Pensieri
degli anni difficili
Tutto
ritorna.
Dove
tutto diventa, dove ogni cosa prende un colore diverso, dove la linea
dritta che delimita disegnando un confine, in realtà è
solo immaginaria, un trucco della mente. Qualcosa che non esiste.
Oltre,
mi piace immaginare che oltre il celeste di queste fantastiche
montagne che vedo dalla mia finestra, ci siano prati sterminati di
verde, illuminati dalla luce del sole, bagnati dalla sincerità
della pioggia.
La
dignità.
Mi
confondo, non trovo sicurezza nel mio modo di essere. Provo ad alzare
di un tono e subito dopo mi pento, non sento di essere me stessa e
vivo male.
Un
sonno arrabbiato, nasce dalla paura che le cose possano rimanere
immutate, non cambiare.
Difficile.
Una
cosa più equilibrata. Tanta sofferenza per arrivare a questa
consapevolezza. Eppure sembra una logica e semplice legge di Natura,
facile da perseguire senza dover necessariamente provare il dolore.
Mi
piace guardare il mare da dietro, meglio riesco ad apprezzare la sua
dolce maestosità, il dondolio delle onde che lentamente
raggiungono la riva.
Diversa
anche la luce che lo riveste, nasconde la trasparenza lasciando il
dubbio della certezza.
Vecchi
ricordi.
Diventa
ora tutto più lineare: la necessità si è
trasformata in uno dei bisogni più antichi che appartiene
all’uomo. Non se ne può fare a meno, anche se nessun
vincolo lo circonda, anzi, per questo ancora più libero e
puro. Sincero. E lo difendo ad alta voce senza doverlo imporre. Solo
a me stessa.
La
grande capacità di osservazione.
Ricomincio
esattamente da dove mi ero fermata, ma, questa volta, l’esperienza
mi guida, quindi, “silenziando” i sentimenti, agisco solo
con la ragione. Perché è così che deve andare,
perché era così che doveva andare.
Con
un innocente trucco, alleggerisco un flusso di aria bloccato, in tal
modo il vento attraversa l’anima e fluisce indisturbato.
Si
prende il volo.
Si
delineano sempre più le differenze, adagiate sui due lati di
questa profonda crepa che disegna il cratere.
Piano
piano si allontanano tensioni e sguardi. Ritorna la voglia di
ricominciare, ricucendo lo strappo che ha brutalmente lacerato
l’illusione della novità. E dalla visione di una storia
poveramente raccontata arrivo alla conclusione, alla verità,
cruda e che fa molto male.
Cosa
mi scalda intensamente il cuore?
A
passo veloce giungo alla fine del percorso, ma, prepotentemente,
vengo bloccata dalla riflessione che urge un contatto verso
l’esterno.
Vero,
importante sapersi meritare, darsi la possibilità di capire di
cosa siamo capaci.
Il
valore.
Gli
apprendimenti, condizionati dalla rigidità del passato,
lasciano una traccia che diventa cratere, lasciando vedere, scoprendo
le differenze.
L’importanza
di saper chiedere scusa e andare avanti. Segno di grande maturità
e crescita. Il viaggio verso la consapevolezza mai finirà.
Quanto
tempo è passato?
Mi
guardo intorno, sbocciano i primi timidi fiori: margherite birichine,
primule vivaci, allegri tulipani.
Ho
sempre timore che le cose possano sfuggirmi senza lasciare traccia su
di me. Mi assale il desiderio di vedere il mare, freddo dall’inverno
appena trascorso, pronto a scaldarsi dai raggi della imminente
primavera. E cerco l’orizzonte.
Ritrovo
un perno su cui posarmi. Un bellissimo riferimento che mi riporta al
passato più lontano e alla spensieratezza. Nasce però
dal dolore della prematura assenza, dal vuoto che ne è
derivato.
E
su questo nasce un grande sentimento condito di rispetto, piacere,
benessere. Voglia di dare un senso a qualcosa che non c’è
più.
Fernanda
“Non
far caso a me.
Io
vengo da un altro pianeta.
Io
vedo ancora orizzonti dove tu disegni confini …”
FRIDA
KAHLO
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