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Il prezzo della vita...
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it ) e di Marilena Dattis  ( marilenadattis@gmail.com )

12 agosto 2019






Quanto costa, “capirne” il senso?


Cari Lettori, la prima stesura di questo articolo risale al 22 agosto 2014, all’indomani della perdita dell’Amico di tutti: Robin Williams. Grazie all’aiuto di Marilena Dattis, grande esperta di Cinema e di caratterologia dei maggiori interpreti della “settima arte”, ho immaginato un dialogo con la propria interiorità per arrivare a capire cosa si prova di fronte agli importanti consuntivi del più duro dei maestri il quale, prima ti somministra l’esperienza e, poi, ti spiega la lezione: la Vita. Ovviamente, durante questo tempo, si è arricchito di concetti maturati da uno studio incessante e che offrirà, comunque, continui e nuovi spunti. L’immagine originaria è stata sostituita da quella di Sergio Castellitto che interpreta il ruolo di uno psicoterapeuta incline alla ricerca del capire l’origine e il senso di tutte le cose.

Lo psicoanalista Massimo Recalcati ha spiegato che, secondo Freud e Lacan, l’essere umano manca di un programma istintuale capace di orientare la sua esistenza nel Mondo. E proprio su questo “difetto” che, sempre secondo il pensiero di questi Grandi della Psicoanalisi, prende corpo il programma dell’Inconscio.

Proviamo a capire

Al contrario di forme apparentemente meno evolute, non accettiamo passivamente l’idea che, il senso della nostra presenza sia, appunto, la nostra stessa presenza. Abbiamo bisogno di capire che lo scorrere dei granelli di sabbia nella clessidra che misura quanto ci resta, del variegato coacervo di stati d’animo, sia finalizzato al sentirsi delle “brave persone” (se si è cresciuti coi Valori d una volta) o al raggiungimento della possibilità di godere.

Entrambe queste posizioni, rispettano il motivo che guida il cammino di ognuno: il Principio del Piacere.

Tale “chimera” genera la nostra condanna alla vita (come disse Giovanni Russo, riprendendo concetti freudiani) intesa come scontro fra due estremi apparentemente inconciliabili: Eros (Amore e passione) e Thanatos (Morte).

Al primo, Sigmund Freud dava la valenza di pulsione volta alla conservazione della vita; nella seconda, individuava la pulsione che spinge verso la distruzione della vita stessa.

In buona sostanza

Grazie anche all’aiuto di Scienziati del mondo della Fisica, si è arrivati a capire che:

  • Tutto nasce dall’insopportabilità di piccolissime particelle (i quark) costrette a coabitare (nei protoni e nei neutroni del nucleo degli atomi) in maniera conflittuale;

  • dal tentativo di fuga di queste microparticelle (obbligate a ricongiungersi, perchè legate da un elastico di “gluoni”) nasce una danza da cui si creano le prime frequenze (elettromagnetiche) di vita, pianificate da chi ha creato il sistema;

  • l’Energia generata e trasmessa in tal modo cerca, quindi, di realizzare il piano voluto dal Creatore (o da chi per esso) e contenuto (pare) nel Bosone di Higgs, in base a cui si producono reazioni che consentono ogni forma di manifestazione (vitale e/o inerte);

  • dopo miliardi di anni di evoluzione è comparso l’essere umano nel cui DNA dovrebbero essere contenuti i “piani di volo” che, Jung, chiamava “Inconscio Collettivo” capace di orientare e spingere verso il Futuro e la conseguente ulteriore evoluzione;

  • la nostra capacità di “leggere” e “stampare” (senza accorgercene) le informazioni genetiche che ci consentono di assemblare il corpo e di scegliere le indefinite opportunità (di pensiero e di azione) poste su una metaforica tavolozza di colori (da miscelare con sapienza) messa a disposizione da Dio (o dall’Energia stessa...) Jung lo chiamava “Inconscio individuale”;

