Le
scuole, da quando sono gestite da sedicenti "presidi-manager",
ovvero "presidi-sceriffi" o come si preferisce
apostrofarli, che mirano ad esercitare un certo tipo di "politica",
intesa nell’accezione più ignobile e deteriore del termine,
ossia nel senso di un’operazione di squallido proselitismo
clientelare ad esclusivo vantaggio di sé e di altri notabili
politici locali, dicevo che le scuole non sono più ambienti
sani ed integri moralmente, frequentabili dai discenti. Le scuole,
infette dai "virus" dell’utilitarismo
aziendalista/capitalista, dell’affarismo e del clientelismo, non sono
più ambienti educativi e adatti agli obiettivi di
apprendimento e di socializzazione, in cui si estrinseca il processo
di formazione dell’uomo e del cittadino. Ormai sono diventate dei
"progettifici scolastici", vale a dire mega-fabbriche di
inutili progetti-fantasma, che vengono prodotti in quantità
industriale, non certo per soddisfare le istanze sociali, culturali e
formative degli allievi, bensì per appagare gli appetiti
venali e la sete di potere dei dirigenti e dei loro cortigiani.
Ebbene, le malcapitate scuole, divorate dalla metastasi
dell’affarismo e dell’utilitarismo capitalista, sono ormai diventate
dei carrozzoni politico-clientelari ed assistenziali che curano gli
interessi esclusivi di ristrette cricche di servi, faccendieri e
traffichini che corteggiano i capi d’istituto. I quali, spesso
agiscono in maniera arrogante e dispotica, atteggiandosi quasi alla
stregua di "satrapi locali". La legge 107 del 2015 ha
istituzionalizzato tutto ciò, rendendo la vita più
difficile agli insegnanti onesti e coscienziosi, intenzionati a
svolgere il proprio dovere in aula.
Lucio
Garofalo
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