18
aprile 1993.
Con il referendum che abolisce il sistema politico proporzionale
nasce, di fatto, la seconda Repubblica, con l’inizio del
bipolarismo e del "muro contro muro" che, apparentemente,
darà un po’ di ossigeno al nostro paese, riportandolo
agli onori di quella cronaca che raggiunge il suo apogeo il 28 maggio
2002 quando, a Pratica di Mare (Roma) George Bush e Valdimir Putin
firmano la nascita del consiglio Nato - Russia che mette la parola
fine alla guerra fredda.
14
dicembre 2005.
Con la modifica del sistema elettorale verso un nuovo proporzionale,
nasce (zoppa e agonizzante) una sorta di terza Repubblica.
14
dicembre 2007.
Il prestigioso Ney
York Times recita
il de profundis per ciò che resta dei pronipoti di coloro che
insegnarono cultura e civiltà in Oriente e Occidente: gli
antichi Romani. "Gli
italiani? Un popolo triste, il più triste d’Europa.
L’Italia? Un Paese alla frutta". (Ian
Fisher, corrispondente
da Roma del quotidiano Usa).
12
Novembre 2011. LA FESTA (ove mai ci fosse mai stata) E’ FINITA. Dopo
avergli consentito una condotta (in ambito privato –
istituzionale) altamente demoralizzante, si stabilisce (“colà
dove si puote”)
di
chiudere l’era Berlusconi, costringendolo ad una ingloriosa uscita di
scena attraverso un attacco speculativo senza precedenti che porta il
“Sistema Paese”, ad un passo dalla Bancarotta economica,
morale, sociale.
16
novembre 2011. Si
mette in scena quello che era stato stabilito già durante
l’estate dello stesso anno: investire dell’incarico (apparentemente)
di salvatore della italica Patria e dell’Europa intera, il prof.
Mario
Monti,
il quale instaura una sorta di dittatura (ammantata da senso di
opportunità e responsabilità) deprimente e recessiva,
capace di far scoppiare in lacrime uno dei suoi ministri di punta: la
“famigerata” Elsa
Fornero.
28
aprile 2013. Dopo
una inutile consultazione elettorale, la stessa Regia che ha imposto
il “Bocconiano” decide di collocare, come Presidente del
Consiglio dei Ministri, il più mite Enrico
Letta definito
“Cunctator” (Temporeggiatore).
22
febbraio 2014. Evidentemente,
su spinta della “Troica” (Commissione Europea, Fondo
Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea), per allontanare
definitivamente il rischio di “Insolvenza Sovrana” e per
accelerare il passo delle Riforme Costituzionali (in grado di ridurre
ulteriormente l’autonomia del nostro Paese), viene concesso il posto
di Premier a Matteo
Renzi, “Maleducato
di talento” (definizione della Stampa Straniera).
12
dicembre 2016. Spesso,
colui che governa per delega di altri più potenti di lui, si
convince di essere libero da ogni legame e gravame. E, al Toscano
presuntuoso e arrogante, viene preferito il nobile Paolo
Gentiloni.
04
Marzo 2018. Frutto
di una consultazione elettorale il cui esito (a causa di una legge
“ad hoc”) era ampiamente scontato, in termini di
ingovernabilità, si dà, probabilmente inizio ad una
sorta di duumvirato che porterà, altrettanto probabilmente,
ad un palese sistema dittatoriale invocato da noi cittadini stessi,
stanchi di cotanto teatrino.
C’era
una volta l’Italia...
Se
la Storia insegna qualcosa, dovremmo ricordare che, la sua nascita, è
frutto di interessi internazionali volti a ridurre il potere agli
Spagnoli, a favore soprattutto (ma non solo) della Gran Bretagna...
Ed
è per questo che si sono messi insieme popolazioni
diversissime fra loro, trasformando (in quasi 80 anni) le (più)
ricche regioni del Sud in cenerentole del Nord.
Ma
chi credevamo di essere?
I
pronipoti dell’antico Impero Romano? Forse... ma abbiamo dimenticato
che (per fortuna nostra), nel frattempo ci siamo “contaminati”
con culture meno determinate ma, senz’altro più “umane”
sul piano della solidarietà.
Nel
tempo, siamo diventati “Quelli” capaci di creare valore
dalla Terra e con le Persone: le stesse per cui, una stretta di mano,
valeva più di un contratto scritto.
