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Come va?
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it ) e di Stefania Labate  ( stefanialabate@hotmail.it )

20 settembre 2003





Alimentazione corretta, televisione e primi giorni di scuola... quanta carne al fuoco!


 

 

...Per crescere meglio - 10

 

Ehilà!! Rieccoci!!!

L’aria comincia e rinfrescarsi e fra poco i figli ritorneranno a scuola....

A proposito di figli.... Torniamo a loro, uno dei nostri argomenti principali...

Dopo il primo anno di vita circa (parlo per esperienza personale), i bambini cominciano a decidere cosa mangiare e iniziano a rifiutare degli alimenti (alcuni anche importanti sotto l’aspetto nutrizionale) ed a prediligerne degli altri... e lì le mamme a disperarsi, a cercare ogni espediente per far mandare giù quel boccone prezioso al figlio che lo rifiuta ed a negare magari altri cibi richiesti come possono essere dolci e cioccolata o roba simile!

Come ci si deve regolare in merito?... mia figlia mangia sempre le stesse cose, predilige salse come ketcup e maionese...

Che devo fare?

Quando sono molto piccoli, la responsabilità è sempre dei genitori perchè sono loro che fanno assaggiare i vari tipi di cibo ivi compresi i dolci e quegli alimenti poco consigliati... Tu mi hai parlato di un’età di circa 1 anno, 1 anno e mezzo...

Si, io ricordo che Tatiana (mia figlia), intorno all’anno di vita, ha iniziato a rifiutare i legumi che comunque sono importanti da un punto di vista nutrizionale....

Mah... bisognerebbe prendere in considerazione la tua alimentazione durante la gravidanza...

Perché?

Perché influenza i gusti del nascituro, in quanto lo comincia ad abituare a certi sapori e non ad altri. Ovviamente, nessun bambino (o adulto), dopo aver assaggiato cibi molto saporiti, è più disponibile a tornare ad una dieta più bilanciata ma, anche, meno gustosa.

Soprattutto quando sono piccoli, i bambini hanno bisogno di stimolazioni forti: colori forti, sapori forti... reagiscono meglio ad un alto livello di intensità sensoriale. Da un certo momento in poi si creano delle abitudini che poi vengono rinforzate dalle pubblicità dei mass media quindi... è una specie di battaglia persa! Nella migliore delle ipotesi, si accontenteranno di un quantitativo limitato di queste sostanze prettamente industriali... E’ chiaro che, a quel punto, aggiungere altro cibo diventa anche controproducente! Molti genitori si lamentano del fatto che i figli a pranzo o a cena non mangiano, ma magari hanno fatto colazione con brioches, dolcetti oppure due o tre di quegli yogurt per bambini.... Ma cosa devono mangiare di più?!.. E’ tutta roba altamente calorica!!!

Rimanendo su questo argomento ... Io non sono mai cresciuta come una bambina esile (ma neanche "extralarge"!) e, per me, il fatto di mangiucchiare durante il giorno è sempre stata una cattiva abitudine; il cibo, ancora oggi, continua ad essere una forma di scarico o di compensazione per me (come per molte altre persone) e me ne "salvo" solo quando sono impegnata. Mia figlia purtroppo "apprende" da me e quindi mi imita... Tra l’altro, si sta ripetendo, da parte di mia madre (e come lei fanno molte persone nelle cui famiglie ci sono bambini in sovrappeso), quello che faceva con me... e ricordo che soffrivo molto nel sentirmi dire " Non mangiare, che diventi grassa!".

La cosa assurda è che, quella volta tanto che mia figlia rifiuta il cibo, mia madre, invece di esserne contenta, dice " Oh Dio, non ha mangiato!" e insiste nel farla mangiare. Questo atteggiamento, ho potuto constatare che è diffusissimo!

Beh, su di me, ha avuto un effetto devastante, ho un rapporto conflittuale con il cibo in un modo pazzesco, sono un po’ migliorata negli anni grazie al lavoro che ho fatto su me stessa, ma di base... purtroppo resta!.. non c’è niente da fare!

Ma adesso io voglio domandarti questo: qual è il modo migliore di pormi verso mia figlia, in relazione al cibo, per evitare che questa cattiva abitudine prenda piede ancora di più ... per fermarla?

Guarda, dipende da quello che compri, da quello che Tatiana trova in frigorifero. Se compri tanti tipi di dolci, chiaramente poi tua figlia li prende e li mangia, né glielo puoi impedire, perché equivarrebbe a punirla ingiustificatamente.

Ingiustificatamente?

E certo! Chi lo riempie il frigorifero? Chi svolge il ruolo di spacciatore di sostanze nocive? Non certo tua figlia!

