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Quando una firma costa cara...
di Maria Cipparrone  (  mariellacipparrone@libero.it )

26 settembre 2007



Come proteggersi dalle vendite camuffate.


 

Molto spesso capita che, camminando per strada si viene agganciati da chi, riempiendoci la testa di parole, ci fa firmare un documento con cui ci si impegna a pagare delle rate per l’acquisto di un prodotto ad es. un enciclopedia multimediale. Solo dopo si scopre che si trattava di un contratto.

Si tratta delle c.d. vendite fuori dai locali commerciali, cioè effettuate al di fuori di un luogo adibito alla vendita, le cui modalità, nonostante la buonafede(?) di chi vende, sono piene di ambiguità ed insidie per cui è consigliabile non acquistare nulla in questo modo, oppure, leggere attentamente prima di mettere una firma sul pezzo di carta che il venditore ci propone.

In soccorso al consumatore è però intervenuta una direttiva europea, ratificata dall’Italia con decreto legislativo nel luglio scorso, che consente di recedere dal contratto senza alcuna penalità e senza specificare il motivo della rinuncia, a patto che Il recesso avvenga entro dieci giorni dalla stipula del contratto...ovvero dalla sottoscrizione "dell’innocuo pezzo di carta", firmato per strada o in casa o chissà dove...

Si può recedere sia nel caso di acquisto di merci (ad es. materassi, pentole, computer...) sia per la prestazione di servizi (corsi, lezioni, riparazioni).

Cosa bisogna fare?

  • Entro dieci giorni dalla firma bisogna inviare una raccomandata a./r. all’indirizzo riportato sul contratto; oppure si può mandare entro lo stesso termine, un fax o un telegramma, purchè la comunicazione sia confermata entro le successive quarantotto ore, sempre con raccomandata a./r.
  • Se il prodotto non è stato visto, oppure il venditore ha illustrato una merce differente da quella che arriva a casa, i dieci giorni scattano a partire da quando si riceve il prodotto.
  • Nel caso in cui non vi è nessuna informazione sul diritto di recesso, o le indicazioni siano incomplete o errate, il termine si allunga a sessanta giorni, a partire dalla consegna del prodotto, o sei si tratta di servizi, dalla firma del contratto.
  • Con la comunicazione si deve indicare in modo chiaro ed inequivocabile la volontà di recedere e deve essere ovviamente firmata. La raccomandata deve essere inviata anche se la merce è già stata restituita, tranne se il contratto non preveda diversamente. Nel caso in cui non vi sia arrivato nulla, è conveniente rifiutare la consegna, per evitare di rispedire il prodotto a vostre spese.

In questi tipi di contratti, è molto frequente trovare delle clausole che negano il recesso o la restituzione delle merci nel caso in cui siano state aperte le confezioni oppure sia stato strappato l’imballaggio. Ebbene, tali clausole non hanno alcun valore, in quanto la legge è molto chiara: l’unica condizione da rispettare per poter restituire la merce è che quest’ultima sia in uno stato normale di conservazione.

Il venditore deve rimborsare nel minor tempo possibile e senza aggravi per il consumatore le somme versate da quest’ultimo, comprese eventuali caparre.

La restituzione del prezzo deve avvenire entro trenta giorni da quando il venditore viene a conoscenza del recesso e, in caso di finanziamento, con il recesso il contratto si scioglie.

Il consiglio è di evitare di pagare tramite cambiali. In tal caso la legge tutela l’acquirente, perché il venditore non può far sottoscrivere gli effetti bancari con scadenza inferiore ai quindici giorni dalla firma del contratto; in teoria, bisognerebbe esercitare il diritto di recesso prima che le cambiali scadano.

In caso di scioglimento del contratto, il venditore deve restituire i titoli non ancora presentate all’ incasso; se ciò non avviene bisogna denunciare il fatto alla Guardia di Finanza e alla Polizia municipale; se i documenti sono stati presentati all’incasso, occorre inviare una copia dell’esposto alla banca dove sono stati presentati.

La situazione, com’ è evidente, può complicarsi, tanto da dover ricorrere all’assistenza di un avvocato, che può essere anche utile, quando si scopre, nel momento in cui il prodotto arriva a casa, con la richiesta di pagamento, di aver sottoscritto un vero e proprio contratto.

In questo caso bisogna respingere il prodotto al mittente e poi, con raccomandata a./r, chiedere l’annullamento del contratto contestando al venditore che la vostra firma è stata carpita in malafede.

Avvocato Maria Cipparrone

 

Alla stesura dell’articolo ha collaborato l’Avv. Patrizia Volpintesta.

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