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I migliori anni della nostra vita...
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

3 aprile 2018






Per poter vivere. E non, semplicemente, "resistere".


 

A spasso verso una vita migliore

 

Il prezzo della vita. Cioè, capire quanto costa impegnare il proprio tempo dividendolo, per amore, fra te stesso e il mondo di fuori, quello che, spesso, proprio non ti capisce.


"...
Siamo di nuovo nel 1933. Noodles è in una fumeria d’oppio, steso sul letto e inebriato dalla droga, cerca di dimenticare. E sorride, con un sorriso beffardo... "a modo suo"! E’ stato tutto un maledetto sogno, oppure "capire" il senso della vita, ha un prezzo talmente alto, da dover "fuggire"... di fronte alla realtà, magari edulcorandola "a modo proprio"?

Proprio un bel modo per finire un articolo.

Ma qual è, questa verità? Da cosa si fugge? Forse dal rendersi conto (quando si è tanto "privilegiati" da riuscire ad arrivare a tale "chiarezza") che la scelta è fra il soffrire sapendo perché (durante quel bell’andare che è l’esistenza terrena) o il portarsi in giro come un non vedente guidato dal suo cane.

"Queste memorie, o ricordi, sono discontinue e a tratti si smarriscono perché così appunto è la vita... La mia vita è una vita fatta di tutte le vite: le vite del poeta" (Pablo Neruda - Confesso che ho vissuto).

A quali condizioni si può affermare di condurre una "vita piena"? Cosa deve intendersi per combattere il tedio del quotidiano "senza troppi condizionamenti"... e quanto è realizzabile?

Penso che ogni giorno sia come una pesca miracolosa. E che è bello pescare sospesi su di una soffice nuvola rosa. Io come un gentiluomo e tu, come una sposa, mentre fuori dalla finestra si alza in volo soltanto la polvere. C’è aria di tempesta! Sarà che noi due siamo di un altro lontanissimo pianeta. Ma il mondo da qui sembra soltanto Una botola segreta. Tutti vogliono tutto, per poi accorgersi che è niente. Noi non faremo come l’altra gente: questi sono e resteranno per sempre... I migliori anni della nostra vita! Stringimi forte che nessuna notte è infinita... I migliori anni della nostra vita! Penso che è stupendo restare al buio abbracciati e muti, come pugili dopo un incontro, come gli ultimi sopravvissuti. Forse un giorno scopriremo che non ci siamo mai perduti... E che tutta questa tristezza, in realtà, non è mai esistita! (Renato Zero - I Migliori anni della nostra vita)

Prima che Renato Zero iscrivesse nell’albo dei ricordi indelebili questo grido (che è, al tempo stesso, una ribellione e una richiesta d’amore), "I migliori anni della nostra vita" è stato un film (inserito nei migliori 100 del mondo) girato nel 1946, negli USA. Finita la seconda guerra mondiale, tre combattenti tornano a casa, ma il rientro nella vita civile è difficile: Homer, invalido, non vuole la pietà della fidanzata; Al si sente un disadattato e Fred scopre che tutto ciò per cui ha combattuto, in realtà, è di uno squallore inaccettabile.

MI rendo conto del fatto che, di argomenti simili ne ho trattato tante volte. Eppure, ogni volta che, dopo una settimana impiegata a combattere per superare ostacoli che si frappongono all’obiettivo (dare un senso alla vita), il giorno in cui, libero da impegni lavorativi, dovrei capitalizzare il piacere di stare con me... ecco che mi ritrovo nel dubbio di aver sbagliato strada, col fastidio di avere sempre meno tempo a disposizione.

Quindi, c’è ancora tanto da dover capire!

Proviamo a dare un senso al testo musicale composto nel 2004 e inserito nell’album "figli del sogno". Titolo metaforico che sta a significare che abbiamo bisogno di interventi onirici, per sbrogliare la matassa.

Innanzitutto è importante creare, ogni giorno, la convinzione e le condizioni per credere che la vita sia una successione di istanti in cui si svolgono gli eventi. Sta a noi, quindi, saper individuare le opportunità per riempire le stive del nostro mercantile, per non aver affrontato i pericoli del mare aperto senza che ne sia valsa la pena. E come si fa? Riuscendo ad ottenere la facoltà di realizzare tutto quello che ci piace. In mezzo a tutto, c’è la vita che scorre, goccia dopo goccia, nei quadranti che scandiscono giorni, ore, minuti.

