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L’angoscia esistenziale e l’utilità del counseling.
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

11 giugno 2011



Ecco, noi, per esempio.


 

Counseling News

Se, camminando per la strada afflitto dai miei pensieri conflittuali e angosciosi, dovessi osservare la targa di una scuola che diploma counselor, mi domanderei (da uomo della strada): "Ma cos’è e, soprattutto, a che serve, un counselor? E poi, già che ci sono, qual è l’obiettivo di una scuola di counseling?"

Il quesito non sarebbe fuori luogo, dal momento che, ancora troppo poco, si sa dell’argomento e, al tempo stesso, tante (forse, troppe) sono le categorie professionali che si occupano di aiuto e sostegno alla persona. Quale magica freccia dovrebbe esserci, nella faretra di un professionista, per "sentire" l’esigenza della presenza di quest’ultimo?

Potrebbe darsi che qualcuno, visto che la legge lo consente, abbia deciso di investire un po’ di soldi fittando (o comprando) un immobile da destinare ad attività didattiche; dopodiché (e questa è sempre un’ipotesi), dopo una rapida ricognizione di mercato, abbia individuato un serbatoio di scontenti e "para - disadattati" e li abbia convinti a seguire e applicare una disciplina metodologica con finalità speculative.

Come stanno, veramente, le cose?

La pratica del Counseling come già descritto altre volte, si sviluppa negli Stati Uniti intorno alla fine degli anni ’40 come risultato dell’esigenza di reintegrare i reduci di guerra e di fronteggiare un nuovo modo di concepire la psicologia e, con essa, una diversa concezione della persona (responsabile, con una visione chiara del proprio destino, e in grado di gestire la propria esistenza attraverso apprendimenti corretti, adeguate motivazione, obiettivi concreti).

Si può affermare che, quella del counseling (vocabolo che significa, etimologicamente, "venire in soccorso per rialzarsi insieme e camminare autonomamente") sia una disciplina "diretta" o "trasversale".

Diretta, quando il counselor, divenuto tale per aver studiato presso una scuola di formazione afferente a delle associazioni di categoria che garantiscono sia per l’Ente che per i counselor, sceglie di svolgere questa professione a tempo pieno e su un piano esclusivo (cioè non si applica in altre professioni prevalenti).

Ma il counselor, può essere anche trasversale, come figura, perché anche uno psicoterapeuta, per esempio, può rivestire tali panni quando esce dall’ambito clinico di un individuo e cerca di indurre quest’ultimo a proiettarsi verso orizzonti decisamente meno foschi, sul piano della sceneggiatura per cercare di fargli scoprire quali e quante prospettive possa avere, sul fronte della leggerezza e leggiadria, del sentirsi normale, privo di disturbi di tipo invalidante.

Il counselor, a queste condizioni, può "albergare" (ovviamente, sempre con una specifica preparazione) in un docente, un medico, in uno psicologo, un genitore... purché, ovviamente, studi per diventare counselor!

Da studi statistici, pare che, un Italiano su cento, soffra di attacchi di panico. Una media in linea con le percentuali del mondo occidentale. Tuttavia, secondo Luigi Onnis (neuropsichiatra e psicoterapeuta familiare) se prima c’era una distanza abissale con i disturbi dell’americano medio, oggi quella differenza è venuta meno.

Questo, potrebbe essere l’effetto di un senso di angoscia che si riscontra sempre più nella Società attuale. Viviamo nella società dell’incertezza, dominata da una precarietà che non è solo economica ma riguarda ogni sfaccettatura di prospettive per il futuro.

"Sempre più frequentemente i sogni dei miei pazienti hanno a che fare con il rischio di precipitare in un abisso, scivolare rovinosamente senza trovare ancoraggi. O anche essere travolti da qualcosa che crolla e li sommerge" (Luigi Onnis).

Preoccupazione, ma non solo: crescono i casi di bulimia, ancor più dell’anoressia. E aumentano i disturbi narcisistici, con cui si svuota di valore e affettività, il rapporto con gli altri.

Insomma, sempre più sull’orlo di una crisi di nervi.

"Oggi, la crisi prende le forme dell’incertezza, ma è proprio da questa imprevedibilità che possono emergere risorse rimaste nell’ombra" (Onnis).

E allora, per tornare, al quesito iniziale, perchè si dovrebbe scegliere il mondo del counseling?

Cosa non offre. Non è una professione regolamentata. Questo significa che, in linea di principio, chiunque può arrogarsi il diritto di proclamarsi counselor e lavorare alla meno peggio. Una cosa el genere, è accaduta per la psicoterapia, prima del 1989 (anno in cui è stata promulgata una legge che ha regolamentato il settore).

A queste condizioni, è difficile ipotizzare un’assunzione lavorativa presso enti sanitari (anche se, in alcune regioni italiane come Piemonte, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia, etc. aziende opedaliere o strutture sanitarie private e ci sono molti sportelli regionali di counseling).

