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Fra uomini e donne...
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

2 gennaio 2010






La gara è fra il coyote ed una stella?


 

A spasso verso un futuro migliore

Domani, domani... ti faccio un regalo, ti rendo di nuovo la tua libertà; ti libero il cuore, così volerai... e io farò a meno del poco che dai. Domani, domani... l’amore mi scopre sprovvista di cose da dire per te; un’altra emozione ognuno vivrà: saremo lontani. Domani, dopo te, nella mente, spazi liberi. Senza te, vedrai, vivrò. Dopo me, dentro al cuore, canterai, ballerai, piangerai. Domani, domani... divento un’amica, ma quanta fatica per stare con te. La rabbia e l’amore finisce tra noi, saremo lontani. Domani ti sciolgo le mani, così volerai... e poi farò a meno del poco che dai. Domani, domani... l’amore mi scopre sprovvista di cose da dire per te; in fondo, il mio cuore un po’ soffrirà ma è certo che, indietro, io non tornerò. La rabbia e l’amore finisce tra noi, saremo lontani. Domani. (Laura Luca)


Uomini e donne: le due metà del cielo... o dell’inferno. Cerchiamo di capire perché il rapporto fra loro è, frequentemente, così difficile.

Chi è la donna?

Se ci mettessimo a cercare il significato di questo termine, sui dizionari della lingua italiana, troveremmo che, la parola donna, deriva dal latino "domna", forma sincopata di domina, cioè "padrona". Padrone. Termine controverso e affascinante al tempo stesso, che identifica chi esercita il diritto del possesso su qualcosa o su qualcuno ma, anche, la capacità di gestire tutto quello di cui dispone, con la sicurezza di chi sa mettere le mani al posto giusto, come dentro le proprie tasche.

E osserviamola, questa donna, nella descrizione "emotiva" ed "evocativa" che l’immagine proposta riporta. Divisa fra il bisogno di realizzarsi in una Società ostile e il piacere di donare tutta se stessa ad una nuova vita (quella del proprio figlio, magari), passando per la speranza di incontrare un principe azzurro gentile, educato, rispettoso.

Il risultato?

Molto, troppo spesso, il dover rivestire un caleidoscopio di ruoli, ci mostra un’immagine affaticata, anche se non impacciata, sicuramente in affanno tra:

  • il voler essere all’altezza delle performance maschili (camminare, lavorare, programmare e dialogare al telefonino: tutto contemporaneamente!);
  • mostrarsi adeguata per ottenere il giusto riscontro in termini di accettazione (vestito e cappotto di classe);
  • non rinunciare né alla comoda razionalità (borsa capiente in cui riporre di tutto e di più) né, tantomeno, ad un pizzico di charme femminile (scarpe coi tacchi a spillo)

Chi è l’uomo?

Ex imperatore, ex grande dittatore, un potente in decadenza con, nel cuore, lo stesso stato d’animo che proverebbe un sacerdote se gli venisse comunicato (da fonte certa) che Dio non è mai esistito. Attraverso l’immagine proposta, possiamo renderci conto del fatto che, questo "povero" signore, amerebbe tantissimo acquisire il carisma di don Vito Corleone (uomo onesto, a dispetto della sua "professione", dotato di una saggezza senza pari, amato e rispettato anche dai nemici). Il problema nasce dal fatto che, sempre più, il nostro uomo, cerca (anche se non sempre trova) l’amore dei figli attraverso un dialogo franco e sincero, in cui mostrare la propria parte bambina senza il timore di sentirsi incompreso e deriso. Inoltre, particolare non affatto trascurabile, si attende dal futuro (non importa quando) una donna che lo accolga, lo protegga (con misura e discrezione) e lo faccia sognare. In cambio è disposto a lasciarsi condurre: infatti, nel riquadro in basso a destra, gli occhi aperti e l’espressione decisa è in "dotazione" ad una "lei" che mostra di sapere ciò che vuole.

Alla luce di ciò

In questa bell’immagine che richiede ben pochi commenti, abbiamo due uomini (Al Pacino ed Andy Garcia, che interpretano ne "Il Padrino Parte Terza", rispettivamente Michael e Vincent Corleone), due cavalieri venuti fuori da tante battaglie. Uno anziano e uno giovane. Quest’ultimo ha il capo chino per il troppo peso del presente e per la stanchezza delle cose passate. Quello dai capelli grigi è l’unico che guarda dritto verso il futuro, emaciato e ferito, attende il verdetto con dignità ma senza illusioni. Non ci sarà clemenza. Gli occhiali scuri mostrano il bisogno di proteggere quegli occhi, che hanno visto troppo e male, dal tramonto del proprio avvenire.

