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Fuori, da un evidente Destino... (Mari mari kompu che).
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it ) e di Mariano Marchese  ( marianomarchese1@gmail.com )

20 novembre 2015


Si narra che, nel 1955, poco prima di morire, dalla sua casetta di Princeton in America dove aveva trovato rifugio, Albert Einstein rivolse, simbolicamente, all’Umanità intera, un ultimo appello che suonò come un monito: “Ricordatevi che siete uomini e dimenticatevi tutto il resto“. Ed è per questo, cari Lettori che, nonostante le tragedie contingenti (a cui dedicheremo, senz'altro, le opportune attenzioni), abbiamo scelto di rivolgere il nostro pensiero a tutto ciò che, naturalmente, può spingerci a riflettere sul bello del nostro profondo: la cosiddetta Coscienza nucleare! Mari mari chaw (buongiorno, padre) - Mari mari flawe (buongiorno, figlia mia) - Mari mari kompu che (buongiorno a tutti)! È così che ci saluta, al mattino, in un angolo remoto del Sud del Cile, ad Araucanìa. Per noi Occidentali, invece, Vivere, al giorno d'oggi, risulta veramente difficile; rispettare i principi delle Leggi naturali, poi, quasi improponibile per quanti non abbiano una personalità sufficientemente in equilibrio. Questo ci accade perchè, la realtà nella quale ci muoviamo ci sottopone, nella maggior parte dei casi, situazioni di per sè illogiche, che ci pongono di fronte a scelte difficili: seguire l'indirizzo collettivo vivendo male, spesso inconsapevolmente (ed hai voglia a fare il conto di quello che “possiedi” mentre sei costretto a “mendicare” il pane dell'Amore verso te stesso) o porsi al di là del coro... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO


...(diventando un “egregio” che, per gli antichi Romani, significava “porsi fuori dal gregge” dei pecoroni...) ed evitando tutti i condizionamenti negativi e, in definitiva, ogni convenzione sociale, nel pieno rispetto di sè attraverso l’osservazione di quello che è giusto, sul piano oggettivo (e, quindi, naturale), grazie a riflessioni corrette e mature e senza le continue pressioni del mondo esterno, non riuscendo ad adattarsi ad esso e, conseguentemente, isolandosi.

Gli antichi Romani (sempre loro!) sostenevano che" in medio stat virtus"... e quale massima calzerebbe maggiormente per capire il discorso intrapreso?

Infatti, se esaminassimo correttamente le due opzioni sopra esposte alla luce, però, della realtà con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno, saremmo in grado di capire che la prima soluzione porterebbe ad uno stato di insoddisfazione perenne (anche se, apparentemente, inspiegabile).

Infatti, modellandosi su un mondo senza valori si mortifica il meglio di sé, abbattendo l’importanza di una sana autostima e di una corretta autoaffermazione e perdendo totalmente di vista i propri obbiettivi esistenziali (quelli per cui vale, “veramente”, la pena di vivere) e snaturando il dialogo con se stessi (che, invece, è utilissimo per lo sviluppo corretto della propria identità).

La seconda opzione, cioè l’isolamento, ci porterebbe, comunque, a vivere contro Natura, in quanto annullerebbe lo “scambio emotivo” tra esseri umani (positivo o negativo che sia), che alimenta, quotidianamente, la nostra mente.

Sosteneva Aristotele: " l’Uomo è Uomo in quanto vive gli altri, partendo da se stesso". E allora come dovremmo comportarci?

E dimentichiamo spesso e volentieri di essere atomi infinitesimali; e ci azzuffiamo per un pezzettino di terra o ci doliamo di certe cose che, ove fossimo veramente compenetrati di quello che siamo, dovrebbero parerci miserie incalcolabili" (Luigi Pirandello).

Insomma, proviamo a domandarci cosa sia a rendere, un Essere Umano, veramente “Grande” (cioè, “Normale”, in base ai suoi infiniti potenziali). Ecco, probabilmente, il suo grado di civiltà che sgorga dai meandri della propria anima quando, questa, è intrisa di conoscenza. È il “giusto” Sapere, infatti, inteso nelle sue molteplici sfaccettature, che ci libera, ad esempio, dalla gabbia dell’Orgoglio ferito (che vuole vendetta a tutti i costi) e che ci porta ad apprezzare il valore della Fierezza e della Dignità, che consente ad ognuno, per esempio, di affermare le proprie idee senza bisogno di ricorrere all’uso della forza o della violenza.

Insomma, tendere all’appagamento dei bisogni importanti (quelli che accrescono il valore di un Individuo e non lo sviliscono all’interno di una spirale di perdizione), dovrebbe essere la nostra parola d’ordine!

Ciò, infatti, tra le altre cose, porterebbe ad un corretto s viluppo personale e sociale senza essere costretti a travestirci con le “maschere” altrui ma rimanendo, coerentemente, in noi stessi.

Nei lunghi Inverni australi, imparammo dal vecchio Wenchulaf che la vita va accolta con gratitudine. Così, per esempio, il piccolo Aukaman ed io, lo guardavamo con rispetto, quando prendeva una pagnotta e, prima di tagliare le fette per Kinturray e per sé, ringraziava Dio, per quel cibo offerto dalla Terra. Durante l’Estate, uscivamo con il vecchio per rallegrare il bosco e i suoi sentieri, i pesci, gli uccelli e tutto quello che vive, nominandolo con gratitudine perchè, la Gente della Terra sa che la Natura si rallegra per la sua presenza e l’unica cosa che chiede, è che i suoi portenti vengano nominati con belle parole, con Amore”. (Luis Sepulveda – Storia di un cane che insegnò a un bambino, la fedeltà).

Cari lettori, mari mari kompu che, con i migliori Auguri... di Cuore (e di Cervello!)


Mariano Marchese - Avvocato, Counselor - Presidente Assocultura Cosenza

Giorgio Marchese (Medico Psicoterapeuta, Counselor) - Direttore "La Strad@"

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