Si è pensato, nell’attesa di leggi ad hoc, per cui l’Italia è in ritardo (si pensi che in molti altri paesi europei, dopo sette anni di studio di counseling presso enti autorizzati, si diventa, addirittura, psicoterapeuti), di costituire associazioni di categoria riconosciute da inserire in un apposito elenco del Comitato Nazionale per l’Economia e il Lavoro - CNEL come "sistema di sicurezza" in grado di garantire uno standard qualitativo adeguato di preparazione.

Categorie professionali non regolamentate* i cui enti rappresentativi (oltre alla FAIP ed altre associazioni rappresentative dei counselor) sono inseriti nell’elenco del CNEL

  • Counselor
  • Amministratore condominiale
  • Consulente pubblicitario
  • Esperto relazioni pubbliche
  • Animatore
  • Mediatore familiare
  • Coaching
  • Consulente finanziario
  • Consulente tributario
  • Consulente di investimento
  • Esperto infortunistica stradale
  • Perito liquidatore
  • Professionista Webmaster
  • Statistico
  • Visurista
  • Osteopata
  • Optometrista
  • Bibliotecario
  • Musicoterapeuta
  • Educatore cinofilo.
  • Operatore subacqueo e iperbarico
  • Etc.

 

* Sono solo le professioni più conosciute, altre sono meno facilmente identificabili (in totale sono oltre 150).

 

Cosa, invece, offre, il counseling: ambiti e professioni per affrontare il precariato sociale

Career Counseling:

  • Aiutare le aziende nella gestione dei cambiamenti organizzativi (piani strategici, ricerca e sviluppo, razionalizzazione e organizzazione sostenibili
  • Ridurre i tempi di ricollocazione della persona, supportandola con successo nella ricerca di nuove opportunità professionali (attitudini a confronto con le esigenze del sociale, elaborazione curricula, aggiornamento su offerte di lavoro, business plan)

Counseling scolastico

  • Motivazione allo studio
  • Integrazione operativa scuola / lavoro finalizzata all’obiettivo realizzazione
  • Riduzione "dispersione" scolastica
  • Adattamento alle regole sociali
  • Etc.

Sollievo dal dolore sociale

  • Colloqui peer to peer
  • Counseling domiciliare
  • Counseling da strada (City angels)
  • Etc.

In ambito medico

(Maggiore empatia nel rapporto col paziente al momento della diagnosi, della prognosi e della terapia, etc.)

In ambito giurisprudenziale

(Separazioni, affido familiare, IVG per minorenni / maggiorenni, dipendenze, conciliazione, TSO, donazioni d’organi, medicina e psicologia del lavoro, etc.)

Conclusioni

Nessuno può negare il valore del Counseling Empowerment, ossia la possibilità di imparare (grazie all’aiuto di un counselor) a gestire le proprie capacità per agire, sia sul piano strettamente personale, che di conseguenza, nella Società, come essere umani protagonisti e non spettatori della propria vita.

Quindi, per contrastare l’angoscia esistenziale e la paura del futuro, è suggeribile individuare scuole di formazione e/o singoli professionisti per saggiarne qualità e potenzialità, dopo aver verificato l’appartenenza a "circuiti nazionali o europei di riferimento".

Ma non basta.

Gli operatori del settore hanno l’obbligo morale di divulgare la cultura del counseling per mostrarne l’utilità sociale, attraverso ogni manifestazioni attuativa eticamente accettabile.

Ecco, noi, per esempio...

Neverland Scarl (Ente che si occupa, fra l’altro, di formazione per counselor in sviluppo e gestione delle risorse umane per il sollievo dal dolore sociale) ha creato una divisione "No profit" ed una ONLUS per offrire, a proprio carico (e quindi, a titolo gratuito) per i più bisognosi:

servizi di counseling psicologico;

ascolto telefonico;

assistenza e consulenza domiciliare per il sollievo dal dolore sociale (per chi è affetto da disturbi e patologie e per l’intero caregiver) al fine di collaborare per mantenere o recuperare la dignità personale, anche in situazioni difficili.

Questo come primo segno tangibile (altre "azioni" seguiranno a breve), utile a far sentire il counseling e i counselors, parte fiera e attiva, dal punto di vista sociale e a far comprendere, la differenza con altre figure professionali assimilabili.

Cosa ci aspettiamo?

Che Enti rappresentativi nazionali, con rilevanza internazionale (come ad esempio, la Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia e Counseling - FAIP) acquisiscano e gestiscano (garantendo maggiormente l’assenza di elementi speculativi) iniziative come quella summenzionata. Non abbiamo dubbi sul fatto che, tale richiesta verrà recepita e attuata.

 

La solidarietà e il lavoro di gruppo, creano una cordata in grado di proteggere dagli abissi che si incontrano, quando si scalano le vette.

 

 

Giorgio Marchese - Medico Psicoterapeuta - Membro Consiglio Direttivo FAIP (Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia e Counseling) - Presidente Neverland Scarl / No Profit / ONLUS

 

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