Padroni del nostro tempo, insomma.


Si, magari senza dimenticare le buone maniere. Quelle che creano le condizioni per rispettare ed essere rispettati. Solo così tu, che hai deciso di intrecciare il tuo destino al mio, potrai sperare e sognare. Come fa una giovane sposa, appunto, quando crede che accanto al suo uomo, è pronta a riempire le ceste della gioia. Nonostante incuria, oblio, freddo e vento.

"Sarà che noi due siamo di un altro lontanissimo pianeta..."

Quando ci siamo incontrati, abbiamo messo molto, delle nostre vite, intimamente, l’uno nelle mani dell’altro. Siamo diventati un "incastro perfetto", come la spina in una presa di corrente. Se non ci impegneremo a remare nella stessa direzione (senza perdere identità e dignità), quella unione si allenterà e nulla potrà essere più come prima. Le due parti acquisteranno un "gioco" (di allentamento) che renderà impossibile la stabilità potenziale. Questo dialogo, fatto anche di scontri, non può affievolirsi dietro e dentro le quotidianità. Se qualcosa avrà la precedenza, pian piano, la polvere ossiderà il contatto.

E se è vero che, a partire da una certa età, per paura di non poterle ottenere, le cose che desideriamo di più sono quelle a cui fingiamo di non tenere, proveremo a non comportarci come tutti quelli che "corrono" e "girano" a vuoto. E ce la faremo. Tutto quello che ci apparterrà, lo emozioneremo per ricordarne i momenti. Per sempre. E sarà bello anche occuparci di noi per curarci le ferite delle battaglie. Perché saremo una squadra. Così non avremo paura di soffrire. Mai.

"Lo senti questo silenzio? Mi piace tantissimo spegnere ogni rumore e assaporarlo, nella notte. Non è proprio puro ma leggermente ovattato dall’aria che in alcuni punti si condensa e quasi si può toccare. Quando è così, mi viene voglia di uscire per sentire solo il rumore dei miei passi. Non te la so descrivere come emozione. Però, prova ad ascoltarti, questa sera, che è diverso".


Più scorre il tempo e più mi rendo conto che la libertà di scegliere è sempre più condizionata da elementi interiori e da aspetti esterni. E ci resto un po’ male. Che stia diventando pessimista?

Siamo in una terra, L’Emilia, dove la benzina è come l’oro. Nuvolari, Maserati, Ferrari... ma Nuvolari è stato qualcosa che non si è più ripetuto... forse. Ma forse, invece si. Si è ripetuto in un altro uomo: Ayrton Senna. Io l’ho conosciuto, Ayrton. Era, veramente, un uomo diverso, fuori da tutte le categorie. Pensate che era un mistico. In pista era una belva: non aveva paura di niente, un autentico diavolo. Ma fuori dalla pista si trasformava completamente. Diventava un uomo delle stelle, un uomo del cielo, di una bontà straordinaria. Pensate che, all’insaputa di tutti, manteneva un consistente numero di bambini di strada brasiliani, attraverso una serie di Fondazioni che non ha mai voluto pubblicizzare. Eppure non era ricco di famiglia. È arrivato alla ribalta a suon di vittorie. E quando, col successo, è arrivato anche il danaro, lo ha diviso per aiutare chi non l’aveva. Io ero a Imola, quando Ayrton ebbe l’incidente mortale. Andai all’ospedale, conoscevo l’anestesista che cercava, inutilmente di salvargli la vita. Dopo qualche giorno venne a trovarmi un attore che non aveva mai scritto canzoni, per farmi ascoltare un suo pezzo su Ayrton Senna, sia in Italiano che in Brasiliano. La cosa incredibile è che lui non conosceva Il pilota così come lo conoscevo io ma, quando feci ascoltare la canzone ai familiari di Ayrton, si commossero profondamente: era descritto nei minimi particolari! Il linguaggio era lo stesso che lui usava per raccontarsi. Quando la canto penso a lui, alla sua faccia... Il vero mistero di un uomo è la sua vita. La morte è solo la fine del primo tempo. Quando muore un grande uomo, comincia un secondo tempo, che non avrà fine e si trasformerà in un mito. (Lucio Dalla)

"Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota. E corro veloce per la mia strada, anche se non è più la stessa strada, anche se non è più la stessa cosa; anche se qui non ci sono piloti, anche se qui non ci sono bandiere, anche se qui non ci sono sigarette e birra che pagano per continuare... per continuare, poi, che cosa? E come uomo io ci ho messo degli anni a capire che la colpa era anche mia, che era tutto finto... e che un vincitore vale quanto un vinto! Ho capito che la gente amava me e che potevo fare qualcosa. Dovevo cambiare qualche cosa. E ho deciso, una notte di maggio, in una terra di sognatori, ho deciso che toccava forse a me. E ho capito che Dio mi aveva dato il potere di far tornare indietro il mondo, rimbalzando nella curva insieme a me. Mi ha detto... chiudi gli occhi e riposa! E io ho chiuso gli occhi..." (Paolo Montevecchi)


Il primo maggio del 1994 era domenica. Si correva il Gran Premio di Formula Uno di San Marino. Come ho già avuto modo di scrivere ne La paura di soffrire, Ayrton Senna stava attraversando uno dei suoi periodi più difficili sul piano umano ed era visibilmente stanco. Si dice che qualcuno gli abbia suggerito di lasciar perdere, per quella volta. In fondo per una volta si sarebbe potuto fermare. La fantasia popolare narra che lui, che "sentiva" l’asfalto forse più di ogni altra cosa, abbia risposto, poco prima di infilarsi il casco, con la sua solita espressione intensa e introversa: "Amo troppo quello che faccio e, fermarmi per paura di soffrire, sarebbe come rifiutare di vivere per paura di morire".

Partì per la sua ultima corsa e, contro un muro, il suo spirito si staccò dal corpo e diede origine alla nascita di una leggenda.

Caro Ayrton, riproviamo come col testo precedente, ad andare "dentro" le verità che hai voluto lasciare...

Anche io corro veloce per la mia strada, anche se, a volte (ultimamente anche "troppe" volte) vorrei proprio accendere la freccia e fermarmi. Non per arrendermi ma per capire se la strada è quella giusta. E quante altre, di migliori, non ho ancora considerato. Quando, poi, sei sufficientemente distaccato dalle conflittualità terrene, allora ti rendi conto della falsità degli obiettivi in cui ti hanno fatto credere.

Lo spettacolo deve continuare!

Si, ma quale? Di cosa stiamo parlando? Qual è la nostra quota di responsabilità come educatori che dovrebbero dare l’esempio? Nella vita, quella reale, un vincitore vale esattamente quanto un vinto. Cosa significa vincere? Raggiungere il successo? A quale prezzo? A cosa dobbiamo rinunciare per stare sotto i riflettori? Ma non è meglio una vita più equilibrata?

"Ho capito che la gente amava me e che potevo fare qualcosa. Dovevo cambiare qualche cosa..."

"Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà. Per me è uno dei principi della vita".

"Non potrai mai cambiare il mondo da solo. Però puoi dare il tuo contributo per cambiarne un pezzetto".

"Sono un privilegiato, ho sempre avuto una vita molto bella. Ma tutto quello che ho ottenuto dalla vita l’ho guadagnato con l’impegno e il desiderio fortissimo di raggiungere i miei obbiettivi , di vincere, nella vita, non come pilota. Perciò lasciate che vi dica che chiunque voi siate nella vita, sia che siate al livello più basso, o al più alto, dovete avere una grande forza e una grande determinazione e dovete affrontare qualsiasi cosa con grande amore e fede in Dio e, un giorno, raggiungerete i vostri obbiettivi e avrete successo".

"Non ho idoli. Ammiro il duro lavoro, la dedizione e la competenza".

"I ricchi non possono vivere su un’isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti una possibilità".

"Se ho fatto le cose che ho fatto è perchè ho avuto, nella vita, una grande possibilità. Crescere nel modo giusto, vivere bene, godere di una buona salute, imparare molto. E sono stato aiutato, nei momenti giusti, ad andare nella giusta direzione".

