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I.N.R.I.
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

10 febbraio 2016






Ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto”... Ma sarà vero?


Riflessioni

Cari Lettori, Madre Natura ci ha donato la possibilità di percepire, discriminando con attenzione, gusti, suoi e, in generale, sensazioni contrastanti, che si scontrano tra loro alla stregua delle onde che si infrangono su maestose scogliere, producendo nuvole di schiuma e salsedine: sgradevoli (per il sale, quando ti entra negli occhi) e vitali (perché è dal Mare, che comincia tutto) al tempo stesso.

Ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto (Voltaire).

È da quasi un mese che rifletto su questo aforisma suggeritomi da un amico… e, proprio quando credevo di aver trovato la sua applicazione in questo Mondo balordo, ecco che mi imbatto in una foto che correda il relativo articolo in cui si descrive ciò che accade nelle perreras spagnole.

Non esistono parole per descrivere lo stretto necessario, a coloro che non sanno cosa significhi l’orrore. L’orrore. L’orrore ha un volto e bisogna essere amici dell’orrore, l’orrore è il terrore morale” (Apocalypse now - Monologo finale).

La formazione che ha preceduto la mia professione, mi ha abituato a considerare possibile (anche se non lecito) qualsiasi manifestazione dell’animo (dis)umano, eppure non riesco rimanere immobile, sul piano emotivo di fronte alle crudeltà nei confronti di inermi.

E, per di più, innocenti.

La mente va ai tanti che pagano l’unica colpa di essersi trovati al posto sbagliato, nel momento sbagliato, divenendo vittime di ogni genere.

Mio padre, spesso, beandosi alla vista del suo bel giardino messo su con le proprie mani, sussurrava: “Non capisco chi non ama le piante e gli animali! In fondo sono le uniche manifestazioni viventi che seguono un istinto naturale capace di educare, quei bambini, che diventeranno gli adulti di domani!”

Ecco, Perrera, in Spagnolo, significa “cane” e le perreras sono dei canili in cui, peggio dei Lager di efferata memoria, migliaia di “sfortunelli” randagi attendono in condizioni Inumane, il momento della soppressione. CRUENTA.

Ci sarebbero meno bambini martiri se ci fossero meno animali torturati, meno vagoni piombati che trasportano alla morte le vittime di qualsiasi dittatura, se non avessimo fatto l’abitudine ai furgoni dove gli animali agonizzano senza cibo e senz’acqua diretti al macello. (Marguerite Yourcenar)

Cari Lettori... e come la mettiamo con la necessità di fare del bene? Se partiamo dal fatto che, il termine “bene”, nella lingua Italiana, identifica “ciò che è buono in sé e che arricchisce nella compiutezza del suo essere o nel suo valore morale divenendo, quindi, causa e fine dell’azione umana” ecco che Francois-Marie Arouet , detto Voltaire, aveva ben capito che, in noi, ci deve essere, per forza, qualcosa che ci spinge ad evolverci.

Da fine scienziato, sarà (con secoli di anticipo) giunto alla conclusione che siamo fatti di energia (la quale ha consentito la produzione di cellule gametiche in grado di dare inizio, dopo la fecondazione, allo zigote da cui siamo venuti fuori), che qualcuno o qualcosa ha messo a nostra disposizione (per essere sviluppata, usata e migliorata), da condividere in vita (per realizzare scambi, si spera corretti e produttivi) e restituire post mortem per essere digeriti e metabolizzati da un sistema che utilizzerà il meccanismo per riprodurre se stesso, migliorato di generazione in generazione.

Un po’ come il ciclo dell’acqua...

Piove, si formano i fiumi, beviamo da essi, uriniamo, reimmettiamo i liquidi nei corsi d’acqua che, attraverso il meccanismo dell’evaporazione, formeranno le nubi da cui scenderà, nuovamente, la pioggia.

Come ho già scritto altrove... Una partita di giro, insomma! Ma arricchente. Ogni giro di più.

Ti voglio chiedere una cosa: Perchè sei vivo?