Tu puoi decidere della sua dieta anche e soprattutto, mediante i tuoi acquisti alimentari. Se poi, attraverso il tuo esempio, le dimostri che si può avere un rapporto migliore col cibo, il lavoro sarà completo... per te e per lei!

Si può anche agire a livello primario... e cioè sulle cause delle sue frustrazioni perché, nelle nostre famiglie, in genere, si impara a compensare col cibo le "sofferenze" del figlio; nel momento in cui, invece, saremo idonei a risolvere in altro modo i fastidi, non avremo bisogno di mangiare di più.

Io credo che, molto, influiscano le frustrazioni che le dà il padre in quanto non la porta con sé quando lei vorrebbe e si comporta in modo poco affettuoso. Insomma, Tatiana crede di avere un padre, ma poi i fatti dimostrano che lui l’ha soltanto generata in quanto la delude continuamente ed in maniera più che palese ed io, senza cercare di calcare la mano contro di lui, mi trovo nelle condizioni di dovere supplire e rimediare alle sue mancanze...

Quando è il giorno che deve andare col padre è molto combattuta perché probabilmente cerca di proteggersi da eventuali frustrazioni e fa un’altalena tra "vado con lui" e "non ci voglio andare"... L’altro giorno mi ha detto "Mamma, ma perchè mentre dico che voglio andare, mi sono già pentita di volerlo fare?"

Le devi spiegare che ci sono degli aspetti che la trattengono perché assiste a delle liti tra il padre e la sua nuova compagna e degli aspetti affettivi che invece la legano a lui e la fanno sentire in colpa quando avverte di non volerlo rivedere. C’è da spiegarle che, anche se non si sente disponibile a frequentarlo, non vuol dire che non gli vuole bene, ma solo che si protegge da brutte scene...Così la tranquillizzi e non le crei conflitti...

Purtroppo i conflitti, in tal senso, ce li ha... e pure belli grossi!

... e tu sappiglielo spiegare! Un conto è doversi proteggere da aspetti aggressivi e un conto volergli bene. Sono due cose ben diverse.

Molti genitori non hanno tempo a sufficienza da dedicare ai figli e, anche se condividono gli stessi spazi, molti bambini devono organizzarsi, sin da piccoli, il loro tempo da soli... e qui entrano in campo i giochi e la televisione.

Quali giochi è meglio prediligere e come bisogna regolarsi con la tv?

Ogni età, soprattutto quella psicologica (che può non coincidere con quella anagrafica), richiede una stimolazione differente per lo sviluppo di determinate competenze; di conseguenza bisognerà scegliere, insieme al bambino, possibilmente con lìausilio di un esperto, i giochi più idonei.

Non dirmi che anche per decidere l’acquisto di un giocattolo ci si deve rivolgere ad uno psicologo! E come giustifichiamo il costo della sua parcella: "plusvalenza giocattolo"?

A parte il fatto che, in molti negozi, si trova del personale qualificato in grado di poter orientare sulla scelta, vorrei farti riflettere su questo: riuscire a pianificare con uno psicologo dell’età evolutiva il tipo di acquisti da effettuare, le specifiche tecniche necessarie in base all’età e la cadenza da seguire negli acquisti, potrebbe portare a realizzare un consistente risparmio, superiore a quello del costo per una consulenza specialistica!

E già, non ci avevo pensato!

Un discorso simile lo si può portare avanti anche per quello che riguarda i programmi televisivi... anche se quelli, meno male da un parte e purtroppo dall’altra, i figli se li scelgono da soli. Nella televisione delle fasce orarie appositamente studiate per loro, ci sono alcuni buoni programmi (soprattutto RAI con la Melevisione, l’Albero Azzurro ed alcuni programmi Disney) o cartoni di alcune reti private... per il resto, il palinsesto propone, da anni ormai, filmati violenti soprattutto nei cartoni animati giapponesi che stimolano la competizione aggressiva nei bambini e il cattivo rapporto con gli altri e creano la formazione di gruppi sulla base di un ideale violento....

La gestione dei programmi televisivi e del tempo da dedicarvi, è un po’ difficile, tutto dipende dal grado di preparazione del genitore e del tempo che si può o si vuole devolvere alla "causa".

Non dirmi che anche per questo bisogna rivolgersi ad un esperto! E il risparmio, in questo caso, dove si realizzarebbe?

Potrei dirti che si risparmierebbe sulle parcelle dei vari specialisti da consultare per affrontare i disagi che si produrrebbero dalla frequentazione di genitori troppo attenti ai cordoni della borsa, ma preferisco ignorare la domanda.

Ma io scherzavo... su! Ho voluto proporti l’osservazione che farebbero alcune persone che conosco bene. A proposito, tu come risponderesti a simili affermazioni poste da simili persone?

Esattamente come ho già risposto!

E va bene, sono d’accordo anch’io! Continuiamo il lavoro!

