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"investono" il corpo), generare malattia.
Caro
Vincenzo, non posso dimenticare che Socrate mi ha insegnato che,
se sono veramente un medico, debbo ricordarmi che, per curare gli
occhi di una persona, devo capire, innanzitutto, la sua anima.
Però,
credimi, è difficile poter aiutare gli altri. Quando ti
proponi di uscire dagli stereotipi che ti vogliono su "un
piedistallo di bianco vestito" e provi a toglierti quel camice
che ti scherma e ti limita, allontanandoti da quella umana pietà
che ti spinge a chinarti per rialzare il fratello e crescere con
lui... beh, non ci crederai, ma vieni "accolto" da un vento
strano, che porta in sé un misto di indifferenza e diffidenza,
al limite dell’ostracismo.
Sono giunto a
pensare che l’acqua e il fango (morali e materiali) che ci
stanno investendo non siano un male assoluto quanto, piuttosto, un
bene relativo. Siamo costretti, ad ammettere, ad esempio, la nostra
impotenza di fronte ad eventi, oggettivamente, più "grandi"
della nostra presunzione che, come un enzima selettivo, annichilisce
la nostra arroganza.
"Tornano
i tempi in cui la fiducia prende il posto della tristezza, dove la
classe prende il posto del trendy. Tornano i tempi dove una Banca non
ti guarda troppo dall’alto... né troppo dal basso.
Tornano i tempi delle buone maniere e delle condivisioni, dove il
denaro è importante ma rimane uno strumento..."
Questo è
il contenuto dello spot commissionato da un Istituto di Credito, per
provare a rifarsi "una verginità"... Troppo bello
per essere vero. Ma, anche se, in fondo, non è tutto oro, quel
che luccica, mi piacerebbe poterci credere. Da medico, almeno
un po’.
Caro
Vincenzo, un’altra domanda, prepotente, pretende una risposta:
aiutare gli altri, fa parte di una sorta di bontà insensata o,
piuttosto, ci mette in condizione di migliorare noi stessi?
Perchè,
vedi, io non credo che, in Natura ci sia qualche spostamento di
“Coscienza Nucleare” senza che, ciò, comporti una
trasformazione in senso evolutivo. Quindi, per parlarci (e parlarmi)
chiaramente, ritengo che, la richiesta di aiuto vada a smuovere
contenuti mnemonici molto personali e, di conseguenza, nel momento
che osserviamo il sorriso di chi ci vorrebbe ringraziare,
intercettiamo, in ciò, la nostra parte più vulnerabile
e nascosta che abbiamo contribuito a proteggere e rendere più
forte.
Una persona
gentile e affettuosa, mi ha donato i propri auguri regalandomi questa
dedica:
"A
chi ama dormire ma si sveglia sempre di buon umore; a chi saluta
ancora con un bacio; a chi lavora molto e si diverte di più; a
chi va in fretta in auto ma non suona ai semafori; a chi arriva in
ritardo ma non cerca scuse; a chi spegne la TV per fare due
chiacchiere; a chi è felice il doppio quando fa a metà;
a chi si alza presto per aiutare un amico; a chi ha l’entusiasmo
di un bambino ma i pensieri di un uomo assennato; a chi vede nero
solo quando è buio; a chi non aspetta Natale per essere
migliore!"
E
allora, caro Vincenzo come
ho scritto da qualche parte, qualcuno vorrebbe entrare nel cervello e
nel cuore della gente per volare sopra i tetti delle città, a
mescolarsi col profuno del caffè e spiare le espressioni di
chi, al mattino, ha infranto i sogni contro la polvere della realtà
quotidiana...
Effettivamente,
se potessimo girare in cielo come le rondini (o i gabbiani),
osserveremmo dall’alto l’inutile corsa di una umanità
che si affanna senza un effettivo perché, forse solo per
schivare il suo strano cupore...
A
volte, un uomo solo, non può cambiare il mondo. io, a volte,
ci vorrei provare.
Basta entrare
in sintonia con il bisogno degli altri, magari a parlare come non
facciamo mai. E volare, volare... per entrare dalla finestra più
luminosa a scoprire il segreto delle cose importanti, anche se questo
può darci un po’ di dolore. E se qualche volta, col
tramonto davanti, passiamo attraverso una lacrima, non fermiamoci ad
asciugarla perché inaridiremmo la nostra parte più
umana. Non mettiamola in gabbia e non leghiamola a un filo... ha
bisogno d’aria.
Caro Vincenzo,
ecco perché dobbiamo uscire fuori e fare un giro... sulle
strade piene di tanta gente, che parla ma non "dice"
niente, per cercare chi è capace di voltarsi e sorridere. A
quel punto, portiamocela dietro, questa malinconia, perché
ogni cosa comincia ma poi finisce e tra poche ore è già
domani. Allora proviamo a volare verso est, dove sorge il sole, dove
sta scritto che un vincitore, in fondo, vale quanto un vinto. Oltre
le nuvole, è bene ricordarlo, c’è quello che non
si può comprare: la nostra libertà.
Auguri.
Giorgio
Marchese – Direttore
La Strad@
Il
contenuto di questo Editoriale è stato pubblicato per il
Natale di qualche anno fa. Mi permetto di riproporlo perchè, arricchito da
opportune nuove considerazioni, mi vede (se possibile) ancora più
in linea con quanto scritto, a distanza di un po’ di tempo
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