’argomento (e rimandiamo ad appositi lavori già pubblicati): comunque, sarà per noi motivo di soddisfazione poter pensare che troverete, nel contenuto del presente lavoro, spunti e stimoli per una cosciente, sana e onesta riflessione.
Mariano Marchese (Avvocato, Counselor) - Presidente Assocultura Cosenza
Giorgio Marchese (Medico Psicoterapeuta, Counselor) - Direttore "La Strad@"