In conclusione

La donna porta in dote l’angoscia dello stress e l’uomo si fa accompagnare la demotivazione delle disillusioni. Bonjour Tristesse!

Perché, la donna, è stata, da sempre (e in parte lo è tuttora), considerata subalterna?

Quindici o venti miliardi di anni fa, pare sia iniziata l’avventura dell’Universo. Molto, ma molto tempo dopo, i primi esseri umani (circa 250.000 anni fa) a cavallo delle ere glaciali della preistoria, hanno dovuto impegnarsi non poco per evitare l’estinzione a causa dei vincoli ambientali e degli scarsi mezzi a disposizione.

Servendosi della pietra come strumento di caccia, agevolati dalla manualità e dalle dita prensili, come molti animali si rifugiano nelle caverne per ripararsi dal freddo e dai pericoli; vivono in un’economia parassitaria, di raccolta dei frutti naturali, di caccia e di pesca. Per seguire le prede e i frutti sono costretti al continuo nomadismo con l’alternarsi delle stagioni. Pian piano, comunque, si iniziano a delineare ruoli sociali più complessi. Ogni gruppo ha un proprio totem, un animale sacro e si diffonde la spiritualità ed il culto dei morti. Attualmente, benché molte clessidre abbiano contato innumerevoli granelli di sabbia da quella notte dei tempi, possiamo considerarci ancora poco meno che adolescenti alla ricerca di un motivo per continuare a lottare, senza conoscenze adeguate. A queste condizioni, continua a prevalere la cultura "muscolare" su quella "neuronale" e del buon senso. È chiaro, quindi, che la donna, più svantaggiata in fatto di forza bruta, abbia dovuto ricoprire ruoli da comprimaria.

Esiste un vantaggio, però!

Non potendo competere sul terreno della violenza testosteronica, la donna ha allenato e sviluppato, in maniera più specifica e sempre più efficace, le cellule stimolate da mediatori chimici più raffinati: quelle del sistema nervoso. E siccome, la realtà, ci mostra che più frequentemente vince la tecnica sulla forza, ecco che il gentil sesso, sarebbe in grado di costituire un modello autorevole per capire come vivere "a dimensione umana".

Peccato, però, che nel tempo, la donna abbia scelto di correre, per vincere, sullo stesso terreno maschile: quello del gessato grigio e del sigaro d’ordinanza dei consigli d’amministrazione. E qui lo scontro è durissimo e per nulla costruttivo.

"La gara è fra il coyote e una stella a chi sa e vuol raccontare il gruppo più fantastico di storie che si possa ricordare. Ma, mentre il coyote è un mancatore di parola e un mentitore, la stella che cadente è la più bella con la coda che si muove con splendore e su una pietra, i due stanno nel fuoco della notte a raccontarsi a turno con le voci calde o rotte; la stella parla adagio e il coyote grida forte: buttati in questo gioco, per chi perde c’è la morte. Ma col passar del tempo, la stella fa fatica a raccontare e, invece, le parole del coyote corrono come acqua di un fiume verde verso il mare. E, mentre passa il vento in alto un’aquila si desta e carica di voci, luci è tutta la foresta, la notte passa e il cielo è rosso di mattino: finisce questa gara incominciata dal destino. La stella allora si dichiara spenta e muoreed ora è un pugno di cenere il suo splendore. Perché vince il coyote il racconto non lo dice ma lo lascia immaginare: la vita è fantasia, è coraggio, è lotta dura con la voglia di inventare e se la stella con la coda tante storie raccontava, la fantasia del coyote col suo fuoco la bruciava e poi faceva ascoltare l’erba crescere sulla mano e il grido della risacca di un prossimo uragano" (Lucio Dalla).

Ma in fondo, l’uomo, è davvero così forte e sicuro di sé?

Rambo è un film del 1982 diretto dal regista Ted Kotcheff. Tratto dal romanzo First Blood di David Morrel, ha tra gli sceneggiatori lo stesso Silvester Stallone, che interpreta il protagonista. Questa pellicola vuole essere una condanna all’emarginazione subita dai reduci dal fronte del Vietnam e, al tempo stesso, una profonda introspezione che riguarda John Rambo, trasformato in una macchina da guerra letale, che nasconde nel suo animo tutte le sofferenze subite da se stesso, ma anche dai suoi compagni di plotone, durante la guerra.

