La
voce del Grillo Parlante...
Secondo
la definizione ufficiale della FAO e dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità, i
probiotici
sono
“organismi
vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un
beneficio alla salute dell’ospite”.
Il
documento FAO/OMS che fornisce questa definizione si riferisce a
microrganismi non patogeni presenti negli alimenti o aggiunti ad
essi, ed “esclude riferimenti ad agenti bioterapeutici e a
microrganismi benefici non utilizzati in ambito alimentare”
(elementi non vitali oppure vaccini, etc.).
I
batteri lattici (LAB, Lactic Acid Bacteria), per la maggior parte
rappresentati dai lactobacilli, e i bifidobatteri sono i più
comuni tipi di microrganismi probiotici; anche alcuni lieviti e
bacilli possono essere utili.
I
fermenti lattici vengono comunemente consumati insieme agli alimenti
fermentati che li contengono (tipo lo yogurt con aggiunta specifica
di colture batteriche vive e attive), ma i fermenti presenti
all’interno di tali prodotti non svolgono alcun ruolo benefico per
l’organismo umano, perché muoiono appena entrano in contatto
con i succhi gastrici non sopportandone l’acidità.
Secondo
le linee guida della FAO/OMS, sono definiti probiotici solo quei
microrganismi che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in
adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per
l’organismo.
A
questo punto, parlare di “probiotici” per prodotti come
shampoo, dopobarba, disinfettanti e perfino materassi, rappresenta
una vero e proprio stravolgimento della realtà e, al tempo
stesso, un inganno al consumatore. Ma è improprio, secondo gli
esperti nutrizionisti, reclamizzare come probiotici anche molti
prodotti alimentari che pure contengono diverse specie batteriche
spacciate come benefiche, ma senza un vero fondamento.
Esperti
dell’nternational
Scientific
Association of Probiotics and Prebiotics (ISAPP) hanno
stilato un documento, pubblicato su Nature reviews –
Gastroenterology & Hepatology, in
cui si raccomanda che l’appellativo probiotico venga riservato
unicamente a prodotto contenenti adeguati livelli dei ceppi di specie
microbiche per i quali siano disponibili studi controllati che
confermino i benefici apportati alla salute.
Nel
nostro Paese, che si conferma come uno dei più importanti
mercati del probiotico al mondo, da diverso tempo il Ministero della
salute ha prescritto che l’uso della parola "probiotico"
per gli integratori alimentari e alimenti sia utilizzabile solo a
determinate condizioni, tra cui:
una
caratterizzazione genetica completa del ceppo reclamizzato come
benefico;
un
numero minimo di cellule vitali di quel ceppo;
una
storia dimostrabile, di utilizzo sicuro nel mercato italiano.
Fonte
Le
Scienze (edizione italiana di Scientific American)
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