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Le stranezze della vita
di Mariano Marchese  ( marianomarchese1@gmail.com )

24 maggio 2004

A volte la vita è proprio strana, ti succedono cose che ti capita di vivere, come lontane emozioni, solo attraverso lo schermo di un televisore o, al massimo, di un cinema. Capita di commuoverti per una scena triste ma poi ti tranquillizzi perché, tutto sommato, si tratta solo di un film. Ma quando il film si materializza nel tuo quotidiano catapultandoti in una realtà che non vorresti mai che ti appartenesse, allora per te inizia un brutto incubo dal quale non basta aprire gli occhi per potergli sfuggire. E' in questi momenti di vera difficoltà che ti rendi conto di come il tarlo della paura si insinui, lento ma costante, nelle anime di familiari e amici devastandole; e ti accorgi di non poter fare nulla per loro perché devi fare ricorso ad ogni energia sparsa nel tuo corpo e nella tua anima; tu hai veramente altro a cui pensare, infatti, devi recuperare tutte le tue forze per superare quel brutto incubo, per tentare di scorgere la luce alla fine di un lungo e buio tunnel, al fine di determinare, ancora una volta, il tuo futuro, quel futuro che senti sfuggire piano piano e che tenti di riprenderti perché ti appartiene, è tuo! A volte però dell'incubo non ne sei il protagonista ma semplice spettatore! Mors tua vita mea, verrebbe da pensare, la realtà, invece, sta proprio da un'altra parte; se ad essere infelice protagonista di quel brutto incubo è un familiare molto stretto, mettiamo un fratello, allora l'incubo diventa dramma; dentro di te si innescano dinamiche indescrivibili che ti conducono sul sentiero della paura. In quel momento hai due possibilità...Per continuare a leggere cliccare sul titolo


...l’una che consiste nel perdere la testa andando a infoltire la già nutrita schiera di impaurite persone che, in maniera del tutto inconscia, ma pesante, trasmettono le proprie ansie, le proprie incertezze proprio al malcapitato che, allora, comincia a rifiutare tutti, allontanando per proteggersi e proteggere,certo non per cattiveria. L’altra possibilità è quella di non perdere la testa quando intorno tutti l’anno già persa. Più facile a dirsi che a farsi, ma è proprio così, in quanto solo così puoi renderti veramente utile, solo così puoi fornire il positivo di cui l’altro ha bisogno, altrimenti meglio lasciar perdere. Superati i primi momenti di difficoltà dovuta al lato affettivo che ti coinvolge emotivamente, senti una forza inarrestabile sgorgarti da dentro una forza che ti permette di accompagnarlo nel lungo percorso che dovrà affrontare. Sai di dover dire la parola giusta al momento giusto, come di dover essere presente una volta e sparire l’altra, rispettando i suoi momenti di riflessione che gli consentono di essere forte, dignitosamente forte cosciente di essere tale. Dentro di te si innescano tanti pensieri, tanti ricordi che ti scorrono innanzi proprio come in un film, il film della tua vita in cui tuo fratello scopri che non è stato una meteora bensì uno dei pochi attori protagonisti. Lo rivedi mentre ti da forza in un momento davvero difficile e il serbatoio del tuo coraggio, della tua voglia di esserci, ti si riempie come per magia; se credevi di essere stanco scopri di non esserlo, se credevi di mollare sei cosciente di riuscire a non farlo, se credevi di non essere abbastanza maturo per reggere, ti scopri, invece adulto, ti scopri fratello, forse padre, amico e quant’ altro possa servire a superare il momento; sai che devi dargli la tua lucida coscienza in aggiunta alla sua, la tua forza interiore che trovi nascosta dentro e che non sapevi di avere, almeno in simili quantità. Ti scopri diverso, ancora una volta diverso, sai di vivere un’esperienza che ti cambierà, e, come si usa dire ogni esperienza, bella o brutta, sai che è pur sempre un’esperienza. Quando, poi, la ricerca di un perché, di una spiegazione, spinge ad andare lontano e a essere solo con lui, ti riscopri ancora più forte; affronti la solitudine del momento con lucida coscienza, vivendo una realtà che non ti appartiene in un mondo che non conosci e con il quale ti devi comunque confrontare, con il bagaglio di tristezza che ti pesa sulle spalle come un macigno...il tutto da solo, ma solo con te stesso, recuperando, forse, un rapporto che tenevi da parte; anche questa è un’esperienza, non ti spaventa perché sai che contribuirà alla tua crescita, esperienza che ti vede salire e scendere le scale di un ospedale, andare avanti e indietro in una sterile e fredda "corsia" molto lontano da casa, che ti insegna a saper leggere e decifrare gli sguardi come gli stati d’animo, un’esperienza che ti fa scoprire l’intensa vicinanza di persone conosciute da poco che è come se conoscessi da sempre, così come il silenzio di chi ti aspetti e che invece non trovi, soprattutto di chi ha goduto della tua di vicinanza, magari in momenti di seria necessità, di chi ha preso a mani piene...ma la vita è così! Tutto però passa in secondo piano di fronte a quello che vivi in questo momento, lo vivi in solitudine lo vivi con forza, lo vivi non con speranza ma con fiducia, con estrema fiducia in quel futuro che deve necessariamente riprendere il suo corso....

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