  • partendo dal principio che è come se fossimo nati potenzialmente dotati di un “sistema operativo” perfetto che va fuori equilibrio ad ogni nuovo apprendimento, il ruolo della nostra Mente, a questo punto, dovrebbe essere quello di (probabilmente) modulare i meccanismi epigenetici generando adattamenti e resilienza, in maniera da riportare in equilibrio il sistema di base (la danza dei quark);

  • se la crescita (psicofisica) di ognuno di noi appaga corretti principi di maturazione, prevale la voglia di continuare questa avventura (Eros), altrimenti inizia a prevalere il ritorno ad uno stato inanimato di materia (Thanatos) per, metaforicamente, avere una nuova possibilità, attraverso la ripartenza da una sorta di brodo primordiale ipotizzato dal grande Fisico Stephen Hawking, nella sua “Teoria del Tutto”.


"Ognuno sta solo sul cuor della Terra trafitto da un raggio di sole:. Ed è subito sera" (Salvatore Quasimodo).

Quando ti costringono ad impararle a memoria, nei primi passi della scuola primaria ti sforzi di recitare un copione che non ti è affatto chiaro. Poi, le ritrovi lungo il cammino della vita e ti accorgi che una poesia, soprattutto se contiene un certo tipo di messaggio, può trasportarti in un mondo più vasto di quello che avevi immaginato. E, se è vero che le cose della vita fanno piangere i poeti, il raggio di sole di Salvatore Quasimodo, altro non è che l’illuminazione. Quando, cioè, capisci più di quello che saresti in grado di contenere. Nel tuo cuore, nel tuo animo... e nel tuo cervello.

Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita”

Praticamente, ognuno di noi è “sostanzialmente” solo.

Fra le sagome degli alberi che si stagliavano sulle mura bianche dei monasteri, vidi l’ombra di un passante riflessa dalla Luna. Camminava lento, con la testa un po’ curva come chi, assorto negli inutili pensieri sul senso della vita, segue un funerale. Ero io”. (Tiziano Terzani)

Per quanti sforzi si possano fare, non riusciremo a trasmettere, ad esempio, l’intensità di un sentimento che, per antonomasia, è un’emozione che nasce e si diffonde in ogni ansa del nostro essere ma che, al momento di varcare la soglia della barriera della propria identità, ci fa capire quanto analfabeti possiamo diventare, sul piano emozionale.

Inoltre, di fronte alla voglia di condivisione che nasce in coloro che cercano il valore del “noi” rispetto all’assoluto “io”, si presenta immancabilmente la difficoltà che nasce da codici della comunicazione tarati su frequenze personali di cui nessuno, purtroppo, ha fornito le coordinate di avvicinamento...

"Sai quel posto che sta tra il sonno e la veglia, dove ti ricordi ancora che stavi sognando? quello è il luogo dove ti amerò per sempre..." (James Matthew Barrie - Peter Pan )

Ci sono cose alle quali non dobbiamo abituarci. Ad esempio, alla rassegnazione, alla fatalità, al dolore, alla sofferenza. Ad un’esistenza interrotta per la paura della solitudine, pur in mezzo alla moltitudine.

La memoria, a volte, può essere uno splendido rifugio e, man mano che invecchi, godrai nell’andarci a frugare. Come si fa con un mobile dimenticato in soffitta. Se mai diventerai vecchio...

Ma, la memoria, però, può essere, anche, un terribile peso. Perché non possiamo mentire sulle promesse non mantenute.

Come chiunque altro, io non dispongo che di tre mezzi, per valutare l’esistenza umana: l’osservazione degli uomini (i quali, nella maggior parte dei casi si adoperano per nasconderci i loro segreti o per farci credere di averne); i libri (con gli inevitabili errori di prospettiva che sorgono fra le righe); lo studio di se stessi (è il metodo più difficile, il più insidioso ma, anche, il più fecondo)” (Marguerite Yourcenar – Memorie di Adriano)

Forse è per questo che, quando fai i conti con te stesso, arriva un momento che, credi, essere il peggiore. Come quando, di notte, è troppo tardi per considerarti parte di ieri ma, al tempo stesso, è ancora troppo presto per rapportarti col domani. Accade, soprattutto se ti senti in colpa per ciò che presumi di aver fatto e, contestualmente, impreparato per quello che potrà succedere.

