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di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it ) e di Stefania Labate  ( stefanialabate@hotmail.it )

28 agosto 2003





Come lo si abitua a fare meno del pannolino? E quando i genitori si separano...?


 

...Per crescere meglio - 8

Continuiamo a parlare di bambini... volevo chiederti se esiste una classificazione "tecnica" che sia in grado di individuare i loro stadi di crescita.

Posso riportarti una tavola indicata dalla Dott.ssa Sara Russo, in alcune sue pubblicazioni, pregandoti di tener presente che il passaggio da una fase a quella successiva (in cui si vivono delle "crisi" fisiologiche di adattamento) è fortemente condizionato da fattori ambientali ed educativi.

Cominciamo:

La Prima Infanzia, comprende il I° ed il II° anno di vita.

L’Infanzia propriamente detta, connota il II° ed il III° anno di vita.

La Puerizia, riguarda quel lasso di tempo compreso fra il III° ed il VI° anno di vita.

La Fanciullezza, configura il range che esiste fra il VI° ed il X° anno di vita.

Con i termini di Preadolescenza, Adolescenza e Postadolescenza, comprendiamo il lungo periodo che va dai 13 ai 25 anni di età.

Fermiamoci alla I° Infanzia. Ci sono varie teorie anche sull’argomento che sto per proporti e riguarda un momento che per il bambino può anche essere traumatico e cioè l’abbandono del pannolino...

Come si gestisce?...come va fatto?

...Aspettando che sia lui o lei ad essere pronto in maniera tale che non venga vissuto come un abbandono di una abitudine protettiva e cioè quella di fare i propri bisogni in un contenitore aderente. Questo sistema, tra l’altro, gli crea una certezza... quella di sapere dove vanno i suoi "cacca e pipì". Tutto ciò, non va trascurato perchè, nel bambino, abbiamo una manifestazione affettiva anche attraverso le sue feci per esempio.... E allora, il non sapere dove vadano a finire gli può creare anche una situazione d’angoscia. Sembra strano, ma è così.

In genere, se un bambino viene nutrito da un punto di vista neutrergico e nella giusta maniera nel corso dei primi due anni circa di vita, può essere abituato pian piano a non aver bisogno del pannolino.

Solitamente si scelgono i periodi caldi per questo scopo, in modo da lasciare il bambino libero... magari quando si va al mare, però non va creata un’aspettativa eccessiva.... per esempio non è utile dire al bambino "Ora ti leviamo il pannolino perché sei diventato grande quindi non hai più bisogno di essere trattato come un neonato"....

Perché?

...perché, i primi tempi, per abitudine, sentendo il bisogno di urinare, per esempiosi, si "lascerà andare" facendosela addosso; allora potrebbe concludere con una considerazione del tipo "Io mi sono sporcato e quindi non ho risposto alle aspettative dei miei genitori!"

In questo modo, può vivere male questo momento; soprattutto in questi casi si deve trasmettergli una sensazione di sicurezza facendogli presente che non è strano, ma addirittura normale in quanto lui è abituato ad avere il pannolino... Pensa che il bambino si deve abituare una prima volta ad usare il pannolino e una seconda volta a farne a meno.

Se tu ti ricordi, i primi periodi in cui cambiavi il pannolino a tua figlia, ti sarai certamente accorta che lei aspettava che tu le togliessi il pannolino per fare pipì perchè si sentiva costretta... quindi ha dovuto abituarsi ad un sistema innaturale... per poi riabituarsi (di nuovo!) ad un sistema più corretto.

Ogni abitudine, noi sappiamo, crea un po’ di scombussolamento ed il bambino va aiutato a viverlo come un momento di passaggio naturale. Se ci sono poi delle condizioni di conflitto fra bambino e genitori, fra il bambino e un fratello, potrebbe manifestarsi l’enuresi o l’encopresi, cioè la perdita di urina o di feci durante la notte. Ovviamente, questi sarebbero dei campanelli d’allarme da valutare per andargli incontro nel migliore dei modi.

Come si giustifica il fatto che i bambini (e lo vedo ogni giorno con mia figlia) siano orgogliosi delle proprie feci.. Mia figlia mi dice "Mamma, non tirare lo sciacquone perchè voglio guardare come è bella la mia cacca"... ecco... perché?

E’ qualcosa che hanno prodotto loro per cui si sentono gratificati nel poter constatare di aver fatto qualcosa di abbondante anche perchè tutto questo si collega al discorso dei genitori o dei nonni che si complimentano per la qualità della cacca e poi gli psicologi dell’età evolutiva hanno messo in evidenza proprio quello di cui ti parlavo prima e cioè che, quando un bambino ha un buon rapporto con i genitori, gli "dona" la propria cacca invece, nel caso in cui il bambino crea un dissidio con loro, si rifiuta di defecare per molti giorni di seguito. Io conosco dei genitori i cui figli hanno avuto dei problemi e che non li hanno risolti col lassativo, ma hanno dovuto fare analisi di coppia per poi relazionarsi meglio col bambino... e il problema è scomparso.

Come si gestisce, vista la debilitazione della donna dopo il parto, il rapporto di coppia e la ripresa dei rapporti sessuali?

Sempre in maniera naturale. Il cambiamento che c’è nel rapporto di coppia (perchè ormai si parla di famiglia e non più di coppia) andrebbe preparato prima della gravidanza e prima del parto consultandosi con un esperto perché non basta parlarne con chi ha già avuto dei figli...infatti, se quest’ultima persona ha dei problemi personali, non fa altro che trasmetterli alla giovane coppia.

