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Essere concilianti aiuta il cuore. Ma non solo.
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

8 novembre 2016



La vita è troppo breve, per avere dei nemici.


Counseling per una vita migliore

Restare attaccati alla rabbia provoca soltanto muscoli in tensione. (Joan Lunden). Per quante volte ci è stato spiegato che, capire gli altri per riuscire a perdonare i loro errori, sia cosa buona e giusta, tante volte ci siamo sentiti in obbligo "forzoso" nel provare ad ingoiare più di un boccone amaro.

Da qualche tempo i cardiologi valutano con particolare attenzione l’impatto dei fattori psicologici sulla salute cardiovascolare. Un legame, quello tra emozioni e cuore, trattato anche al convegno annuale dell’European Society of Cardiology in corso a Parigi. E così, se si ipotizza che la recente crisi economica possa aumentare del 15% i casi di infarti in Europa, c’è chi consiglia di sorridere a se stessi (nonostante tutto) e di andare incontro al proprio giorno, senza troppi patemi frutto, tra l’altro, di pregiudizi: tutto ciò, servirebbe a salvaguardare l’apparato cardiocircolatorio.

Le previsioni sugli infarti arrivano da uno studio condotto nel 2010 sulle conseguenze del crac dell’Irlanda. Si è notato, infatti, un aumento del 12% di accessi alle unità coronariche nei mesi successivi al culmine della crisi. Sulla base di questi dati, gli esperti prevedono dunque che l’espansione a macchia d’olio dell’attuale crisi faccia salire fino al 15% gli eventi cardiovascolari.

Ecco, così, che una "sana" risata potrebbe venire in aiuto!

Essere positivi (o, quanto meno, realistici) evitando il pessimismo propugnato come una fede, aiuterebbe il cervello a produrre endorfine, sostanze che stimolano le pareti dei vasi sanguigni. Lo afferma uno studio condotto per dieci anni all’università del Maryland, e che ha analizzato più di trecento volontari, con o senza disturbi cardiovascolari. I pazienti hanno mostrato una maggiore regolarità del battito, basso livello di adrenalina e pareti dei vasi sanguigni nella norma dopo aver guardato spezzoni tratti dal film comico "Tutti pazzi per Mary", mentre la pellicola drammatica "Salvate il soldato Ryan" ha fatto riscontrare una generale sofferenza. E così si comincia a pensare a progetti di prevenzione cardiovascolare che tengano conto anche della sfera emotiva dei pazienti.

Inoltre, due ricerche dell’Università del Michigan e del Tennessee hanno dimostrato che oltre a diluire la rabbia e a ridurre lo stress, riconciliarsi (con sé e con gli altri) abbassa la pressione sanguigna e aiuta a guarire, addirittura, l’artrite (compresa quella psoriasica).

La capacità di perdonare diventa, così, materia di studio.

Infatti, si chiama proprio "Progetto perdono", un’altra ricerca condotta nella Stanford University. "Ogni relazione è un processo attivo; allora, anche ogni tentativo di ripararla dovrebbe essere un processo attivo", sottolineano i ricercatori, che rivestendo i panni del counselor, consigliano alcune accortezze: prestare attenzione ai sentimenti dell’altro, chiedergli cosa prova, dimostrargli di avere bisogno della sua comprensione e di un chiarimento conciliatorio. Per avere un effetto terapeutico, il tutto dovrebbe essere fatto entro poco tempo dal litigio evitando, in tal modo, l’aumentare del risentimento

Ero arrabbiato con il mio amico: Io glielo dissi, e la rabbia finì. Ero arrabbiato con il nemico: Non ne parlai, e la rabbia crebbe (William Blake).

Qual è la differenza tra subire e perdonare?

Subire comporta l’essere costretto a sopportare. Perdonare porta a capire, comprendere e... acquietarsi. Un uomo che medita la vendetta, mantiene le sue ferite sempre sanguinanti. (Francis Bacon).

