Cari
Lettori,
all’interno delle mie varie esperienze professionali, ho avuto modo
di conoscere i rappresentanti di un noto gruppo alimentare che si
occupa, tra l’altro, della produzione di conserve di pomodoro e pizze
da realizzare a casa propria, portando un nome che sa di antico e che
ricorda il lavoro certosino di mia madre e, soprattutto, di mia
nonna.
Il
loro prodotto di punta, infatti, si chiama proprio “La
salsa della Nonna”...
anzi per dirlo in Calabrese “A
sarsa da’ Nunna”
Sentirli
parlare del loro lavoro, mi ha proiettato indietro nel tempo, a
quando, bambino, scorazzavo, in paese (precisamente, a Rogliano,
vicino Cosenza), fra i solchi dell’orto in cui crescevano,
rigogliosi, i prodotti della terra.
Personalmente,
ho avuto la fortuna di poter crescere insieme ad una delle mie nonne,
proveniente da nobile famiglia, precisa e puntigliosa maestra
elementare (praticamente, una sorta di enciclopedia vivente) che,
nonostante il suo nobile lignaggio, essendo rimasta vedova e con
cinque bocche da sfamare ai tempi della seconda guerra mondiale, non
ebbe difficoltà alcuna a rimboccarsi le maniche e ad
adoperarsi nei lavori tipici di un ceto più popolare
divenendo, quindi, anche competente (di prima mano) di prodotti di
campo e conserve alimentari.
E
nei pomeriggi di settembre (quando a scuola si tornava il primo
ottobre) ascoltavo le sue spiegazioni sulla Natura e sul suo
funzionamento. A cominciare dalla storia del Pomodoro, di cui ero (e
sono ancora) ghiotto.
“Il
Solanum
lycopersicum (o pomodoro), è apparentato in maniera stretta
alle patate, ai peperoni, ai peperoncini
e alle
bacche di Goji. Caro Giorgio, devi sapere che tutto quello che è
davanti ai tuoi occhi merita rispetto. O perchè ha faticato a
vincere la competizione con chi voleva il suo posto, o perchè
qualcuno si è sacrificato per far si che fosse dove tu lo
trovi”
“E
cosa c’entra, tutto questo col pomodoro?”
"Vedi,
il fusto, le foglie e il frutto stesso, quando non sono maturi
abbastanza, diventano dannosi per la salute".
"E
perchè?"
"Perchè
contengono una sostanza che si chiama Solanina: la stessa la trovi
nella stricnicna, nella morfina e (in tracce), nella caffeina"
"E
quindi non dovremmo mangiarne?"
"La
solanina
scompare o, addirittura, si trasforma in altre sostanze, innocue o
salutari, quando il frutto è maturo”.
"Scusa,
nonna, ma perchè qualcosa di tanto buono, se non fai
attenzione può essere così pericoloso?"
"Prova
a a riflettere su quello che ho detto poco fa: ogni cosa va
rispettata perchè, la presenza di tutto ciò che vedi
(ma anche di quello che non vedi, eppure c’è), ha un senso".
"E
quindi, nonna?"
"E
quindi, giovane nipote, quando mettiamo a dimora le piccole piante
del pomodoro, affinchè crescano forti devono imparare a
resistere agli attacchi dei parassiti e dei volatili che gradirebbero
molto cibarsi di loro. Il potersi avvalere di una sostanza dal sapore
sgradevole e potenzialmente tossica, le aiuterà nel
raggiungimento del loro obiettivo".
"Quale,
nonna?"
"Produrre
i frutti che noi mangeremo".
"
Ma perchè dovrebbe donarci quello che ha protetto a denti
stretti?"
"Per
insegnarci che quello a cui si tiene, va difeso a spada tratta e per
aiutarci ad allenare l’arte della pazienza. Il gusto del saper
aspettare. Infatti al momento giusto, i suoi frutti saranno gustosi e
salutari. Vedi, però, non è che la pianta sia così
altruista..."
"Ah
no?"
"E
no, caro mio... se la Natura fosse buona a prescindere, i cattivi e
gli immaturi (che, poi, sono la stessa cosa) ne approfitterebero per
depredarla. Quindi, in questo caso, tu mangi il suo prodotto ed
elimini i suoi semi quando vai in bagno, determinando la loro
diffusione. In questo modo, avrai contribuito al mantenimento di un
cerchio che si basa sullo scambio reciproco"
"Scusa,
Nonna, non mi spiego perchè sia prevista l’uccisione di esseri
viventi per nutrirsi... dove sarebbe lo scambio, in questo caso?"