Per quanto mi riguarda, è vero che, attualmente, sono sola, ma è anche vero che se pure fossi rimasta insieme a mio marito, sono sicura che avrei comunque avuto tutto io sulle spalle con in più, la frustrazione di vedermi "accanto" una persona completamente inattiva e perfettamente... inutile!!!

Condivido il tuo pensiero. Tornando al discorso relativo alla televisione, posso dirti che ci sono delle possibilità educative sia attraverso videocassette che giochi al computer; bisognerebbe cercarseli, studiarli e farsi consigliare da un esperto perché tutto quello che consente lo sviluppo della sensibilità, dell’aspetto affettivo e delle componenti di intuito e quindi intellettive, va bene: va solo saputo somministrare. Oggigiorno ci sono, anche su internet, molti siti dedicati ai bambini che, attraverso giochi molto divertenti, li costringono a pensare ed a migliorare le loro capacità di elaborare le strategie per cui... di cose adatte ai bambini ce ne stanno!

... Ma i figli crescono ed arriva il momento (per me e mia figlia fu tragico!) della scuola materna. Alcuni bimbi accettano di buon grado di lasciare i genitori e socializzare con altri coetanei; altri (come mia figlia) si disperano e piangono, si buttano per terra.... Scene strazianti!!!

Io, ricordo, stavo dietro la porta dell’aula e piangevo insieme a lei, aspettavo che si calmasse e poi andavo via. Oggi, ripensandoci, credo di aver sbagliato nell’aver ascoltato i consigli delle maestre... forse avrei dovuto aprire quella porta prenderla e portarmela via.

Che ne pensi?

Penso che purtroppo le maestre a volte,dal punto di vista psicologico, non sono preparate. Spero che accada di rado una simile evenienza... da anni si parla di inserimento graduale.

Partiamo dal concetto che il bambino, quando viene interessato da una attività, si dimentica del genitore perché è prevalentemente egocentrico e allora, per lui, sapere che, quando lui vuole, il genitore è a disposizione, costituisce una grande tranquillità.

In che consiste l’inserimento graduale?... e perché?

Serve a consentire al bambino di abituarsi ad un distacco senza traumi e consiste nell’avere il genitore nell’aula o, comunque, nella scuola. Questo lo tranquillizzerà e gli consentirà di accettare l’idea che, tutto sommato, restare in un ambiente "ludico" con altri bambini, non è poi così male. Ricordo che la dott.ssa Sara Ruso, per mia figlia Mariarita, mi propose di seguire una strategia del genere: andare il primo giorno, restare, insieme, non più di mezzora e, poi, chiederle di andar via anche nel aso in cui si fosse trovata bene, per creare in lei, così, la voglia di tornarci; il secondo giorno siamo rimasti un po’ di più e, nell’arco della prima settimana, si sono create le condizioni per restare tutta la mattinata, ma sempre con la mia presenza; poi, gradualmente l’ho lasciata da sola. Ricordo che per un periodo Mariarita, siccome la mamma andava a scuola a lavorare, voleva che l’accompagnassi io all’asilo e pretendeva di custodire le chiavi della macchina; io mi portavo il computer e rimanevo in direzione a lavorare.

Si può anche accontentare un figlio che un giorno non vuole andare all’asilo e con mia figlia l’ho fatto...., ma quando questo desiderio viene espresso mentre frequenta le scuole elementari come si fa?... come ci si deve regolare?

Posso dirti come mi sono regolato io. Innanzi tutto (parlo di mia figlia) le maestre l’hanno messa in condizione di accettare l’idea di andare a scuola. Addirittura, i primi tempi (finché poi non hanno iniziato ad incrementare le spiegazioni e lo studio), non vedeva l’ora di andare e questo con l’asilo non era mai successo! E’ accaduto qualche volta, in concomitanza con la presenza di una maestra che non tanto gradisce, che mi abbia detto "Io, oggi, non ci vado"; avendomi, lei stessa, proposto un’alternativa accettabile (restare a casa della nonna per studiare un po’ e rilassarsi, giocando col cane) mi ha trovato ampiamernte disponibile. Il giorno dopo ho spiegato alle maestre che la bambina aveva manifestato il bisogno di un giorno di pausa e loro non hanno avuto nulla da obiettare: penso che l’evento sia anche servito a quella maestra in particolare per cercare di trovare un sistema atto a farsi accettare. Devo dire che da questo punto di vista ho incontrato dei docenti preparati...

Spero che mia figlia ne incontri altre altrettanto idonee...

Beh, la scuola è la stessa!!

Insomma... credo forse di preoccuparmi troppo!

Sono i nostri figli a farci capire di più e meglio, conviene aspettare i loro segnali, non credi?

Lo credo anch’io, aspettiamo il suono della "campanella" e... in bocca al lupo!

 

G. M. & S. L.

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