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È partito, nel 2011, dall’Umbria il progetto battezzato "parco-terapia": un nuovo metodo che, attraverso il contatto con la natura, si propone di migliorare il benessere psicofisico di chi è malato.
Un’iniziativa che si rivolge in particolare a bambini autistici, a schizofrenici, depressi, ma anche ai malati di Alzheimer: un progetto pilota a Varese ha infatti mostrato miglioramenti nell’umore di chi si è dedicato ad attività di giardinaggio.
Contatto con la terra, dunque, attraverso la cura delle piante o facendo passeggiate, suggerite anche nelle terapie per i bambini autistici.
Non mancano, però, anche esperienze di ippoterapia: un esperimento pubblicato sugli "Annali dell’Istituto superiore di Sanità", ha mostrato come, dopo alcune sessioni, alcuni pazienti schizofrenici hanno potuto fare a meno dei ricoveri a cui si erano sottoposti in precedenza nelle case di cura.
Diversi studi, dunque, avvalorano l’ipotesi dell’efficacia relativa al contatto con il verde: una ricerca statunitense pubblicata su "Science" ha rilevato una velocità di recupero post operatorio migliore nei pazienti dalle cui finestre si vedevano alberi.
Come possiamo dare una spiegazione, a tutto ciò?
Immaginiamo una città medievale, con le sue mura di cinta, le sue torri, il ponte levatoio. Questa città, idealmente, può essere paragonata ad un essere umano:
- le mura di cinta costituiscono la barriera cutanea;
- il ponte levatoio è paragonabile alle vie di comunicazione attraverso cui, quotidianamente, entrano ed escono enormi quantità di messaggi sotto forma di stimolazioni di vario genere;
- quello che sta dentro la città, identifica il mondo interno, con tutte le dinamiche dell’identità, peculiari ad ognuno;
- tutto ciò che sta fuori le mura, rappresenta il mondo sociale.
Risulta evidente che, sia il mondo interno (il singolo individuo) che quello esterno (la Società), hanno una propria vita, determinata da un intreccio di esperienze, elaborati, emozioni ed idee che qualcuno ha definito "anima corale": gli scambi fra questi due comparti, avvengono mediante stimolazioni che creano risposte nella sfera emotiva.
Di conseguenza, ogni tipo di sollecitazione che venga prodotta da fonte naturale o artificiale (un lampo, un tuono, lo scrosciare delle acque di un torrente, il crepitio del fuoco, i raggi del sole, lo stridio dei freni di un automezzo, la sirena di una fabbrica, la campanella di una scuola, lo sferragliare di un treno, il rombo di un aereo, il vociare, etc.), penetra nel nostro mondo interno e produce delle reazioni emozionali, sotto forma di stati d’animo.
Tali stimoli, possono essere gradevoli ed utili oppure sgradevoli e dannosi
Esiste una soglia di sopportazione, per quanto riguarda la percezione del mondo esterno, oltre la quale si avverte sofferenza e fastidio: a tutto c’è un limite!
I nuclei urbani, ad esempio, sono invasi da rumori, luci intense ed inquinamenti di vario genere; vivere all’interno di un contesto intasato di stimolazioni, producendo stress, determina prima tensione e poi spossatezza.
Per potere vivere meglio occorrerebbe, ogni tanto, "rifugiarsi" in luoghi tranquilli, immersi nella natura, a maggior contatto di quelle leggi che governano il corretto funzionamento dell’essere umano e di quello che gli sta intorno.
In montagna (con lo stormire delle foglie, il mormorio che si propaga nel silenzio, il canto degli uccelli, etc. ) come al mare (con il fluttuare delle onde, i paesaggi, l’odore della salsedine, etc. ) ma anche in città, con la "parco terapia", si può ritrovare quello che serve per riequilibrarsi naturalmente.
Rispetto al passato, ora abbiamo maggiori possibilità di conoscere ed applicare, in maniera sempre più consapevole, realtà corrette di tranquillità e benessere.
Tutto questo, fa già bene in condizioni di normalità. Figuriamoci, quando siamo un po’ più vulnerabili!
Giorgio Marchese - Medico Psicoterapeuta, Counselor - Presidente Neverland (Scarl - No Profit - ONLUS)
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