Ogni
giorno della vita è
unico, ma abbiamo bisogno che accada qualcosa che ci tocchi per
ricordarcelo. (Haruki Murakami)
Ho
imparato ad apprezzarti un po’ alla volta, con discrezione.
Come la tua persona, d’altronde. Un gigante. Burbero in apparenza,
regale nella tua “criniera”, ti ho scoperto capace di un
sorriso pieno e di un abbraccio sincero... in grado di equilibrare
due polarità apparentemente contrastanti, come solo una Grande
Mamma è capace di fare.
Se
è vero che l’essenziale è invisibile agli occhi, con la
tua pacatezza e tranquillità, hai dimostrato di essere acuto e
fine osservatore... apparendo (oggettivamente) come l’Essere Umano
dovrebbe essere, per definizione ontologica: il
risultato premiante di un faticoso percorso che porta a divenire
dispensatore di sensibilità solidale, improntata al bisogno di
una crescita condivisa.
Non
è affatto strano, dunque, che io ti abbia sentito ripetere,
con convinzione, un’affermazione di Paolo Giovanni secondo: “Non
cessa l’ostilità verso il fratello se, prima, non c’è
pace nel nostro cuore”.
Spesso,
quando trasferisco su carta contenuti ad alta densità emotiva,
risuona, nella mia mente, una qualche piacevole colonna sonora.
Ecco...
Pensando
di te non trovo facile sintonizzarmi su frequenze nitide per la mia
capacità di consapevolizzazione. Forse (e probabilmente)
perchè, di solito, il “meno” non comprende il
“più”.
Ma
siccome, dentro di me, “qualcosa” si muove, tendendo
l’orecchio verso quel campionatore di suoni che è Madre
Natura, percepisco un tenue sottofondo che ricorda “Il
perimetro dell’Anima” di Vladimir Martinov.
Un
pensiero mi turba: quello di, lentamente appassire, o di consumarmi
pian piano, come il lucignolo di una candela abbandonata nella camera
vuota. Ch’io sia l’albero che il fulmine trapassa...
Caro
Gianfranco, Amico fraterno, l’averti visto, qualche sera fa,
dolcemente adagiato sul tuo, ultimo, campo di battaglia, ha
risvegliato dalla mia memoria l’orgoglio del Patriota che, di fronte
al plotone d’esecuzione, chiede che il suo volto venga risparmiato,
affinchè qualcuno lo pianga. Con composto dolore. “Sol
chi non lascia eredità di affetti poca gioia, ha, dell’urna”
Dove
vanno, i Pensieri, quando smettono di essere pensati?
Qualcuno
ha detto che, in fondo, noi siamo “un corpo, un’anima e un
vestito”. Sarà anche vero ma, osservandoti per l’ultima
volta, io mi sono chiesto: “Dove alberga l’essenza
dell’Essere Umano?”
Ognuno
di noi, nasce perchè i propri genitori (risultanza del
complesso energetico universale) hanno fornito cellule gametiche che,
unite, sono state in grado di determinare un nuovo Mondo (lo Zigote)
diverso dai Mondi che si sono incontrati (l’Ovulo e lo Spermatozoo):
un Universo in Miniatura in cui, un micro Big Bang ha determinato una
imponente moltiplicazione cellulare (Gastrula, Blastula, Morula,
etc.) capace di dialogare con l’ambiente, per differenziarsi in ogni
sua parte (dall’Embrione al Feto) e dare origine alla strutturazione
umana.
Il
Corpo è il risultato dell’aggregazione di energia
addensata che, da atomi e molecole, crea organi e apparati e che,
soprattutto, ci viene concesso in “comodato d’uso”.
La
nostra Psiche (in quanto “soffio vitale”) nasce
dall’interpolazione della scintilla divina (il Bosone di Higgs, pare)
determinata dal movimento dei quark che, in base alle sollecitazioni
del mondo esterno, creano una danza governata dall’Interazione Forte
e da quella “Debole”, da cui vengon fuori quelle
frequenze elettromagnetiche che, propagandosi, danno “la vita”
alla Materia.
Ma,
tutto questo, è Energia Universale e, in quanto tale,
appartiene a tutti. E a nessuno.
E
infatti, scientificamente si dice che l’Essere Umano sia
contemporaneamente, Uguale (nell’Energia), Simile (nei
Bisogni percepiti) e Diverso (all’interno dei propri
Pensieri...).
E
allora, è solo nel momento dell’Apprendimento (inteso come
quel processo psichico mediante cui, l’esperienza, incidendo sul
sistema nervoso, modifica il comportamento dei viventi) che
dimostriamo di essere “Noi”, personalizzando in maniera
unica e irripetibile, la matrice energetica universale.
E
questo, caro Gianfranco, è stata per me, la tua ultima lezione
di vita, mentre scendevano, silenziose, le luci della sera.
È
proprio vero: “Le stelle più luminose e gli astri più
splendenti li vedi guardando intorno a te e non verso l’alto”
Quando
non mi manca nulla...
"Ci
sono momenti in cui la vita regala attimi di bellezza inattesa.
Smetti di fare una cosa e ti accorgi che, attorno a te, tutto è
perfetto, il dono di un Dio meno distratto del solito. Tutto sembra
sincero. La nascita di una nuova vita, l’alba di un
cambiamento, qualcosa di profondo o semplicemente la conferma di un
sentimento tenuto nascosto, di un sentimento segreto, custodito in
silenzio dentro di noi con pudore. O anche la fine di qualcosa, la
fine di un momento, di un periodo difficile sempre più
faticoso da sostenere. Quando terminano i respiri corti, lasciando
spazio a uno lungo profondo che riempie e svuota il petto. in quei
momenti non mi manca nulla". (Fabio Volo, Le prime luci del
mattino)