Pensieri
degli anni difficili
Le
cose essenziali.
Fortunata,
ho avuto una gran fortuna nella vita: quella di essere stata educata
al rispetto dell’altro, dell’Essere Umano.
Grazie,
per cominciare sento il bisogno di ringraziare.
Le
distanze abissali. Non si possono ignorare, anche perché la
lancetta del tempo che passa veloce incrementa questa grandezza.
Troppo
difficile “collimare” le diverse sensibilità,
bisognerebbe tornare indietro, ma non troppo, e arrendersi alla
evidenza della triste realtà. Si, è vero ognuno ha la
sua, dettata dagli apprendimenti, dai contesti e dalle possibilità
che ha avuto nel percorso.
Fino
ad un certo punto però …
Arriva
un momento in cui consapevolizzi che hai avuto gli strumenti
necessari e sta a te se prenderli ed usarli, oppure fare finta di...
e lavorare in un’altra direzione.
Imparerò
mai a rispettare le esigenze della mia persona, evitando di anteporre
quelle altrui?
Difficile.
Arrivata in una fase della vita dove questi lati del carattere non si
smussano più.
So
bene quello che succede al mio interno: ogni fastidio, ogni
sensazione, ogni reazione ha una motivazione che ben conosco. Molto
ho lavorato in questo senso e non so se ho veramente fatto la cosa
giusta oppure era meglio restare ignari e senza alcuna
consapevolizzazione.
Qualcosa
però mi sfugge. Lo leggo dalle sintetiche frasi che descrivono
gli stati d’animo, che parlano per gli stati d’animo. E
anche se nell’immediato reagisco senza farmi calpestare, la mia
sensibilità poi mi obbliga a scendere a compromessi e ad
accettare, senza alcuna remora, le debolezze dell’altro che
finiscono per calpestare, molto spesso, la mia persona.
Quanta
rabbia! Che peccato.
Interviene
Nelide con la sua pacatezza a ricordarmi il principio della
trasformazione, l’uso della creatività per dare voce ad
una emozione, bella o brutta che sia, ma che prenda forma, una
qualsiasi. Una frase da scrivere e rileggere per se stessi. Un pezzo
da condividere con gli altri. Uno scarabocchio, il più bel
disegno.
Quasi
quasi mi manca il freddo di quell’inverno, quando pensavo di
aver ritrovato l’equilibrio e pronta a continuare il viaggio.
Invece, ancora tutto aveva da prendere origine.
L’inesauribile
energia, la brezza calda della libertà, la vertigine. Combatto
con ogni parte del mio corpo, ignorando la forza del pensiero. Alla
fine mi arrendo insieme alla paura, la fatica della conoscenza.
E
inizia il lavoro, il percorso, il viaggio.
Con
“rispetto” per la mia persona, senza fretta, grande
dolore.
Questa
notte.
Tre
giorni, immagino tre giorni come un tempo: il nuovo, ma senza
dimenticare ciò che è stato; le stesse identiche
passioni; la nostra uguale inquietudine.
E
torna a me l’ansia di riempire la vita.
Scegliere
i pensieri. Non è così facile per come si può
leggere, facile da scrivere, complicatissimo da praticare. Andrebbe
insegnato fin dalla più tenera età, ma questo dono non
l’ho ricevuto, oppure forse non l’ho solo scelto. È
sempre, alla fine, una questione di scelte nella vita. Chiare e senza
complicazioni. Almeno così dovrebbe essere.
Con
la mente in un’altra pagina provo a finire questa, anche se il
momento è ormai passato.
Sempre
l’eleganza dei gesti e comportamenti torna a me, condita dalla
delicatezza che, sistemata sulla rugosità delle mani
accarezzate dagli anni, non finirà mai di sorprendermi e spero
mai di dimenticare.
Le
catene. Mi guardo intorno e vedo dappertutto le catene che bloccano
gli esseri umani. E mi chiedo ancora una volta il perché
l’uomo sceglie questo modo di vivere e non la libertà.
Nel pensiero, nei modi, nelle più sincere relazioni.
Tutto
sempre immobile, fisso, senza alcun movimento.
Ma
forse non è così.
Fernanda
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