E,
questo, non (ci) poteva essere consentito
Cari
Lettori, man mano che abbiamo realizzato eccellenze, queste
ultime sono state rispettate e alimentate solo fuori dai confini
nazionali mentre, all’interno dei nostri confini, si è
consumata (attraverso quel grande inganno chiamato “Globalizzazione”)
la nostra trasformazione in qualcosa che sa meno di un protettorato
di (più di) una super(pre)potenza
Gradualmente,
con scippi all’ENEA e lo smantellamento di MONTEDISON,
ci hanno privato di una forte presenza ne campo della Chimica; hanno
delocalizzato le migliori aziende elettromeccaniche; non abbiamo più
infrastrutture autostradali e di telecomunicazioni; abbiamo perso la
compagnia aerea di Bandiera e le grandi distribuzioni non portano il
vessillo italiano...
Ovviamente,
tutto ciò genera malessere: lo stesso che si è
espresso, collocando in alto, partiti politici di “rottura”.
Un
senatore della Repubblica, commentando lo sviluppo economico del
nostro Paese negli anni sessanta, ebbe il coraggio di dichiarare:
"Avevamo
capito subito che non saremmo stati capaci di dirigere la Società
italiana che, dal canto suo, dimostrava di essere più forte e
capace della nostra politica. Non fare nulla fu la scelta migliore di
tanti provvedimenti governativi. Il paese fu lasciato nella logica
della foresta e, per fortuna, ci è andata bene".
Probabilmente
ciò che muove i fili, nel cervello di chi si è proposto
per provare a governarci, non è lontano da questi propositi.
Si spiega così, il valzer dei “buoni” ( e
folkloristici) propositi come la pretesa della cancellazione di parte
del debito pubblico o della richiesta di uscire dall’EURO dopo che i
danni dell’esserci entrati, li abbiamo pagati già tutti...
Alcune
testate giornalistiche straniere hanno condotto più di una
indagine su di noi che si riassumono con la domanda:
“ Ma perchè altri Nazioni come, ad esempio, la Spagna,
sono emerse dalla recessione e noi, di fatto, no?”
La
risposta tiene conto, oltre che delle motivazioni di oppressione
fiscale, soprattutto della nostra condizione emotiva. Ed ecco la
conclusione di chi ha realizzato il lavoro: “Anche
lì le persone erano tristi, ma con la voglia di cambiare le
cose. Da voi, manca questa speranza. Non c’è da
meravigliarsi se i vostri giovani hanno, come obiettivo prioritario,
quello di perdersi dietro a ciò che li stordisce prima. A voi,
soprattutto, hanno tolto il piacere di immaginare il Futuro e vi
hanno reso sempre più aridi, interiormente".
Parafrasando
la famosa affermazione coniata da Ferdinando
Martini
nel 1896 per sintetizzare un concetto di Massimo
D’Azeglio
(predecessore di Cavour
alla guida del governo sabaudo), "Fatta
l’Italia bisogna fare gli italiani",
sono pienamente convinto del fatto che, noi Italiani siamo pronti a
continuare a combattere in difesa dei diritti. I nostri e quelli
degli altri. Quello che manca è, purtroppo, l’Italia!
La
nostra via d’uscita?
Partendo
dal concetto che, veramente, nulla sarà più come prima,
non resta che accettare il principio in base al quale, solo la
creazione di un Valore, personale e intrinseco, possa salvare il
senso della nostra vita. Di Italiani e cittadini del Mondo.
Riprendere il concetto di sacrificio finalizzato alla crescita
condivisa, figlia del piacere dell’essere solidali con chi soffre per
imparare, da costui, l’arte della Resilienza intesa come capacità
di far fronte, in maniera positiva, agli eventi traumatici,
riorganizzare correttamente la propria vita dinanzi alle difficoltà
con la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle
opportunità che la vita offre. Senza
perdere la propria umanità.
Viva
l’Italia, l’Italia liberata, l’Italia del valzer,
l’Italia del caffè. L’Italia derubata e colpita al
cuore, viva l’Italia, l’Italia che non muore. Viva
l’Italia, presa a tradimento, l’Italia assassinata dai
giornali e dal cemento, l’Italia con gli occhi asciutti nella
notte scura, viva l’Italia, l’Italia che non ha paura.
Viva l’Italia, l’Italia che è in mezzo al mare,
l’Italia dimenticata e l’Italia da dimenticare, l’Italia
metà giardino e metà galera, viva l’Italia,
l’Italia tutta intera. Viva l’Italia, l’Italia che
lavora, l’Italia che si dispera, l’Italia che si
innamora, l’Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l’Italia, l’Italia sulla luna. Viva l’Italia,
l’Italia del 12 dicembre, l’Italia con le bandiere,
l’Italia nuda come sempre, l’Italia con gli occhi aperti
nella notte triste, viva l’Italia, l’Italia che resiste.
(Francesco de Gregori)
Giorgio
Marchese
– Direttore La Strad@
Questo
editoriale è stato pubblicato, grazie alla collaborazione di
mia figlia Mariarita, nel lontano 16 dicembre 2007. è stato
ripreso per la parte storica e aggiornato per ciò che è
l’analisi politica e sociale.
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