Io sono vivo... io vivo... per salvaguardare la continuità di questa grande Società, per servire l’Idea...

E’ circolare: tu esisti per continuare la tua esistenza! Ma, qual è, il punto?

E qual è il punto della “tua” esistenza?

"Sentire”. Tu non l’hai mai provato e non potrai mai saperlo, ma è vitale come il respiro. E senza quello, senza amore, senza rabbia, senza dolore, il respiro è solo un orologio che fa tic tac! (Da Equilibrium)

Le attuali neuroscienze, ci spiegano che, nel nostro cervello (luogo scelto dalla Mente per esprimersi in idee, emozioni e comportamenti) esistono due ambiti operativi:

  • quello relativamente “intermedio” (definito subcorticale) a funzione prevalentemente inconsapevole che dà luogo alla creazione delle abitudini;

  • quello dei piani “nobili” (definito “corticale”) in cui usciamo dal guscio del già “visto” e “sentito” e andando incontro al nuovo, miglioriamo noi stessi, attraverso il sacrificio (cioè, un atto sacro) della paura di ciò di cui non conosciamo il finale.

Per come siamo strutturati, pur se volessimo fermarci nel limbo, dopo un conflittuale purgatorio, saremo costretti, per via dell’aumento della confusione interiore fatta, anche, di noia (ciò che la Fisica chiama “entropia”) saremo costretti ad andare, per forza, oltre le colonne d’Ercole, nei meandri della corteccia cerebrale, in connessione con la “Teoria del Tutto” che ci collega con ogni cosa del Creato.

L’obiettivo diventa quello di una crescita condivisa. La Pena nel caso in cui ci si rifiuti, consiste nella perdizione verso l’Oblio (sotto forma dei più svariati sintomi descritti nel DSM, “bibbia” dei disturbi psichiatrici).

Igne Natura Renovatur Integra"

La Natura è rinnovata interamente nel fuoco. Cari Lettori, si narra (e spero sia solo una leggenda...) che i poveri ospiti delle Perreras vengano lanciati nei forni crematori ancora vivi (e dopo una preparazione che farebbe inorridire finanche il Marchese De Sade).

Vincendo lo sconforto morale che avvolge l’anima inorridendo all’idea che esista specie capace di tali barbarie mi vien da pensare che, forse, il punto di congiunzione fra il bene e il male, la notte e il giorno possa trovarsi su un immaginario pavimento a scacchi sul quale, bianco e nero si incontrano, si sostengono e si annullano, in una danza che genera opposti dai quali sgorga la vita... si spera migliore.

Quindi, i “pelosetti” diventano I.N.R.I. (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum) da sacrificare perchè, qualcuno, alla fine, diventi migliore.

E’ azzardato, pensare ciò, secondo voi? Di sicuro non è un invito a continuare in simili pratiche ma, per favore, impieghiamo un po’ del nostro tempo a leggere lo stralcio di una lettera vergata da chi lavora all’interno di una Perrera

Sono un impiegato del “controllo animale” in un piccolo paesino. Ho 35 anni e lavoro per il municipio, con varie mansioni, fin da quando frequentavo la scuola media. Sì, sopprimo cani e gatti per guadagnarmi la vita. 

Qui non c’è molto lavoro e lavorare per il comune significa guadagnare bene, soprattutto per una persona come me che non ha fatto studi superiori. Sono la persona su cui tutti voi scrivete cose orribili. Sono io quello che ammazza cani e gatti facendoli soffrire. Sono io quello che raccoglie i loro corpi senza vita e li butto dentro quelle borse di plastica nere. 

Però sono anche quello che odia il suo lavoro e odia quello che deve fare. Tutti voi che mi giudicate, non fatelo. Dio mi sta già giudicando e io sono consapevole che andrò all’inferno. Non voglio mentire, è un lavoro infame, crudele e io mi sento come un assassino seriale. 

Però non sono totalmente colpevole; se la legge rendesse obbligatoria la sterilizzazione degli animali, molti di questi cani e gatti non sarebbero qui a farsi sopprimere da me. 