Chissà cosa accadrebbe se riuscissimo ad incontrare i bambini che eravamo e chieder loro un parere sugli adulti che, poi, siamo diventati...

Probabilmente scopriremmo di aver impattato col prezzo della vita, quell’insieme di istanti che "vanno a senso unico" colorando e dando un peso a quel misuratore indifferente che è il tempo, creandoci l’illusione di essere in quella condizione di fare ciò che piace e che fa star bene: la libertà.

Ma siamo realmente liberi nel decidere i nostri percorsi di vita?

In linea di massima, la risposta potrebbe essere affermativa nel senso che basterebbe poter scegliere ciò che più piace e verso cui ci sentiamo più "legati". Nella realtà dei fatti, qualunque attività decidiamo di intraprendere, dovremo sopportare dei costi pur traendone dei vantaggi.

Quali potrebbero essere questi costi?

Innanzitutto il tempo da dedicare per prepararci ad affrontare una determinata professione; poi, le difficoltà da affrontare per inserirsi in un circuito lavorativo dignitoso; inoltre, c’è da considerare le frustrazioni con cui, inevitabilmente, ci si scontra durante un percorso occupazionale; infine, non si può trascurare la necessità di sapersi barcamenare tra il tempo da dedicare al lavoro e quello da utilizzare per dare alla propria vita una dimensione di completezza ed equilibrio (affetti, amicizie, tempo libero, miglioramento personale, etc.)

Guardo il mondo, vedo quanto possa essere spaventoso, a volte, e comunque cerco di affrontare la paura. La comicità può aiutare ad affrontare la paura, senza paralizzarti ma anche senza dirti che tutto il male sparirà. È come se dicessi: ok, posso scegliere di ridere di questa cosa, e una volta che ci avrò riso sopra avrò cacciato il demone e potrò affrontarla davvero” (Robin Williams).

Il nuovo, in quanto tale, ci costringe a venir fuori dagli schemi delle abitudini che sono nate per darci le sensazioni tipiche di un comodo paio di pantofole, la sera, di ritorno da una giornata di impegni...

L’ignoto, come ambientazione ricca di fattori potenzialmente pericolosi (perché, anche nelle migliori condizioni, ciò che non conosciamo ci può "mettere alla frusta"), aumenta lo stato di disagio tensivo.

Al tempo stesso, alla lunga, anche le cose che si ripetono finiscono per darci la percezione di vivere in un recinto dove tutto è scontato. E si va avanti, stancamente, in attesa della fine!

Nel rapporto fra fatica (costo) e gusto (beneficio) ci muoveremo, come Diogene con la lanterna a cercare l’uomo, in tutti i suoi significati.

Probabilmente, la nostra esistenza ricalca la guida di un aereo. Diventa prioritario restare ai comandi qualunque cosa accada. Il problema nasce nel momento in cui la situazione ci sfugge di mano per aver commesso errori nella strategia di conduzione delle cose che facciamo. A quel punto, l’aereo (cioè la nostra vita) può piombarci addosso come una mina vagante.

L’importante è evitare lo stallo.

Lo stallo è quel momento in cui un velivolo non ha più spinta inerziale per cui comincia a precipitare. La bravura del pilota consiste nel riuscire a volare manovrando la cloche in maniera da raggiungere l’equilibrio fra la spinta dei motori e la durata dell’accelerazione, restando all’interno di una curva disegnata fra la "salita" e la "discesa" evitando, nel contempo, di finire fuori rotta.

Così scorre il nostro tempo, fra la ricerca di "un posto al sole" e il doversi difendere dal peso del successo, che potrebbe farci perdere. In tutti i sensi.

