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Aiutare chi soffre...
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

21 novembre 2016



È andare "oltre", le proprie difficoltà.


Counseling Goodnews

Burocrazia e stress rendono infelici i medici al punto da sentirsi spaventati per il loro futuro. Tre camici bianchi su quattro sono molto preoccupati per la pensione futura o attuale. I più pessimisti sono i giovani sotto i 35 anni. Questo è quanto emerge da un’indagine dell’Enpam, l’ente previdenziale dei medici, resa nota nel corso del congresso Fimmg della scorsa settimana e orientata a esplorare le conoscenze, le valutazioni e le aspettative sul pensionamento.

"Condivido questa proiezione - commenta il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici - È lo specchio fedele di un vissuto professionale particolarmente difficile".

Tutto questo si riflette, inevitabilmente, nel rapporto con l’utente finale: il sofferente.

Quante volte, infatti, un responsabile sanitario mostra il suo volto peggiore quando, invece, avrebbe l’obbligo di mantenere e mantenersi in condizione di disponibilità, accettazione e comprensione? Questo discorso riguarda, un po’, tutti noi. Nessuno escluso. Chi potrebbe negare di aver generato un dolore altrui, magari solo per indisponibilità momentanea?

E quando, l’altro, si trova in condizioni di estrema vulnerabilità? Come sopravviveremo al senso di colpa, una volta consapevolizzato l’errore?

Perdonarci sarà la conseguenza dell’esserci capiti, nella nostra "piccola grandezza": capaci di risultati enormi eppure, spesso, analfabeti emotivi!

Molte, possono essere le strade per la "redenzione". Ognuno percorrerà la propria, in base a quanto la sentirà, maggiormente, a misura delle proprie disponibilità.

Ci permettiamo di proporne tre

All life approach. A Trieste, il dott. Giuseppe Dell’Acqua, che è stato il braccio destro del famoso Franco Basaglia (colui che ha rivoluzionato il mondo della psichiatria) e riveste il ruolo di Direttore del DSM (Dipartimento di Salute Mentale) di Trieste, ha creato un modello di cura e approccio (riconosciuto dall’Oms) basato su ascolto, empatia, reintegrazione sociale, porte aperte, persone libere.

Si chiama "all life approach" e consiste nel rinunciare alla lettura semplicistica del malato come portatore di patologia, per adottare invece una visione olistica e funzionale che considera la persona inserita nel suo contesto sociale naturale.

Medicina narrativa: la parola che cura. Diffusa, da alcuni anni, sul territorio nazionale, da poco è approdata all’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, grazie ad un progetto coordinato dalla Dott.ssa Loredana Nigri (responsabile servizio sociale professionale e dell’Azienda Sanitaria medesima). "La medicina - afferma la dott.ssa - formula una diagnosi, sui sintomi che il paziente accusa. Viene trascurato, però, il mondo degli aspetti emotivi, che influisce (direttamente o indirettamente) sulla malattia. In pratica, con la medicina narrativa, il paziente parla col proprio medico, raccontandogli la propria storia e lasciandogli intuire i propri reali bisogni".

E poi, c’è il counseling (inteso come sollievo dal dolore sociale e aiuto per uno "sviluppo sostenibile"...

Fra le tantissime attività a favore dei meno fortunati, vogliamo citarne una delle prime: il 3 aprile 2012, i professionisti dell’associazione Neverland (Medicina, Psicologia, Mediazione e Counseling) No Profit, di diversa estrazione ma col comune denominatore dell’esser Counselor (colui che ti raggiunge, nel luogo della disperazione e ti spiega il perché e il per come "rialzarti" e "continuare"), si sono recati all’Istituto San Luigi Gonzaga di Carolei (CS) per consegnare generi di prima necessità (latte per l’infanzia e farmaci) libri, fiabe, materiale didattico-educativo, ai bambini in difficoltà, amorevolmente accolti e guidati da Madre Genoveffa Morrone.

Tale iniziativa si colloca all’interno di una campagna di solidarietà, nei confronti di questo Istituto di accoglienza, iniziata in occasione del Natale 2011 (con la donazione di giochi istruttivi e libri) e tuttora attiva con interventi di counseling (rivolti ai bambini) e di orientamento al lavoro (per i genitori), che si può definire come una sorta di "adozione etica", nei confronti dei bambini e dei loro genitori.

L’impatto emotivo e la calda accoglienza riservata a coloro che si sono presentati con un segno di tangibile solidarietà, hanno ripagato degli sforzi necessari alle campagne di raccolta ed hanno trasformato i piccoli ospiti in padroni di casa dal grande cuore, capaci di riscaldare gli animi con un dolce sorriso di riconoscenza.

Questo impegno di counseling (aiuto nella condivisione, per una evoluzione senza dipendenze) continuerà e si implementerà anche attraverso un piano di azione per i mesi estivi, al fine di coinvolgere piacevolmente, tutti coloro i quali, non potendosi permettere una vacanza, almeno potranno godere di tanta vera amicizia.


G. M. - Medico Psicoterapeuta / Counselor - Presidente
Neverland (Scarl - No Profit - ONLUS) - 5 Aprile 2012

 

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