Partendo
dal principio che, nella lingua italiana, il termina coppia
identifica due individui che condividono interessi e obiettivi, se
vogliamo riferirci a due persone che si legano, anche, sul piano
sentimentale, per ipotizzare quanto potrà durare la
“frequentazione”, abbiamo la necessità di
analizzare un po’ di elementi...
Ad
esempio, dal momento che, con il termine "impegno",
intendiamo il lavoro da fare per costruire qualcosa di concreto,
possiamo affermare che è necessario impegnarsi per creare le
condizioni atte ad incontrare in maniera continuativa ed "esclusiva"
un partner con il piacevole desiderio (che, secondo leggi di Natura
è, in realtà, un bisogno) di costruire "qualcosa
di più" di una semplice frequentazione anche se intima.
Perché
accada una cosa del genere, non guasta aver fatto un certo numero di
esperienze meno "impegnative" (anche se gratificanti) e
basate sul rispetto reciproco, sulla correttezza e sulla maturità
personale.
In
questo modo si arriverà a capire qual è il limite di un
rapporto di stretta e intima amicizia "senza nulla a
pretendere", rispetto alla possibilità di una donna (o un
uomo) che si dedichino a noi e ci accolgano con piacere, anche quando
non "ci facciamo annunciare".
Molteplici
sono le sfaccettature delle relazioni e delle interazioni, perchè
tantissimi sono i potenziali concorrenti e indefinite le produzioni
emotive (peraltro, non ripetibili). Però, in linea di massima,
due possono essere le possibili varianti di una coppia (escludendo,
ovviamente gli incontri “occasionali”).
In
una coppia che
potremmo definire "pret a porter", non
sono importanti i fattori specifici sui quali si
fondano le regole (non scritte) prodromiche della costruzione di un
Amore e la frequentazione che, in questo caso, difficilmente sarà
continuativa e, ancor più difficilmente, prevederà il
concetto di solidarietà reciproca. Questi elementi potranno
riguardare, di volta in volta, un dialogo più o meno
costruttivo, dei sentimenti di amicizia, una passione più o
meno intensa, che duri nel tempo. D’altronde, non essendoci
obblighi, ci si incontra solo alle migliori condizioni di entrambi e
solo quando, entrambi, ne hanno voglia.
In
una coppia che tende alla costruzione di un rapporto di
maggiore stabilità, invece, prevalgono aspetti più
profondi che, a certe condizioni (maturità e validità
di entrambi i partner), sono fattori incubatori di un "piacere
globale", in una "casa comune", con progetti di vita
insieme e a lungo termine. Dal momento che si punta a conoscersi a
fondo (uscendo dall’egocentrismo personale e aprendosi alle
esigenze dell’altro), un simile rapporto può essere
paragonato a un abito su misura, costruito pian piano... in maniera
unica e irripetibile.
"Due
esseri umani percorrono un tratto di strada insieme, per il piacere
di condividere un progetto, una giornata di mare, una passeggiata...
o, anche, un momento di tristezza. Un braccio cui legarsi quando si
prova del dolore, trasforma le due solitudini in un fluido caldo che
scorre all’interno degli angoli dell’anima. Può
essere la tua memoria, la giornata che vuoi ricordare o anche il
momento più difficile da dimenticare". (F. A.)
Quali
sono i motivi che dovrebbero indurre una persona, al di là
della scelta di avere un compagno che può essere frequentato
anche vivendo in residenze separate, a scegliere di convivere per
costruire un rapporto duraturo?
Fra
gli altri, la disponibilità all’aiuto reciproco e le
sollecitazioni affettive (e "di crescita interiore" che ne
possono conseguire) che, solo la frequentazione assidua e ben
motivata, può portare; inoltre, il condividere degli spazi,
rappresenta uno stimolo a ridurre l’egocentrismo a favore
dell’egoismo positivo (la tutela di sé, nel rispetto
dell’altro).
