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SciacquaLingua
Siamo
in pieno periodo carnevalesco e nei giardinetti delle nostre città
i bambini giocano festosi gettandosi addosso i
colorati coriandoli simboli, per eccellenza, del carnevale. Parliamo,
quindi, dei coriandoli. I coriandoli, dunque – è
risaputo – sono il simbolo principe del carnevale. Ciò
che non tutti sanno, forse, è che i coriandoli, piú
appropriatamente il coriandolo (coriandro),
sono delle piante della famiglia delle Ombrellifere, con fusto
eretto, fiori piccoli e bianchi i cui semi – chiamati anch’essi
coriandoli – contengono un olio aromatico, un tempo adoperato
in liquoreria per ‘insaporire’ cibi e bevande. Da queste
piante si pensò di ricavarne dei piccoli confetti rotondi,
contenenti un seme di coriandolo e, vista la loro economicità
e leggerezza, si cominciò a gettarli dalla finestra sui
festosi e chiassosi cortei carnevaleschi; piú tardi, verso la
fine dell’Ottocento, per motivi puramente economici, si pensò
di sostituire i confetti di coriandoli con altri fatti di gesso; in
seguito, economizzando sempre di piú, si sostituirono i
confetti di gesso con i dischetti di carta che avanzavano dalla
preparazione dei fogli bucati per i bachi da seta. Oggi, dove tutto è
industrializzato, i coriandoli vengono fabbricati appositamente; non
sono piú i residui dell’industria serica, il nome
originario, però, è rimasto inalterato.
A
cura di Fausto
Raso
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