Pensieri
degli anni difficili
Strano,
ne parlo da almeno un paio di decenni e mai ne avevo scritto!
Un
grande silenzio, solo il ticchettio delle dita che compongono frasi,
pensieri, concetti o semplicemente banali comunicazioni.
Irrealizzabili.
Il
mondo dei social offre informazione e spunti di riflessione. Come
questo che stamane mi ha incantato, catturato e trasportato in un
cerchio di pensieri che non avevo mai oltrepassato.
Guardo
altrove.
Lo
dico, lo suggerisco e cerco di farlo mio. Ma non è facile.
Inutile,
quando la strada si biforca, quando gli obiettivi diventano altri,
quando non basta più guardarsi negli occhi, è
necessario lasciarsi andare.
La
caverna.
Non
ricordo dove ne ho visto o sentito parlare, ma gira nei miei pensieri
continuamente in questi giorni.
Le
forchette al posto dei coltelli.
Un
sogno intenso, pesante, a volte bello ma poco collimante con la
realtà di un tempo. Impossibile pensare di sistemare le cose
in una maniera diversa dall’abituale. Eppure è quello
che è accaduto questa notte, quando le dita hanno incrociato
una mano diversa e, in un modo diverso, hanno sistemato le cose.
Forse
è un suggerimento, un pensiero che arriva da lontano e che
invita a posizionarsi da un’altra prospettiva: là dove i
coltelli si accomodano meglio e alle forchette diventa più
facile lasciarsi afferrare.
Molto
meglio lasciarsi andare al tremolio della voce nell’aria calda
che non controllare ogni parola nel freddo della pietra che
costruisce le pareti della caverna dell’anima.
Anche
questa una delle fasi transitorie della mia vita. Ma … questa
volta sono più forte, riesco ancora e sempre di più a
percepire ogni mio battito di ciglia, ogni flebile battito di cuore,
il sangue che pulsa nelle vene. E ciò mi rende in grado di
osservare senza dover controllare ed essere sempre meno sopraffatta
dalle paralizzanti paure.
Però
…
Il
sentimento della malinconia è sempre dietro l’angolo
delle emozioni che più mi appartengono. Quelle che fanno di
Fernanda Fernanda, che non potrebbe essere in altro modo se non che
accompagnata dalle sue malinconie, nostalgie, dai pensieri delicati,
dagli amori mai passati, dalla sua ricca solitudine.
Mi
perdo nelle pagine dei tantissimi libri che affollano la mia casa. Mi
lascio aspettare da loro quasi fossero animati, dotati di vita. Siamo
noi che li rendiamo vivi, sfogliandone le pagine con delicatezza e
curiosità. Alla fine provi un sentimento, li ami e lasci che
la luce intensa della finestra più grande ne accarezzi le
parole, ingiallendone la carta, rendendola vissuta.
Al
risveglio, in ogni mattino il pensiero ad ogni affetto e poi il più
bel sorriso, quando arriva in me la sua entusiasmante vitalità,
il suo sincero affetto.
Ha
riempito la vita. Una meraviglia che ha riempito la vita.
Mi
fermo a pensare, fra i mille battiti di cuore che mi accompagnano in
questo viaggio. Un viaggio di inizio autunno, un viaggio un po’
anticipato rispetto al passato, ma pieno di aspettative.
Le
paure si concretizzano nella somatizzazione di ogni fastidio e, a
fatica, questa volta mi arrendo.
Porto
con me le solite certezze. Questa volta un po’ di più,
un po’ più di tempo per arrendersi e lasciarsi andare.
Una pausa lunga per meglio riflettere, per osservare, per
consapevolizzare un sentimento forte che non vuole andare.
Fernanda
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