Pubblicato
su Lo SciacquaLingua
“Gli
uomini si vergognano, non delle ingiurie che fanno, ma di quelle che
ricevono”.
Questo pensiero di Giacomo Leopardi ci ha richiamato alla mente il
verbo "insultare" (sinonimo di ingiuriare) che, in senso
figurato, significa "saltare sopra". Non diciamo, infatti -
sempre in senso figurato - che “quella persona mi è
saltata addosso quando ho confutato la sua tesi?” Vale a dire,
mi ha offeso, ingiuriato. Questo
verbo, dunque, è pari pari il latino "insultare",
forma intensiva di "insilire", saltar su, composto della
particella "in" (su, sopra) e "salire", saltare.
E a proposito di ingiuria, cioè di offesa, quando
la "mettiamo in atto" non facciamo altro che una cosa
"ingiusta" ledendo il diritto (e la dignità) di una
persona. Anche questa voce è di origine classica provenendo
dal latino "iniurius", ingiusto, composto
con il prefisso "in-"
negativo ("che toglie") e il sostantivo "ius, iuris"
(diritto). L’ingiuria, dunque, è
"tutto ciò che è fatto in onta al diritto di
alcuno", quindi danno, affronto, oltraggio. L’ingiuria, insomma,
è ogni fatto scritto o detto dolosamente allo scopo di
"togliere il buon nome" a una persona.
A
cura di Fausto Raso
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