Solo, ferito, abbandonato, bisognoso di essere accettato. Cosa vuol dire "forte"? Capace di resistere alle sollecitazioni senza perdere la capacità di continuare il proprio operato. E certamente, il nostro eroe, non mostra segni di resa né, tantomeno appare privo della fiducia di potercela fare. Quello che disturba il suo stato d’animo, però, è piuttosto la voglia di continuare per la perdita della motivazione e il crollo degli ideali. Ecco, questo è il nostro "uomo". È inutile nasconderlo!

A questo, aggiungiamo che l’uomo, rispetto alla donna, ha (statisticamente) una previsione di vita più breve per una combinazione di fattori, fra cui, quelli:

  • genetici: secondo ipotesi nient’affatto campate in aria, la presenza del doppio cromosoma X, rende più stabile gli "assetti" rispetto alla disomogeneità maschile X - Y;
  • ormonali: per presenza, tra l’altro, degli ormoni estrogenici che proteggono il cuore;
  • sociologici : meno frequentemente rispetto agli uomini, le donne combattono in guerra e svolgono i lavori più pericolosi causa di incidenti o malattie;
  • preventivi: le donne si sottopongono a screening medici mediamente più accurati;
  • comportamentali: solitamente, le donne fumano e assumano alcolici in misura inferiore agli uomini..

Come si costruisce un dialogo fra uomini e donne?

"L’autunno, eccolo qua, coi suoi tramonti e le sue foglie gialle che cadono e restano a terra come me quando non so come reagire... L’inverno passerà, speriamo presto, almeno il caldo tornerà; col sole torna un po’ di positività che male non ci ha fatto mai. Mi piace come sei e ti prego non cambiare mai, fallo per me, vai così bene così come sei che è inutile parlarne. Mi piace cosa sei, coi tuoi capricci e la tua femminilità: sei un tatuaggio sull’anima e poi, non ti cancellerò mai! Mi piace come sei, addormentiamoci, così, su di noi; così rimane quel qualcosa di più, che male non ci ha fatto mai! Mi piace cosa sei, coi tuoi capricci e la tua femminilità: sei un tatuaggio sull’anima e poi, non ti cancellerò mai!" (Alex Britti)

"Accettami così, ti prego non guardare nella mia testa: c’è un mondo da ignorare. Voglio che tu sia mia complice discreta; accettami e sarai la mia bambola di seta. Accettami e, vedrai, andremo fino in fondo. Non pensare a cosa e’ giusto e a cosa sta cambiando, andiamo al polo nord o al sud, se preferisci; accettami ti prego, dimmi che ci riesci, non ho detto mai di essere perfetto; se poi ti aiuto io a scoprire ogni mio difetto, se ne trovi di più, ancora, mi sta bene: basta che restiamo ancora cosi’ insieme... amo, amo.. e’ qualcosa che si muove su e giù per lo stomaco, più freddo della neve; amo, amo... e’ un buco alla ciambella: la sua dolcezza effimera la rende cosi’ bella. Accettami e, vedrai, insieme cresceremo qualche metro in più, il cielo toccheremo, più alti dei giganti, più forti di Godzilla; faremo una crociera su una nave tutta gialla, andremo su un’isola che sembra disegnata con colori enormi e un mare da sfilata: per quanto mi riguarda ho fatto già il biglietto, ti prego non lasciarlo accanto a un sogno in un cassetto! Amo, amo... è qualcosa di speciale, su e giù per lo stomaco: è come un temporale! Amo, amo... è il sugo sulla pasta: finché non è finito, non saprò mai dire basta! Amo, amo... è un dono di natura perché, la nostra storia, non e’ solo un’avventura. Amo, amo... è una semplice canzone che serve, a me, per dirti che sei una su un milione..." (Alex Britti)

Non di rado ci si imbatte in rimorsi e rimpianti, per una vita indirizzata verso luoghi troppo esposti a quel vento che attenua la fiamma che si chiama amore e che, invece, richiede cura e attenzioni come un piccolo bonsai che, a dispetto delle assurde leggi degli uomini, vuole crescere e tendere le proprie "braccia" al cielo...

Alla base dell’amore, però, c’è il dialogo, fatto di comprensione, accettazione e (perché no?) un pizzico di ammirazione.