Ci sono cose alle quali non vogliamo abituarci, mai. Ma, soprattutto non vogliamo abituarci a dimenticare. Per esempio, le persone che ci hanno reso felici per un attimo o per un’ora, le persone che abbiamo imparato ad amare, che facciano parte del nostro quotidiano o se, in quel quotidiano, magari siamo andati a cercare attraverso uno schermo, attraverso una scena, per cercare un senso alle cose della vita, “ ci deve essere un motivo per cui io sono come sono”.

È così che, a volte, ci si sente meno soli, "il pensiero è reale, la materia è illusione…”

Puoi perdere te stesso. Tutto. Ogni limite. Ogni tempo. ancora lì. Quello è il miracolo. Puoi andare in Paradiso e tornare indietro vivo. Ritornaci ogni volta che vuoi … o capitano , mio capitano.

Diventando più responsabili, si perde una parte di libertà?

, quella libertà egocentrica, a costo zero (chè, tanto, qualcuno pagherà per noi). No, perché acquisiamo la libertà del diritto di scelta (pagando di tasca propria).

La verità è una coperta che ti lascia scoperti i piedi. Tu la spingi, la tiri e lei non basta mai, anche se ti dibatti, non riesci a coprirti tutto... Dal momento in cui nasci piangendo al momento in cui esci morendo, ti copre solo la faccia. E tu piangi e gridi e gemi!”

Crescere, per definizione significa aumentare trasformando, in bene o in meglio: ma, come andrà, noi non lo sappiamo mai all’inizio; un po’ come quando si fa una torta o una pizza: si lascia lievitare, si mette in forno facendo attenzione a non aprire lo sportello per evitare d’interromperne la cottura. A volte, però, la pietanza (per qualche errore di procedura) non "cresce" adeguatamente e allora il risultato lascia a desiderare.

Se noi non siamo adeguatamente aiutati nel capire che la vita è difficile (ma lo è in funzione di quello che non sappiamo fare) cerchiamo delle strade alternative frenando le nostre aspirazioni, i nostri sogni, la nostra voglia di crescere per paura di trasformarci in qualcosa che potrebbe anche non piacerci.

Quanto incide la nostalgia di momenti del passato che non potranno essere mai più vissuti, a frenare la voglia di crescere?

Partendo dall’assunto che la paura di crescere può essere legata non solo ad alcuni aspetti intuibili (invecchiare, morire, perdere i propri cari, non sapere affrontare l’ignoto, non sopportare di sbagliare), possiamo aggiungere che, una forte componente possa essere legata anche alla nostalgia di momenti del passato che non potranno essere mai più vissuti.

Intanto si resta in bilico tra gli attimi di ieri e il domani incerto. Che fare per evitare rimpianti?

Partendo dal principio che:

  • Il passato costituisce il pianeta dei ricordi (che, in genere, si vivono con nostalgia o rammarico).

  • Il futuro rappresenta l’occasione per sperare in qualcosa.

  • Il presente "incarna" l’opportunità di concretizzare.

I criteri da usare per organizzare al meglio la propria vita, diventano, se ci riusciamo:

  • Il Tempo a disposizione;

  • Le risorse da destinare;

  • La motivazione all’agire.

Ma non sempre, è facile come sembra...

Mi dispiace, piccola, ci sono delle cose che devo dirti e mi restano solo pochi momenti. Mi dispiace per tutto ciò che non potrò mai darti, non ti comprerò mai un hamburger gigante a 4 piani... Non ti farò mai sorridere. Volevo soltanto invecchiare insieme a te come due vecchie tartarughe che ridono, contandosi le rughe insieme, al capolinea, sul lago del tuo dipinto: quello, era il nostro Paradiso. Grazie per la tua forza, per la tua dolcezza, per come eri e come sei, per come ho sempre desiderato toccarti. Dio, eri tutta la mia vita! E ti chiedo scusa per tutte le volte che ho fallito con te, specialmente questa.” (Al di là dei sogni)


Giorgio Marchese & Marilena Dattis


Un ringraziamento a Maria Graziella Tenuta, per aver suggerito i versi di Salvatore Quasimodo

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