Effettivamente, non è utile lasciare che la rabbia per uno o più torti subiti rimanga in circolazione a fare danni, nel nostro organismo. Si potrebbe, ad esempio, cercare qualcuno cui confidare le proprie difficoltà, una persona con cui sfogarsi, insomma (ovviamente, meglio se capace di ascoltare senza giudicare... un po’ un counselor, insomma!). In aggiunta, un po’ di attività fisica supplementare non guasterebbe. L’obiettivo deve essere quello di tendere a riacquistare la necessaria lucidità per attuare le giuste valutazioni finalizzate ad "uscire dal pantano" e ricominciare a guardare "oltre" e "dentro"... alle cose più importanti.

Come si può agire per evitare di reprimere?

Come spiegato in altri articoli, proviamo a domandarci: Cosa si reprime? La risposta, sarà: "un sentimento", in base agli eventi! Quindi, per prima cosa, è necessario analizzare gli eventi e fare una serie di riflessioni:

  • se, riflettendoci su,, si scopre di avere torto, non ha senso ribellarsi all’altro e poi reprimere la lo stato d’animo!
  • quando i fatti mostrano che non dipende da responsabilità personali l’evento a seguito del quale si reprime ma che è soltanto una motivazione di aggressività da parte dell’altro, bisogna fare delle valutazioni in merito a chi ci ha dato fastidio; se la persona ci interessa si può, temporaneamente, sospendere il fastidio (non reprimerlo !) per analizzare (in un secondo momento), insieme, l’evento frustrante; se la persona non ci interessa, si può decidere di non prendere proprio in considerazione la "provocazione" oppure di reagire anche violentemente, a seconda della capacità di metabolizzazione energetica di quel preciso momento e della eventuale pericolosità del personaggio che ci si trova di fronte. 

il sistema migliore di affrontare le frustrazioni, prevede due momenti consequenziali:

  • Assorbimento della frustrazione (accettare il problema e affrontandolo, senza tentare di sfuggirgli);
  • Smaltimento della frustrazione ("digerire" la sofferenza attivando sistemi di risoluzione).

Come si fa a perdonare, senza soffrire più di tanto?

Partiamo dal principio che, perdonare qualcuno, porta a capire le motivazioni che lo hanno indotto ad offenderci accettando l’idea che tutti possiamo sbagliare in maniera inversamente proporzionale alla maturità acquisita e direttamente proporzionale al grado di stress raggiunto. Questo frena il nostro risentimento consentendoci di calibrare al meglio il grado di suscettibilità. Tutto ciò è utile, inoltre, perché porta a cancellare dal proprio cuore e dalla propria mente sentimenti come rancore e risentimento, che sarebbero dannosi anzitutto per la propria persona. Vendicarsi per un torto subito porta ad infliggere una punizione per ritorsione. Questa situazione apparentemente compensa una condizione di squilibrio ma, in realtà, oltre a metterci in una irreale posizione di superiorità di fronte a chi ha "mancato" nei nostri confronti, crea un periodo di rabbia ulteriore che dura per tutto il tempo impiegato a studiare la strategia più incisiva. Inoltre, tutto ciò potrebbe innescare un pericoloso effetto boomerang, nel caso in cui si producano, successivamente, dei sensi di colpa. Non esiste un codice etico comportamentale cui ispirarsi, a seconda delle circostanze. Possiamo, invece, rifarci a ciò che sentiamo di dovere o potere mettere in atto, in funzione dello stato d’animo del momento e, più in generale, delle capacità maturate.

"Chi non sa perdonare, spezza il ponte sul quale egli stesso dovrà passare" (Sacre Scritture).

 

Fonti

  • www.edott.it

G. M. - Medico Psicoterapeuta / Counselor - Presidente Neverland (Scarl - No Profit - ONLUS) -- 20 marzo 2014

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