Sono il demonio, ma voglio che tutti voi conosciate anche l’altra faccia dell’“uomo delle camere a gas”. In generale, il centro antirabbica compie le soppressioni nelle camere a gas il venerdì mattina.

Il venerdì è il giorno più atteso dalla maggior parte delle persone, ma per me è il più odiato e vorrei sempre che ci si fermasse il giovedì notte. 

Ogni giovedì, a notte inoltrata, quando non c’è nessuno, il mio amico ed io andiamo in un fast-food e spendiamo 50 euro in hamburger, patatine fritte e pollo. Ho l’obbligo di non alimentare i cani il giovedì perché mi dicono che poi la camera a gas diventa un porcile e sarebbe uno spreco di cibo. 

Così, ogni giovedì notte, con la luce ancora spenta, vado nella stanza più triste che ciascuno di voi possa immaginare, e lascio che i cani e i gatti condannati a morte escano dalle loro gabbie. Il mio amico ed io apriamo le buste degli hamburger e dei sandwich di pollo e li diamo a questi cani affamati e magri. Ingoiano il cibo talmente in fretta che credo non sappiano neanche di che cosa sanno. Muovono le code e alcuni non mangiano, si mettono a pancia all’aria perché gli accarezzi il pancino. Iniziano a correre, a saltare e ci baciano. Vanno a mangiare un po’ e poi tornano vicini a noi. Ci guardano tutti con confidenza e speranza, le loro code si muovono così rapidamente che alla fine ho le gambe piene di lividi. 

Divorano la pappa, e poi sono pronti a divorare un po’ di pace e amore. Io e il mio amico ci sediamo sul pavimento, sudicio e macchiato di pipì, lasciamo che ci saltino addosso, che si mettano seduti sulle zampine posteriori per giocare con noi e anche fra di loro. Alcuni si leccano a vicenda, però la maggior parte rimane appiccicata a me e al mio amico. Guardo negli occhi ogni cane. 

Ad ognuno dò un nome. Non moriranno senza avere un nome. Ad ognuno di loro dedico 5 minuti di amore e coccole incondizionate. 

Gli parlo e gli dico che mi dispiace molto per qual che accadrà, domani. Gli sussurro che andranno in un posto migliore, per giocare giocare con tutti gli altri cani e gatti. In cielo. 

Dopo circa 30 minuti, prendo i cani e li rimetto nelle loro gabbie; li accarezzo e solletico il loro mento. Alcuni mi danno la zampa e io voglio solo morire. Chiudo le gabbie e chiedo ad ognuno di loro di perdonarmi. Dormiranno col pancino pieno e una falsa sensazione di sicurezza...

Cari Lettori, sono stato piuttosto indeciso sulla possibilità di scrivere questo articolo ma, dopo lunghe e profonde riflessioni, ho deciso di provare a trasmettere il brutto affinchè, trsmettendo su foglio (virtuale) le mie idee, rileggendole, potessi ricavare spunti per divenire più “puro”.

È ovvio che, al tempo stesso, mi appello ad ogni autorità affinchè simili condizioni non vengano più neppure immaginate. Nell’attesa, non si può restare inermi ma si DEVE (come sosteneva Voltaire) ricavare il Buono anche dove, in apparenza, non c’è.

Ci sono delle anime che, come alcuni animali, si rivoltano nel fango ed, altre, che volano come gli uccelli i quali, nell’aria, si purificano e si puliscono. (San Giovanni della Croce)


Giorgio Marchese - Medico Psicoterapeuta, Counselor

Nella vita, tante Persone ci aiutano a diventare migliori. Forse, troppe, per ricordarle tutte. In questo momento sento di ringraziare gli amici Davide Parrotta Gianfranco Marrazzo, Pino Amendola, Sergio Tursi Prato e mio fratello Mariano per gli ottimi spunti di riflessione offertimi, da quali sono stato ispirato per scrivere questo articolo





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