"Un
giorno ci spiegheranno che noi Umani vivremmo meglio se
considerassimo maggiormente frutta e verdura perchè, come ti
ho appena spiegato, si offrono a noi per usarci come veicolo di
diffusione... per quanto riguarda gli altri animali, ora ti svelo un
segreto..."
"Dimmi,
Nonna!"
"Immagina
il lupo della nostra Sila che, lungo il fiume, dopo aver bevuto
l’acqua fresca che scorre fra le pietre coperte di muschio,
cerca da mangiare per recuperare le forze. Non le costa molta fatica
catturare, ad esempio, un piccolo topo di montagna..."
"Scusa
Nonna, ma il segreto dov’è?"
"Avvicinati...
non deve sentirci nessuno... devi sapere che, prima di mangiarlo,
guaisce dolcemente. Come il boscaiolo chiede perdono all’albero
prima di tagliarlo e il pastore chiede scusa alla pecora prima di
tosarla, lui chiedo perdono al topolino per saziare la propria fame
col suo corpo. Quindi mangia in fretta ma non più del
necessario... quello che resta sarà un banchetto per il falco
e, prima o poi, mentre lui starà volando nell’ampio
cielo, un altro topolino si nutrirà delle sue uova. Ecco lo
scambio previsto dalla Natura. Ecco il cerchio della Vita”.
"Nonna,
ascoltandoti mi sembra che la Natura sia simile a un Maestro venuto
da un posto lontano per insegnarci il bello, anche quando non lo
vediamo!"
"Visto
che abbiamo iniziato questa bella chiacchiarata parlando di Pomodori,
ti dirò che anche lui, viene da molto lontano. Ed è
antichissimo!"
"Ma
dai.."
"Si
ritiene che sia originario di una zona compresa fra Messico e Perù.
Pensa che la salsa di pomodoro era sempre presente nella dieta degli
antichi Aztechi. È stato introdotto in Europa dagli Spagnoli
fin dal 1540 e, fin da subito, è stato utilizzato come erba
medicamentosa. Pensa che veniva apprezzato anche per rialimentare le
passioni d’amore sia nella corte del Re di Francia (e lo chiamavano,
appunto, pomme d’amour – pomo d’amore) che presso il trono di
Inghilterra dove, la Regina Elisabetta, chiamava la piantina carica
delle sue bacche dorate, apples of love – pomi d’amore.
Si
ritiene che, una volta giunto in Italia, le particolari condizioni
climatiche (e qualche innesto successivo) trasformarono il suo
colore, da dorato in rosso vivo".
"Incredibile,
Nonna!"
"Caro
nipote, tu sei ancora molto giovane ma io spero che, man mano che
crescerai, seguendo le tradizioni della nostra Famiglia, riuscirai
a metterti dove si possa servir meglio chi ha bisogno e dove, le tue
qualità e il tuo carattere, trovino sempre il terreno adeguato
per lenire il dolore di chi soffre. In questo modo scoprirai che, la
vera meta della vita, è il Viaggio e che, tutto quello che ti
circonda, sarà tuo fidato compagno"
"Nonna,
io da grande voglio fare il Medico, come i tuo fratelli e i tuoi
cugini... mi piace l’idea di andare a casa degli ammalati a portare
un po’ di scienza e tanto conforto..."
"Sono
sicura che, qualunque cosa deciderai di intraprendere, eviterai
l’ovvio e le scorciatoie per arrivare a destinazione... avvicinati,
voglio svelarti qualche altra piccola meraviglia del mondo intorno a
noi. Ma, prima, una domanda: secondo te, come ci curavamo, quando non
c’erano medicine a disposizione?
"Non
lo so, Nonna, non ci avevo mai pensato..."
"Con
quello che la Natura ci ha, sempre, messo a disposizione. Ad esempio,
quel pomodoro che stai osservando con l’acquolina in bocca, oltre che
di essere particolarmente saporito, sai di cos’altro è
capace?"
"No..."
"Quando
avevo la tua età, un professore che ammiravo moltissimo,
soleva ripetere che nell’istante
prossimo si consuma quello precedente e che, quindi, attendendo senza
la giusta intraprendenza, si brucia il tempo a disposizione. Allora,
piccolo caro, diamoci da fare. È importante sapere che la
frutta e la verdura di colore rosso (e, quindi, anche il pomodoro) è
ricca di pigmenti dalle molteplici proprietà (le Antocianine)
che esercitano diverse azioni benefiche. Riducono le infiammazioni,
abbassano la possibilità di trombosi (come antiaggreganti
piastriniche), sono capaci di dilatare i vasi sanguigni (aiutano
nell’ipertensione, ad esempio), combattono la fragilità
capillare, svolgono un’azione di pulizia delle arterie,
contribuiscono ad abbassare i livelli dei grassi cattivi nel sangue e
operano in modo che, le cellule del grasso corporeo, rimangano di
dimensioni ridotte. Sai quanti pomodori (fra crudi e in salsa) siamo
capaci di mangiare, ogni anno?”
