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METACINEMA E MODERNITA’ - Il regime cristallino e Deleuze
di Marilena Dattis  ( marilenadattis@gmail.com )

6 ottobre 2019

Il cinema "parla" di se stesso mostrando cristalli di tempo in bilico fra il virtuale ed il reale. In questo "speciale" dedicato a Deleuze, " è tutto un cinema che racconta il proprio raccontare".

 

Deleuze ci parla di indiscernibilità tra attuale e virtuale, o meglio, di un’immagine a due facce : attuale e virtuale, che non si confondono, perché ogni faccia assume il ruolo dell’altra, in una relazione di reversibilità :

sono un dritto e un rovescio perfettamente reversibili.

(G. Deleuze - Immagine - tempo)

Distinti ma indiscernibili, l’attuale e il virtuale non cessano

mai di scambiarsi, l’esempio più noto è lo specchio.

Nello specchio, l’immagine riflessa è virtuale rispetto all’immagine

attuale che lo specchio coglie, ma è attuale nello specchio che

lascia all’immagine che vi si riflette una semplice virtualità,

spingendola fuori campo.

Nel circuito cristallino lo scambio e l’indiscernibilità si rincorrono

in tre modi : l’attuale e il virtuale ; il limpido e l’opaco; il germe e l’ambiente.

L’attore rappresenta il limpido e l’opaco dell’immagine cristallo,

l’aderenza al proprio ruolo pubblico rende attuale l’immagine

virtuale del ruolo, che diventa luminoso; più l’immagine attuale

dell’attore diventa opaca più l’immagine virtuale del ruolo

diventa attuale e limpida.

Il cinema ci propone e ripropone se stesso sotto varie forme di

Immagine - cristallo; nel farsi opera troveremo il "germe", e

nell’opera riflessa nell’opera lo "specchio".

Ma ciò che costituisce l’immagine - cristallo è l’operazione

fondamentale del tempo; il tempo si scinde mentre si pone o

si svolge, in una faccia fa passare tutto il presente e nell’altra

conserva tutto il passato. Due immagini distinte ma

indiscernibili :l’immagine attuale del presente che passa e

l’immagine virtuale del passato che si conserva.

L’immagine cristallo non era il tempo, ma è il tempo che si vede nel cristallo.

Deleuze ci dice che vi sono diversi stati cristallini o

"cristalli di tempo".

    • Il cristallo perfetto, dove attuale e virtuale si rilanciano a vicenda formando una sola e stessa scena (basti pensare alla sequenza

iniziale di Senso ).

    • Il cristallo incrinato, ritroviamo l’incrinatura, la crepa, un punto

di fuga nella profondità di campo che sostituisce

l’organicità del piano con la scena cristallina.

    • Il cristallo in formazione, non serve più sapere ciò che esce

nel cristallo ma il problema è come entrarvi. E’ un cristallo

sempre in formazione .

La vita come spettacolo e tuttavia nella sua spontaneità,...Quel

che si vede nel cristallo è sempre lo zampillio della vita, del tempo,

nel proprio sdoppiamento o nella propria differenziazione

(Ib.)

    • Il cristallo in decomposizione: Deleuze individua in Visconti il carattere della decomposizione del cristallo distinguendo i quattro elementi fondamentali presenti nelle opere del regista:

1) Il mondo aristocratico dei ricchi

2) L’opacizzazione e la disgregazione degli ambienti cristallini degli aristocratici (vedi la contessa Serpieri in Senso, nell’articolo dedicato al capolavoro di Visconti).

3) La Storia, che non si confonde con la decomposizione interna del cristallo, ma resta un fattore autonomo valido per se stesso.

4) Il troppo tardi: c’è sempre qualcosa che arriva troppo tardi, è una dimensione del tempo che attraverso il cristallo si contrappone alla dimensione statica del passato quale sopravvive e pesa all’interno del cristallo.

.

Metacinema e figurativizzazioni

Quando parliamo di cinema, quando vogliamo analizzare un film, naturalmente parliamo di testo filmico e, quindi, di un processo comunicativo che prevede un Emittente e un Recettore.

