Pensieri
degli anni difficili
Non
è il momento, ora non è il momento!
Cammino
senza accorgermene, quando vengo ad essere catturata da un profumo
insistente di verde, di pino, di tempo trascorso già. Lì,
al mio fianco, mi offrono il loro ingenuo sorriso selvaggio.
Catturando.
Il
silenzio senza alcun disturbo.
È
passato del tempo, le nostre vite sono irreversibilmente cambiate,
eppure basta un cenno, uno sguardo di sfuggita e bene ci vediamo
dall’interno. Tutto in un anno, tutto in quell’anno.
All’interno.
Vorrei
non avesse fine. Era forse questo, quello di cui avevo bisogno in
questo momento della vita, particolare, dove frammiste sono le
sensazioni e le percezioni e i presentimenti sempre più
tangibili e reali.
Un
rivolo di acqua separa due istanti, così diversi fra loro che
impossibile pensare di poterli riaccostare. Forse mai lo sono stati.
I
graffi dell’anima. Ne abbiamo già parlato, sanguinano
lentamente e fanno ancora più male. Scavano un solco piano
piano, ma segnano però una rivincita. Con se stessi. È
di se stessi che stiamo parlando in questo primo mattino terso
accarezzato dagli aghi di pino che, senza chiedere, arrivano fino al
mio letto augurandomi un buongiorno di pensieri.
Che
non fanno male.
Dove
andranno a finire, poi, i pensieri?
Giorno
dopo giorno, velocemente passano le ore. È vero, è il
tempo la mia risorsa preziosa, non vivo nell’angoscia di
sprecarlo ma pongo molta attenzione a che sia vissuto bene.
Il
profumo del verde intenso arriva fino a dentro la mia anima, selvagge
le margherite più grandi mi prendono, prestando il loro
sguardo.
Estate
strana, questa. Di sicuro da ricordare. Quella che insieme ad altre
già trascorse traccerà un solco. Un punto di inizio di
un’altra fase della vita.
Piena
di dubbi. Non è vivere nei dubbi, è avere dei dubbi
sulle cose che si vivono. Il conflitto che ne viene fuori può
essere sfibrante, ma il salto è lunghissimo e ancora oltre si
può andare.
Vorrei
non tornare. I giorni sono passati così velocemente e cerco di
trattenerli con la mano.
Eppure
ancora tanto c’è da vivere.
Una
riconciliazione.
Cammino
annusando i ricordi, sbircio nei luoghi già vissuti, riguardo
bene l’interno delle cose e, pur avendo il desiderio di
rivivere anche per un solo momento, torno indietro con serenità.
Il
graffio traccia il solco. E lì rimane: non sanguina però,
ma segna un limite che non si può e non si deve ignorare.
Sguardi,
carezze, sorrisi inaspettati. Il sole, al buongiorno sulla mia pelle,
l’odore intenso di questa Natura spettacolare. Sono piena,
densa, zuppa di sentimenti. Metto da parte il contorno e provo a
cercare il centro di me stessa, per poter meglio comprendere,
comprendermi.
Col
mondo. Mi risintonizzo col mondo ma con una nuova consapevolezza.
Dubbi sempre tanti, sicurezza dentro le mie cose, la certezza che
quel che è stato era necessario ed irreversibile.
E
me ne gusto il beneficio.
Un
trasporto intenso mi spinge a guardare oltre trattenendo quello che
ho conquistato.
Corro,
cammino, accarezzo con lo sguardo, tocco con le dita, sfioro il
cielo.
Con
una punta di tristezza mi accorgo che fra qualche giorno questa prima
parte avrà fine.
Con
me stessa, provo a tornare con me stessa ma diventa difficile in
questo istante di elaborazione. In preda alle emozioni oppure intrisa
di attivazioni-inibizioni frutto di una intensa attività
cerebrale?
Difficile
scremare, non fa parte della natura dell’essere umano.
No,
non è stato come allora. Cambiati i momenti, le situazioni,
gli stati d’animo.
Fernanda
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