Prima di avere dei figli, bisogna maturare in modo da apprezzare i vantaggi e cogliere gli oneri come momento per crescere. Sulla base di come è andata la gravidanza e poi il parto, c’è un condizionamento nel rapporto fra i due partner soprattutto per quanto concerne gli scambi sessuali; non si può stabilire a priori quando riprenderanno...

Posso dirti che, in genere, se in parto è andato bene, l’esperienza è stata positiva e, soprattutto, il compagno è disponibile verso la mamma dal punto di vista affettivo (oltre che per quanto riguarda l’aiuto fisico e morale), una donna avverte l’esigenza di avere nuovamente uno scambio intimo anche dopo una settimana e, siccome l’interesse sessuale è in funzione dello stato dell’umore di un essere umano, meglio vive questa esperienza e meglio si apre all’appagamento di questo bisogno fisiologico.

...ovviamente stiamo parlando di situazioni ottimali in cui la donna non è rimasta fisicamente "danneggiata" per cui può avere paure, farsi male... questo lo diciamosottovoce perchè non dovrebbe accadere!

Beh.. io ancora, senza nemmeno avere rapporti sessuali, constato, ahimè, che mi si infiammano le parti dove ho avuto dei punti per il parto e, inoltre, devo dire che lo stato della mia pelle non è più lo stesso, le suture sono state fatte in maniera poco... "gentile"...

Parliamo delle famiglie smembrate (di genitori separati o divorziati) o miste ( nelle quali il genitore separato si accompagna ad un altro partner)...

Io, come tu ben sai, vivo questa condizione da quando mia figlia aveva due anni. L’ho tirata su da sola ed è stata ed è tuttora dura, ma soprattutto lo è rimanere neutrale quando si parla dell’ex-marito con la figlia.

Specie con una figlia di così piccola età, qual è l’atteggiamento migliore da tenere nei rapporti che riguardano il genitore non affidatario anche quando (come nel mio caso) il rapporto continua ad essere conflittuale anche e soprattutto per l’intromissione (a sproposito!) della nuova compagna dell’altro?... Che devo fare... ché non ce la faccio più?

Anche stavolta mi permetto di suggerire (per chiunque!) l’aiuto di uno specialista perché può consentire di scaricare la tensione per poter gestire la situazione nel migliore dei modi... In questo modo, si tutela la tranquillità del bambino che dovrebbe essere protetto e non entrare nella conflittualità fra i due partner separati mentre, molto spesso, invece diventa oggetto di contesa, merce di scambio, latore di missive... più o meno "virtuali". Al momento, sembra che il bambino mostri una maturità superiore all’età anagrafica, che addirittura comprenda il disagio dei genitori e si permetta di fornire suggerimenti e consigli (magari stimolati dai nonni!)....

Sì, sì....

....poi però crolla!... perché è un ruolo che un bambino non può sostenere e si macera interiormente in quanto, non avendo ben chiaro il concetto spazio-temporale, nel suo concatenarsi dinamico, teme, ogni volta che si allontana dal padre o dalla madre per andare con l’altro genitore, di non rivederlo più. Inoltre, ogni qualvolta i genitori litigano (ma questo ancor prima di separarsi) il bambino teme moltissimo di non poter vedere più la famiglia unita, per cui bisogna prepararlo alla eventualità di vivere con uno solo dei genitori spiegandogli che, comunque, non gli mancherà l’affetto dell’altro e, anche se ci sono problemi tra il papà e la mamma, il rapporto col figlio non cambierà anzi si cercherà di supplire alla mancanza quantitativa della presenza di uno dei due genitori. Questo è importante da spiegare... Se invece il genitore non affidatario è un’irresponsabile per cui cerca di scaricare il figlio su cui l’ha avuto in affidamento...

....e soprattutto si fa manipolare dalla compagna in maniera che il figlio lo capisca perfettamente (come mia figlia col padre)...

...E’ sempre meglio cercare di fornire delle spiegazioni in maniera neutrergica. Nel tuo caso dovresti spiegare a tua figlia che il padre non è un poco di buono, ma che attraversa un momento difficile per cui è arrivato alla determinazione di interrompere la vostra unione (difficile anche per altri aspetti che le potrai spiegare, se lei vorrà) per cui molte delle sue decisioni non sono lucide. E allora dovresti invitare a tua figlia a non giudicare negativamente suo padre ma comunque a proteggersi, se lo riterrà opportuno, frequentandolo poco. In questo modo vedrà in te un’ancora a cui potersi appigliare e di cui potersi fidare, perché non riconoscerà meschinità (visto che intorno ce n’è tanta!), ti reputerà autorevole, neutrale e matura e saprà di poter contare, nei momenti di difficoltà, su di te... addirittura valuterà in maniera completamente positiva la spiegazione senza criminalizzazione nei confronti del padre...

.....é molto difficile....

...per questo hai bisogno di parlarne con un esperto, per sfogarti e per riacquisire neutrergia...d’altronde è una sorta di allenamento per la vita...

...sicuramente!...la mia vita grazie al lavoro che stiamo facendo su di me è cambiata di molto... L’ho voluto, ne ho acquisito la possibilità, gli strumenti e oggi sono diversa, migliore!

Abbiamo lavorato bene anche oggi!

Come sempre... Che ne dici doc?

Vado ma... tornerò!

G. M. & S. L.

 

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