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Orgoglio e dignità.
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

1 ottobre 2018



Che differenza c'è?


Il significato di “Orgoglio” riportato dai dizionari della lingua italiana (“sentimento procedente da eccessiva stima di sé e poca o nessuna degli altri; con significato non deteriore, fierezza, senso della propria dignità); il termine dignità viene definito come “alto sentimento di sé, nobiltà d’animo che si manifesta anche nel contegno”.

In sostanza, come deve essere inteso l’orgoglio? Cosa caratterizza, invece, la dignità?

L’orgoglio è una bestia feroce che vive nelle caverne e nei deserti; la dignità, invece, è quella guardia del corpo che ti impedisce di bruciare la tua integrità”. (Anonimo)

Il rispetto che gli altri mostrano nei nostri confronti attiva il meccanismo dell’orgoglio. Il rispetto che portiamo nei nostri confronti per ciò che sappiamo di valere (a prescindere dal giudizio altrui), riguarda la dignità e pone le basi per una corretta e solida autostima.

Volendo fare qualche esempio, se cedessimo a compromessi e azioni poco edificanti, nel caso in cui nessuno ne fosse a conoscenza, manterremmo intatto l’orgoglio; al contrario, nelle medesime condizioni, la dignità sarebbe profondamente incrinata, perché riguarderebbe il nostro rapporto allo specchio. Ancora, se per amore, subissi dei torti, ad andare in crisi sarebbe l’orgoglio e non la dignità. Se, invece, accadesse una cosa simile per biechi interessi, allora anche la dignità andrebbe a soffrirne

Quando l’orgoglio può definirsi positivo e quando, invece, negativo?

È corretto, ad esempio, sentirsi fieri di appartenere a quella cerchia di esseri umani integri e puliti dal punto di vista dei valori importanti. In tal senso, non guasterebbe “abbeverarci” alla fonte della cultura orientale e giapponese, in particolare. Apprezzeremmo, così, fra l’altro, l’orgoglio e la dignità del sentire che il nostro lavoro, qualunque esso sia (a parte quelli disonesti, ovviamente), è utile in quanto anello di una catena senza cui, i risultati in termini di ricaduta sul sociale, tarderebbero ad arrivare.

Al contrario, l’orgoglio è negativo quando si scade nella boria e nell’arroganza perché, tra l’altro, ciò starebbe ad evidenziare, oltre una maleducazione di fondo, anche un’autostima costruita con la paglia anziché coi mattoni.

Se l’orgoglio è riferibile ad un’eccessiva stima di sé, in cosa differisce dalla presunzione, di cui lei ha già parlato in più di un articolo, spiegando che si tratta di “un aspetto del carattere che connota un’eccessiva sicurezza delle proprie convinzioni senza verificarne la veridicità”?

Il rapporto fra questi due elementi è diretto. Una persona orgogliosa, valuta (a volte in maniera spropositata) se stessa in base a quello che presume di essere o di valere.

Quali sono i modelli di cui si è nutrito chi è “orgoglioso”?

Egocentrismo, rigidità, poca conciliazione, onore, competizione con gli altri, permalosità, suscettibilità, complesso di superiorità...

Il leone o la tigre potranno anche essere più forti...
Ma il lupo non si esibisce in un circo. (Cit.)


G. M. - Medico Psicoterapeuta




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