Casetti e Di Chio (.F.Casetti. F.Di Chio, Analisi del film,) definiscono queste figure, "figure reali" in opposizione alle "figure vicarie", ovvero figure astratte che rappresentano la "logica" che informa il testo (Autore implicito) e la "chiave" secondo cui va preso (Spettatore implicito).

L’Autore implicito rappresenta le intenzioni, gli atteggiamenti, il modo di fare di chi costruisce il film ,ovvero "il progetto comunicativo". Una guida che non ha presenza esplicita ma

piuttosto emerge dal modo e dal "mondo" che il film enuncia.

Lo spettatore implicito rappresenta le attese, le predisposizioni proprie dello spettatore così come il film le palesa.

Un testo filmico avrà al suo interno attraverso marche linguistiche, personaggi, oggetti che saranno riconoscibili e classificabili in base all’entrata o l’uscita, "figure vicarie", che

"simulano" all’interno del testo il rapporto comunicativo che l’Emittente e il Recettore concretamente intrattengono tramite il testo, e questo avverrà per conto di "figurativizzazioni" che ne manifesteranno la presenza.

Cerchiamo di capire come queste "figurativizzazioni" ,si presentano all’interno di un film.

Partiamo dalle figure dell’emissione :il "Narratore", vediamo quali sono gli elementi che ne definiscono la funzione;

- Tutto ciò che riguarda il costituirsi dell’immagine, gli emblemi del farsi film ,quali finestre, specchi, schermi; ovvero il mostrare. Ne troviamo un chiaro esempio in "Sciuscià",

(nella sequenza della proiezione delle "Comiche" , all’interno del carcere).

    1. Le presenze extradiegetiche quali cartelli che ambientano la vicenda; voci over che fungono anche da guida alla storia.

(Pensiamo alla voce narrante della contessa Serpieri all’interno del film "Senso").O ancora, soluzioni stilistiche particolarmente espressive (Sempre in Senso, i movimenti di macchina all’inizio del film quando la macchina da presa con un movimento di carrello entra nel palcoscenico variando così il punto di vista di partenza).

Quindi, tutto ciò che ci ricorda che c’è "qualcuno" che ci "porge"

le immagini che stiamo vedendo.

- Figure di informatori, presenze che ricordano (flash back), che raccontano, testimoni che parlano. O similmente, mezzi di comunicazione : giornali, radio, tv.

- Ruoli professionali altamente indicativi, come i fotografi, gli allestitori di spettacoli o i registi .Pensiamo a Bellissima e alla figura di Alessandro Blasetti che interpreta se stesso ("cinema nel cinema").

Passando alle figure della ricezione parleremo di "Narratario",

la figura guida che incarna la funzione che l’Autore implicito assegna allo Spettatore implicito, che è il suo interlocutore e che attraverso l’identificazione aiuta lo Spettatore reale a ricoprire

il ruolo che il testo gli ha assegnato.

Le figure del Narratario possono essere :

- Emblemi della ricezione, quali lenti, binocoli, cannocchiali, occhiali; quindi tutto ciò che è collegato o collegabile con la capacità di vedere meglio o al contrario con l’incapacità di capire e di vedere.

- Presenze extradiegetiche che rinviano a spettatori esplicitamente immaginati ("ehi tu!", "dico a te ");o ancora soluzioni stilistiche come lo sguardo in macchina o la voce over. Un "tu" che

emerge come richiamo diretto alla ricezione.

- Figure di osservatori quali il detective, il giornalista ecc.;

figure che vivono per osservare ,per indagare, per capire, per "vedere " ciò che accade (ci viene da pensare alla figura di Bruno, il bambino di Ladri di biciclette ).

- Infine abbiamo lo "spettatore in studio", chi è nello schermo per vedere ciò lo spettatore vede sullo schermo.(Anche qui ritorna Senso, con il pubblico del teatro la Fenice, che assiste alla rappresentazione del Trovatore).

E’ tutto un cinema che racconta il proprio raccontare.

 

Marilena Dattis

Esperta di Cinema

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