Spesso,
però, dimentichiamo un elemento importante: è
necessario, prima di ogni altra cosa, realizzare le condizioni per
provare piacere a stare con se stessi; poi, in seconda battuta,
quando si frequenta il partner, si cerca di star meglio. Un compagno,
quindi, deve essere visto come uno stimolo che migliora una
situazione già favorevole, non una condizione necessaria
indispensabile per star bene.
Esiste
la necessità di un’omogeneità di visione delle
cose e degli interessi?
Questo
è un problema apparente perché, di fatto, non è
indispensabile pensarla allo stesso modo, su tutto. La
compenetrazione dei pensieri, l’omogeneizzazione delle
aspirazioni e dei sentimenti si crea nel tempo (se il rapporto
funziona, ovviamente) e man mano che i problemi personali di
integrazione sociale e realizzazione lavorativa, tendono a
risolversi.
Nei
primi tempi, c’è un’enorme diversità... e
questo è naturale e positivo, perché consente di
rivedere le proprie posizioni e certi modi di vedere le cose. Pian
piano, ognuno dei due cambierà qualcosa del proprio modo di
essere e di rapportarsi con l’altro, "avvicinandosi"
al partner.
Questo
rende diversi e migliori.
Per
capire un po’ meglio, come stanno le cose, proviamo a chiedere aiuto
a quello che ci dice, la Fisica, a proposito di coppia, a partire
dalla definizione: “Sistema di due vettori paralleli di
ugual modulo ma di verso opposto, applicati ad un corpo (cioè
che girano intorno ad un fulcro).
In
buona sostanza, a livello simbolico, una coppia di forze,
rappresenta due esseri umani che agiscono, spingendo una immaginaria
leva (o “ braccio” che, in base alla vicinanza emotiva e
di condivisione, può essere corto o lungo) che ruota su
un’asse centrale, determinando il movimento circolare che produce i
dinamismi di una vita a due.
La
rotazione determina una condizione essenziale che si trasforma, a
volte, in una sorta di maledizione...
Infatti,
l’azione congiunta di due individui che, per la Fisica, debbono avere
la stessa importanza, determina l’attivarsi di un percorso che, in
base alla distanza fra i due, avrà una circonferenza
variabile. Maggiore è il raggio della circonferenza (la
distanza fra i due) minore sarà lo sforzo da sopportare.
Maggiore, invece, sarà la fatica, nel caso il raggio dovesse
essere minore.
Questo
spiega perchè, sempre (ma non più tanto)
metaforicamente, più ci avviciniamo come interessi, obiettivi
e, di conseguenza, intimità, maggiori saranno gli attriti
conflittuali...
Al
contrario, più aumentiamo le distanze, minori saranno i
problemi di interazione, anche se, poi, rischiamo di perderci. Un
po’ alla volta.
La
maledizione di girare in tondo...
Con
un simile discorso (peraltro ben spiegato dalla Fisica, che analizza
ciò che accade, nell’Universo, dal più “piccolo”
al più “Grande” e che è replicato, in noi,
che siamo composti degli stessi costituenti di base, cioè,
circa meno di 10 particelle fondamentali, dell’intero Sistema che ci
comprende) appare chiaro che, per quanti sforzi si facciano, non
riusciremo mai a toccarci, con l’altro...
Ed
effettivamente, per quanto cerchiamo di entrare in sintonia con la
persona che amiamo, non saremo mai in grado di trasmettere i nostri
sentimenti per come li generiamo, nella nostra mente e nel nostro
cuore.
Quello
che, al massimo, ci riuscirà, sarà il provare a far
capire, con gesti e parole, ciò che proviamo. L’aderenza alla
nostra realtà emotiva, sarà direttamente proporzionale
al grado di empatia dell’altro. Cioè, tanto più, chi ci
ama, sarà sensibile e concentrato su di noi, tanto maggiore
sarà il suo sommovimento emotivo, con un risultato simile a
quello di tanti diapason che vibrano insieme, ad una frequenza simile
alla nostra. Non “la”
nostra ma, nella migliore delle ipotesi, “simile” alla
nostra.
