Negli
ultimi tempi sono saliti alla ribalta della cronaca casi di bullismo
scolastico: fenomeno impensabile, almeno nelle dimensioni in cui oggi
si configura. Ogni giorno si leggono notizie di docenti aggrediti da
studenti o genitori.
Detto
ciò, aggiungo un paio di appunti.
In
primo luogo, ogni adulto è stato adolescente. Con tale termine
mi riferisco ad un’età fondamentale nella crescita della
persona sotto ogni punto di vista: fisico, psicologico,
socio-affettivo, intellettuale. È una fase delicata per ogni
ragazzo o ragazza, un periodo attraversato da turbamenti,
inquietudini, sofferenze, sogni, desideri, scoperte, illusioni e
delusioni, rabbia, trasgressioni. Un’età di cambiamento, che
gli psicologi definiscono "età della disobbedienza",
poiché è normale, a quell’età, iniziare a
contestare l’autorità degli adulti, incarnata da genitori e
professori. Chi non ha mai compiuto un gesto di rivolta, né
provato il sentimento di agitazione interiore che pervade
l’adolescenza, temo sia stato un adolescente anomalo. Lungi da me
l’intenzione di giustificare l’adolescente esagitato che aggredisce
un docente. Nel contempo, noi insegnanti, per essere credibili in una
battaglia di civiltà, a salvaguardia della libertà di
insegnamento e della dignità dei docenti e della loro stessa
incolumità fisica, credo che dobbiamo biasimare i colleghi
responsabili di violenze sistematiche, ma soprattutto vili ed
ingiustificate, nei confronti dei discenti. Mi riferisco ai soggetti
più timidi, verso cui è facile "sfogare" le
proprie frustrazioni, la propria crudeltà. Vi posso garantire
che nelle scuole esistono insegnanti con inclinazioni sadiche,
proclivi ad infierire con accanimento verso gli alunni più
vulnerabili, in quanto non in grado di difendersi, o privi della
forza per denunciare i propri aguzzini. Sono comportamenti
detestabili, da perseguire con fermezza e senza indugi.
Lucio
Garofalo
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