...Come
non molti, ho avuto il coraggio di andare oltre gli ambiti suggeriti
dal comune buonsenso e sono salito sul treno delle opportunità,
costringendolo, così credevo, a fermarsi alla mia stazione.
Spesso, paradossalmente, triste, perché ho imparato qualcosa
nella vita che, se dovessi spiegare, non riuscirei a trasformare le
idee in parole chiare e comprensibili.
Mio
Dio, perchè il Dolore è quella voragine in cui
aleggiano strappi di sogni infranti?
Dicono
che tu sia in grado di parlarci attraverso l’ascolto e l’osservazione
delle Leggi di Natura. E io ci provo, Signore, col timore di trovarmi
nella stessa condizione dei pesci rossi che, all’interno di una vasca
con le pareti curve, finiscono con l’avere una visione distorta della
realtà.
E
in effetti, Signore,
come facciamo, noi umani, ad escludere dispercezioni legate alla
presenza di una sorta di enorme lente che potrebbe essere, che so,
il imite della materia di fronte all’antimateria o alla materia
oscura?
Ad
ogni modo, mi è stato insegnato che, essendo a tua immagine e
somigianza siamo, in un certo qual modo, costituiti della stesa
materia di cui sono fatti i sogni. E
allora, mio Signore,
chiudo gli occhi e cerco, in me, la matrice profonda del tuo
messaggio.
“Tu
non sei il solo al Mondo in questa ricerca per cui, non t’affliggere,
figliolo, se non hai risposto alla domanda che ti è stata
fatta quando non ascoltavi. Ama gli uomini, e saprai capirli. Abbi
ancora pazienza: osserva, ascolta. E cerca”.
Gli
Uomini, Signore? Quella, continua, attesa e disperata rabbia di
copiare il Cielo, con la dannata voglia di rompere qualunque cosa che
non sia di loro possesso?
“Come
fiori schiacciati in una pagina del libro dell’Universo. E se ci
avessi dimenticati così?”
Caro
Creatore dell’Universo, l’orgoglio di un Padre, in fondo, è
una forma di egoismo, una specie di narcisismo. Per esperienza (anche
tramandata) so che si è felici per gli obiettivi che
raggiunge un figlio, perchè sono il risultato di insegnamenti,
principi, regole, dispensate per una vita.
E,
a questo punto, scusa ma ho bisogno di chiederti: in fondo in fondo,
tu cosa hai fatto per noi? Non hai mai detto direttamente (tranne ad
uno, un certo Mosè, ammesso che sia vero...) ciò che
pensavi fosse giusto o che che non lo fosse. Non abbiamo mai avuto la
certezza che tu ci abbia mai trasferito la tua visione della vita. E,
per tornare al sottoscritto, non mi sembra che mi abbia mai
abbracciato apertamente quando sentivo di averne bisogno... eppure,
dovresti saperlo, noi umani non
preghiamo per ottenere qualcosa di impossibile (perchè lo
sappiamo che l’Universo non si può stravolgere per farci
piacere!) ma per essere ascoltati...
Ci
hai insegnato che la Vita, quella che chiamiamo Vita, è
l’intervallo fra un amore infranto e riunito; o riunito e infranto.
E, il ricordo, diventa la Pena. Bene, non so se ti sei reso
conto che ci hai messo nelle condizione di quei bambini che
aspettano, con angoscia, il momento che qualcuno vada a spegner loro
la luce o di quegli uccelli che, dopo lo sparo, sono in grado di
contare il tempo che gli resta da vivere...
Qualcuno
potrebbe accusarmi di blasfemia ma, tu, sai bene che, questo,
significa usare le parole come conseguenza delle idee.
La
Natura è un continuo divenire e nessun
aratro si ferma, per un uomo che muore. Nel mentre, l’uomo che hai
voluto tu, parla di tutto... e parla di tutto
come se la conoscenza di tutto, consistesse, tutta, in lui.
Mah,
meno male che tutto è come i fiumi: opera dei declivi.
Tu
che
hai fatto il cielo e le milioni di stelle non è che, per caso,
hai creato tutto ciò solo come sfoggio della tua potenza e
della tua esistenza? No, perchè, vedi, in questo
caso ti risponderei che, il
problema non è che tu ci sia o meno: il problema è
sapere da quale parte stai, quando lasci che avvenga ciò che
di più brutto possa cadere sotto la nostra attenzione. Perchè,
se la tua filosofia (come io credo) è quella di rimanere
indifferente (forse per non determinare favoritismi) allora, per
favore, che non mi si venga a dire che, quando la mia vita non sarà
più la mia, io sarò perso nella tua luce sublime, per
ringraziarti, francamente, non so di cosa o perchè!
Caro
Dio, come ha scritto Ungaretti,
abbiamo
la consistenza lieve delle foglie e ci teniamo per mano “la
notte”per non morire da soli, quando il vento dell’autunno ci
investe.
Ecco,
se proprio devo dirtelo, mi piacerebbe che tu trascorressi le tue
serate a massaggiare le spalle di noi umani, indolenzite sotto il
peso del mondo. Quel Mondo che, non dimentichiamolo, hai voluto tu.
E, già che ci sono, vorrrei tanto (da bimbo solo, quale sono
stato) che tu allietassi il tempo dell’abbandono perchè, come
sai, “Lontano
vuol dire che, domani non torno. Lontano vuol dire, sempre un altro
giorno...”
La
terra trema,
come tu certamente saprai, è un film neorealistico del 1948
nel quale, Luchino
Visconti ha
descritto la breve, effimera parabola di chi si oppone all’andamento
delle cose, lì, dove l’ingiustizia trionfa. Ed è da lì,
che nasce, come Giovanni Verga insegna, la voglia di inginocchiarsi,
per essere travolto, più velocemente, dall’onda di quel mare
che, con la risacca, ripiana e riparte. Come una sorta di reset.
Faccio
a pugni con te, poi ti vengo a cercare... e chiedimi perdono per come
sono, perchè, è così che mi hai voluto tu!
(Francesco de Gregori – Ti leggo nel pensiero)
Ma,
io, mio Dio, cresciuto all’ombra del vecchio West e dei suoi valori,
trovo normale vender cara, la pelle e ti saluto affettuosamente ma,
non prima di un’ultima considerazione. Abbiamo
mai litigato, francamente, noi due? Mai, forse; ma è
altrettanto vero che non ci siamo presi per mano. O, forse si. Però,
sempre meno di quanto ne avrei avuto bisogno.
Ti
ho conosciuto, dolore, in una notte di inverno; una di quelle notti
che assomigliano a un giorno. Ma, in mezzo alle stelle invisibili e
spente, io sono un uomo….e tu non sei un cazzo di niente!
(Roberto
Vecchioni)
Giorgio
Marchese (Medico
Psicoterapeuta, Counselor) - Direttore "La Strad@" -
Cetraro 28.08.2016
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