"La cosa più importante è essere te stesso, senza permettere a nessuno di ostacolarti, senza essere diverso perchè qualcuno vuole che tu sia diverso. Devi essere te stesso. Molte volte farai degli errori a causa della tua personalità, del carattere o delle interferenze che puoi trovare lungo il cammino. Ma solo così puoi imparare: dai tuoi errori. E’ questa la cosa principale: utilizzare gli errori per imparare. Io credo nell’abilità di concentrarsi profondamente, in modo da rendere e progredire ancora di più".

"La vita è troppo breve per avere dei nemici".

"E’ strano. Proprio quando penso di essere andato il più lontano possibile, scopro che posso spingermi ancora oltre".

A questo punto, dopo aver letto e riletto questi interessantissimi spunti di riflessione del "saggio" Ayrton, non posso fare a meno di giungere alla seguente conclusione: la sempre maggiore consapevolezza dei "costi" che (in termini, soprattutto, di tempo) qualunque attività comporta, mi indurrebbe ad optare per un sistema di vita non troppo carico di impegni e che mi consenta di godere momenti di benessere, in buona compagnia. Ma allora, come si fa ad ottenere un equilibrio in tal senso?

Chiedo aiuto ad un grande del passato. Un certo Friedrich Nietzsche.

"No. La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo invece più ricca, più desiderabile e più misteriosa . Da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero cioè che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza e non un dovere, non una fatalità, non una frode. E la conoscenza stessa, può anche essere per altri qualcosa di diverso: per esempio un giaciglio di riposo o la via ad un giaciglio di riposo; oppure uno svago o un ozio. Ma per me, la conoscenza è un mondo di pericoli e di vittorie, in cui anche i sentimenti eroici hanno le loro arene per la danza e per la lotta. La vita come mezzo della conoscenza. Con questo principio nel cuore, si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere".

Cioè: conoscere, migliorare, sperimentare, godere. Nel bene e nel male.

La Società attuale ci induce a "comprare" e "svilire" ogni valore. Umano e materiale. Come evitare di lasciarsi andare?

A me sarebbe piaciuto vivere nella pianura padana (e non è detto che non ci vada a stare). Sarà perché mi piace molto il don Camillo di Giovannino Guareschi, o perché credo nella bontà di chi abita le sponde del Po, o perché in Emilia la gente lavora sodo come in Lombardia ma si diverte molto di più... sarà che sono cresciuto in compagnia di Francesco Guccini, Lucio Dalla, Ron. Fatto sta che, comunque, nelle giornate di nebbia, quando sei nella "bassa", ti metti davanti ad un caminetto e, fra un bicchiere di Lambrusco e un mazzo di carte da gioco, cominci a scrivere poesie, dialogando direttamente sia col sole che con la luna, oltre quella coltre grigia che, pian piano, magicamente, prende colore. All’interno del tuo cuore. È accaduto così, che, due amici (Vasco Rossi e Gaetano Curreri) hanno creato, insieme, un pezzo fantastico, interpretato da una certa Nicoletta Strambelli. Alias, Patty Pravo.

Ecco, quando voglio una risposta alla mia domanda, mi ascolto (più volte) quella canzone. E poi (non so perché...) mi sento più forte.

Guarda...io sono da sola ormai. Credi...non c’è più nessuna che quando chiedi troppo e lo sai, quando vuoi quello che non sei: ricordati di me...forse non ci credi. Sguardi...guarda sono qui per me! Non ti ricordi? Eri come loro, te! Sono tutti quanti degli eroi quando vogliono qualcosa...beh, lo chiedono, lo sai, a chi può sentirli! La cambio io la vita che non ce la fa a cambiare me. Bevi qualcosa, cosa volevi? Vuoi far l’amore con me? La cambio io la vita che mi ha deluso più di te. Portami al mare, fammi sognare e dimmi che non vuoi morire! Dimmi, sono solo guai per te? Dimmi, ti sei ricordato che hai una donna che, se non ci sei, come fa a resistere senza te? Piangi insieme a me! Dimmi, cosa cerchi? (Vasco Rossi - Gaetano Curreri)

 

G. M. - Medico Psicoterapeuta (7 febbraio 2011)

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