Ma
non si potrebbe procedere in linea retta, anziché girare in
tondo?
Albert
Einstein, nella sua Teoria della
Relatività “Generale”, spiega che, i corpi, non
attirano altri corpi (come sosteneva Newton)
ma sono in grado (in base alla propria grandezza) di piegare lo
spazio all’interno del quale si muovono altri corpi.
In
pratica, ponendo come esempio il Sistema Solare, non è che la
Terra giri intorno al Sole perchè, quest’ultimo, la attrae con
forze invisibili (la gravitazione, ad esempio)... è che il
Sole riesce a piegare tutto lo Spazio intorno a sé,
costringendo il nostro e gli altri pianeti (a cui sembrerà di
correre su una strada lineare...) a girare come dentro la ruota di
una roulette dove, o cammini ad una certa velocità
(sviluppando un’energia centrifuga in grado di contrastare
l’attrazione), o vieni risucchiato, appunto, dallo spazio che si
flette verso il centro.
A
sua volta, comunque, lo stesso Sole (e l’intero suo Sistema), viene
attratto (come se fosse all’interno di un gigantesco mollusco
flessibile) dallo Spazio incurvato da masse (galassie, etc.) di
dimensioni maggiori delle sue.
Per
tornare a noi...
Ciascuno
dei componenti della coppia,
pur avendo la percezione di vasti orizzonti di fronte a sé, in
realtà viene attratto dallo spazio che, l’altro (quando è
autorevole, ovviamente), riesce a incurvare. Siccome il rapporto
dovrebbe essere (e ce lo chiede la Fisica!) equivalente, ecco che,
entrambi, si attraggono e girano l’uno nella “curvatura”
dell’altro.
Poi...
Man
mano che, ciascuno dei due, determina un input a crescere,
interiormente, verrà ad aumentersi la distanza del raggio
(d’azione), rinforzando un reciproco bisogno di autonomia che, pur
mantenendo (se non, addirittura, rinforzando l’unione
interpersonale), “prepara” al momento della “condivisione
universale” post mortem quando, cioè, si rientrerà
a far parte del “Tutto”, sul piano dell’Energia
(particelle elementari, atomi, molecole, etc.).
In
pratica
Frequentarsi
in sintonia
ma nel verso opposto (come spiegato nella definizione di “coppia
di forze”) produce una sorta di pre annichilazione, generando
quell’incontro fra particelle e antiparticelle, che porterà
all’equilibrio (“assoluto”?) che avremo, definitamente,
una volta dismessa la dimensione umana. Almeno per come la
conosciamo.
E
se, nel mentre, non si matura interiormente?
Allora,
paradossalmente
all’inizio, la rotazione sincronizzata aumenterà per quella
sorta di incastro nevrotico di cui parla la Psicologia;
successivemante si tenderà a schizzare fuori orbita. Per
entrare in altre orbite, volare con un’ala sola in cerca della
“giusta” metà... o perdersi nell’Universo
“sconosciuto”.
In
conclusione
Per
rispondere alla domanda iniziale, possiamo dire che, quando si lascia
scorrere il tutto, senza impegnarsi attivamente, le dinamiche
interpersonali tendono a raffreddare interesse e motivazioni
positive. Nel caso che, invece, si decida di vivere un rapporto "alla
grande", si potrà contare sempre (o quasi) su un sorriso,
uno sguardo, un abbraccio, un’intesa, una complicità...
che impediscono di invecchiare "dentro" e contribuiscono a
mitigare le intemperie del tempo che passa.
G.
M. - Medico
Psicoterapeuta, Counselor
La
risposta all’interessante domanda, è stata estrapolata
dall’articolo A come Amore...
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