Proviamo a chiudere gli occhi e lasciamo andare il fluire dei pensieri, trasmigrandoli su carta, così come un flusso di elettroni potrebbe "impressionare" la pellicola, in una "camera a nebbia", durante gli esperimenti di fisica delle particelle.

Ma è poi vero che, stimandosi, comprendendosi e amandosi, ognuno capisce e accetta il mondo di chi gli cammina accanto?

Abbiamo mai provato a conciliare i due opposti estremismi, quello dell’uomo che, si dice, ama (tra l’altro, poco e spesso) come pensa e quello della donna che, invece, pensa come ama (in maniera più intensa e univoca)? A queste condizioni, è probabile che si riesca a superare la paura di essere feriti dall’altro e che si accetti l’idea di rimettersi in discussione per verificare come poter migliorare ancora, senza la necessità di difendere lo steccato dell’egocentrismo "malato" che porta all’indifferenza esistenziale, al vittimismo e al logoramento di qualunque rapporto d’amore. L’importante, comunque, è non subire il modo di fare e di pensare dell’altro. Si può discutere e scontrarsi, se è il caso, ma non rassegnarsi. Se le strade divergono, vuol dire che non ci si ama abbastanza. A quel punto, necessariamente, bisogna capire cosa è più importante, tenendo presente che, a volte, l’amore è come la vita: se non te ne cura abbastanza, "avvizzisce" ogni giorno di più... e quando finisce, a volte, neanche te ne accorgi.

Fra uomini e donne. Un momento di tensione. Un uomo e una donna. Dov’è il problema?

Ormoni a parte, un’era di competizione e prevaricazione li divide. Il primo a procacciare il cibo (tranne quando è un leone, che ci pensa la leonessa) e sentirsi riconosciuto nel suo ruolo: basterebbe un grazie! La seconda, sopraffatta dalla paura di arrivare seconda, in quella gara dove l’obiettivo è "affabulare".

Cosa abbiamo?

Cos’è che cercano entrambi per potere andare insieme nel tragitto della vita? Capire il senso dello stare insieme, per potere, insieme, condividere, soffrire e vincere: ciascuno aspettandosi, dall’altro, un "grazie". Magari una pacca sulle spalle.

"Mi ritrovo a raccontare il mio segreto, questa volta senza sentirmi giudicata. Lo accenno appena pensando non sia rilevante, ma colgo una luce che brilla come avessi centrato l’obiettivo. È nato un sentimento piano piano, fra la paura di sciuparlo con l’abitudine ha preso un’altra strada, non quella solita e convenzionale, ma una che ci ha dato la possibilità di godersi il paesaggio. È stato però necessario mettere da parte molti istinti naturali, che non vanno condannati. E solo allora mi accorgo di avere creato l’accoglienza, di avere stimolato il desiderio di ritornare. Senza rimproveri ma a braccia aperte. Non lo so perché. Mi è venuto naturale..."(F. A.)

"Quando sarò capace d’amare, probabilmente non avrò bisogno di assassinare in segreto mio padre né di far l’amore con mia madre in sogno. Quando sarò capace d’amare, con la mia donna non avrò nemmeno la prepotenza e la fragilità di un uomo bambino. Quando sarò capace d’amare, vorrò una donna che ci sia davvero che non affolli la mia esistenza ma non mi stia lontana neanche col pensiero. Vorrò una donna che, se io accarezzo una poltrona, un libro o una rosa, lei avrebbe voglia di essere solo quella cosa. Quando sarò capace d’amare, vorrò una donna che non cambi mai ma, dalle grandi alle piccole cose tutto avrà un senso perché esiste lei. Potrò guardare dentro al suo cuore e avvicinarmi al suo mistero non come quando io ragiono ma come quando respiro. Quando sarò capace d’amare farò l’amore come mi viene senza, la smania di dimostrare, senza chiedere mai se siamo stati bene. E nel silenzio delle notti, con gli occhi stanchi e l’animo gioioso, percepire che anche il sonno è vita e non riposo. Quando sarò capace d’amare, mi piacerebbe un amore, che non avesse alcun appuntamento col dovere, un amore senza sensi di colpa, senza alcun rimorso, egoista e naturale come un fiume che fa il suo corso. Senza cattive o buone azioni senza altre strane deviazioni che, se anche il fiume le potesse avere, andrebbe sempre al mare. Così vorrei amare" (Giorgio Gaber).

G. M. - Medico Psicoterapeuta

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