 C'è
una cosa che, più di ogni altra, può essere definita,
contemporaneamente, la più lunga e la più corta, la più
svelta e la più lenta, la più divisibile e la più
estesa, la più trascurata e la più rimpianta, senza la
quale, niente può esser fatto, che divora ciò che è
piccolo e vivifica ciò che è grande...
Secondo Voltaire,
si trattava di quell'insieme di istanti che contraddistingue dei
termini fondamentali e che si chiama "tempo". Però,
siccome la vita è come una clessidra, in cui migliaia di
granelli di sabbia, uno alla volta, attraversano lo stretto passaggio
centrale, per scendere giù, dove tutto è già
accaduto, la misura e l'intensità di ciò che accade
nell'unità di tempo, dipende dal valore che ciascuno di noi dà
ad ogni singolo evento o a tutte le esperienze che colorano di
sfumature ogni parte del nostro essere. A queste condizioni, è
il nostro animo che "misura" ogni istante di eternità,
stabilendo quanto affanno per ogni progetto. Il
dolce e l'amaro.
L'attesa
e il commiato.
Niente è più lento per chi aspetta; niente è più
rapido per chi è felice. E se riuscissimo a "stendere"
l'impasto, in piccolo, fino all'infinito? Forse smetteremmo di
trascurare. Ed eviteremmo di rimpiangere. Ogni cosa, anche quella più
ovvia, diventerebbe "grande" meritando l'immortalità.
Almeno nel ricordo. “Se tu domandassi l'età ad un ottantenne lui, risponderebbe in base ad un rapido calcolo anagrafico. Ma se tu gli chiedessi di togliere dai suoi anni il tempo trascorso a compiacere amici ...
PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO |
..e
parenti, ad obbedire ai capi, a lavorare, a far denaro, a studiare,
ad odiare e ad amare gli altri e, poi, lo inducessi a riflettere su
quanto, di quegli ottant’anni, è il tempo rimasto per
sè, costui potrebbe, amaramente, scoprire di avere più
o meno l’età di un adolescente. E allora, caro amico,
breve non è la vita in sè, ma quella che veramente
viviamo!"(Lucio Anneo Seneca)
Cari
Lettori, non so dire se
è per via della professione che svolgo o perchè, da
sempre, ho dato grande valore all’introspezione ma amo calarmi
nelle profondità del Mio “Sè”.
Eppure,
scopro (e, in parte, temo) che, ogni granello di sabbia in grado di
scorrere nel collo della bottiglia del Tempo, del Mio Tempo (che,
poi, è in relazione al Tempo dell’Universo Intero che,
stranamente, nato senza Tempo né Spazio, subisce le
“curvature” di entrambi), appesantisce il piacere di
continuare a volerne di più...
Già,
di più...
Convinto
di essere immune dal rimpianto, ho rincorso le onde per balzare (COME
attraverso il corridoio di un buco nero) oltre l’Orizzonte
degli eventi e giungere più velocemente lì, dove, di
solito, la gente tarda a volere andare.
No,
non è la Morte ma, semmai, il Tempo e il Luogo dove scopri il
Mondo di ciò che diventa VERITA’!
Ecco,
ora so perchè sono al centro di un viaggio perfetto (quello
che, da Zigote, attraverso l’avventura Umana, ci porta oltre la
Dimensione conosciuta dove, materia e antimateria, si incontrano, si
fondono e si annichilano), che non si sorride se non c’è
un motivo, che non si tendono le braccia verso qualcosa o qualcuno
che non verrà.
Eppure...
immagino che il Meglio debba ancora venire; la cosa particolare è
che, a differenza del passato, questa convinzione non aumenta il
battito del mio cuore ma, anzi, lo stabilizza.
Come
naturale conseguenza di ciò che deve essere Giusto e Perfetto.
Una
volta, mi atterriva l’idea di poter spegnere la mia Passione
alla Vita. Ora ho scoperto che, il rallentamento, non è una
sconfitta di fronte alla speranza ma, invece, un nuovo modo di Amare.
In sintonia con l’Armonia del Tutto. Senza riferimenti certi
perchè, in fondo, il Tutto, è il vero Benchmark. Quello
da cui, infatti
è nato, poi, Tutto.
Il
dolce e l’amaro.
Non
teniamo mai al tempo presente. Anticipiamo il futuro, che ci sembra
lento ad arrivare, come se volessimo affrettarne il corso;
rievochiamo il passato per fermarlo, perché troppo svelto.
Come
chiunque altro, io non dispongo che di tre mezzi, per valutare
l’esistenza umana: l’osservazione degli uomini (i quali,
nella maggior parte dei casi si adoperano per nasconderci i loro
segreti o per farci credere di averne); i libri (con gli inevitabili
errori di prospettiva che sorgono fra le righe); lo studio di se
stessi (è il metodo più difficile, il più
insidioso ma, anche, il più fecondo)” (Marguerite
Yourcenar – Memorie di Adriano)
Forse
Leopardi aveva proprio ragione quando diceva che i momenti che
preferiamo sono quelli di una quieta e dolce malinconia, dove tu
piangi e non sai di che! "Malinconia del passato, gioia del
presente, pentimento del futuro: questa è la vita"( Jim
Morrison).
E
allora?
La
risposta è semplice e disarmante: cerchiamo di non vagare,
"imprudenti" nei tempi che non ci appartengono e, semmai,
impariamo a "pensare" e a "godere" a quello che
ci appartiene. Il Presente.

Giorgio
Marchese- Direttore La
Strad@
|