“Non
li ho mai contati, nonna...”
“E
non ci saresti riuscito! Trentacinque chilogrammi: questo entra
nelle nostre pance. Nella tua, un po’ meno, perchè è
più piccola”.
Nonna,
ma è tantissimo! Non faranno male?”
“Mia
mamma mi spiegava che
ogni gustosa forchettata di pasta al sugo consente di arricchirsi di
tanti nutrienti”.
“Nonna,
ho notato che, ogni tanto, i pomodori non li digerisco bene...”
“E
questo dipende dal fatto che ne mangi troppi e per troppi giorni di
seguito. Ad ogni modo, puoi consumarli cotti o in salsa perchè
diventano digeribili e perchè il calore rende disponibile una
quantità maggiore di sostanze utili, rispetto al pomodoro
crudo. E, se aggiungiamo un filo di olio extravergine di oliva, il
risultato, sarà ancora migliore (perchè, i suoi grassi
saturi risvegliano il principio attivo del licopene)”.
“Ed
è per questo che, ogni anno, prepari la salsa di pomodoro in
bottiglia?”
“Si,
ma non solo per questo. Lo faccio per continuare le tradizioni senza
le quali perderemmo la nostra identità di appartenenza finendo
col diventare cittadini di un Mondo senza memoria... e dedico del
tempo della mia vita non più lunga, per allenare l’arte della
perseveranza e dell’amore. Ad esempio, mentre aspetto che il fuoco
sotto la caldaia (la famosa quadara...) porti alla giusta temperatura
il succo di pomodoro spremuto nelle bottiglie, io recito un’Ave
Maria, perchè sono sicura che un pensiero alla Vergine (e i
canovacci) impediranno la rottura delle bottiglie in cottura”.
“Nonna,
vorrei restare ad ascoltarti per sempre... ma mi ha un po’ intristito
sentire che la tua vita non sarà più tanto lunga. Io ho
paura di perderti... tu hai paura della morte?”
“Carissimo
Giorgio la nostra esistenza terrena, se ci pensi bene, serve a
costruire esperienze grazie alle quali possiamo crescere, migliorarci
e condividere, creando una lunga catena di solidarietà. Arriva
un momento in cui ti accorgi che devi lasciare il posto a chi ha più
forza (e voglia) di te, nel continuare. E, allora, ti prepari a
tornare lì, da dove sei venuto e dove, mi piace immaginare,
sono tutti quelli che ti aspettano per farsi raccontare (non avendo
il telefono o la televisione) come vanno le cose sulla Terra. Un po’
come quando, mio padre, tornato dalla Grande Guerra, di sera, intorno
al braciere, ci descriveva avvincenti avventure. Sai, piuttosto, cosa
mi fa paura veramente?”
“No...”
“L’indifferenza
che avverto, sempre di più, nell’Umanità. È per
questo che mi sono ritirata a vivere nella mia amata campagna. Quando
sento un po’ di più la tristezza degli altri, scendo
nell’orto, annuso le sue fragranze e, specchiandomi nel rosso vivo
del pomodoro, immagino di confrontarmi con chi si è smarrito
per dirgli... recupera il
tuo cuore! Non ha senso vivere se manca questo. Camminare senza
innamorarti di te e di quello che il buon Dio ti ha dato, equivale a
non vivere... e allora, chiudi gli occhi, ascolta la magia della
Natura e provaci, almeno una volta. Perchè, se non hai
tentato, non hai mai vissuto".
G.M.
-
Medico Psicoterapeuta (12 agosto 2017)
Ringrazio
Giacomo e Antonio Muraca per avermi spinto a recuperare un passato
smarrito ma non perduto, perchè custodito nelle pieghe della
memoria. Pronto ad essere riassaporato come una fetta di pomodoro
condita con un filo d’olio e una foglia di basilico.Un sentito ringraziamento anche al mio fraterno amico Pino Gigliotti (che mi ha voluto con sè anche in questa circostanza) e ai carissimi Luciano Bentenuto e Pino Didiano, per avermi concesso di abbeverarmi alla loro Conoscenza-
|