HOME - GLI AUTORI - LE SEZIONI - VIDEO - LINK
 

Inviaci un tuo articolo

Partecipa anche tu !
Scrivi un articolo

   Cerca nel nostro archivio:
Guardare oltre gli occhi di chi sta di fronte.
di Maria Cipparrone  (  mariellacipparrone@libero.it )

3 ottobre 2014






Perché, nella vita, si sbaglia?


All’interno della mia attività professionale di avvocato, annovero un’esperienza formativa relativamente alla crescita della mia personalità, e cioè l’incarico da me ricoperto per tre anni (1996-1999), come Vice Procuratore Onorario ( per i non addetti ai lavori v.p.o. equivale a pubblico ministero onorario) presso il Tribunale della città in cui vivo. Si tratta di un incarico onorario consentito, anzi auspicato vista la mole di processi, e finalizzato ad incrementare l’organico insufficiente di coloro che, nella loro qualità di magistrati addetti agli uffici giudiziari penali, sono chiamati a giudicare persone che hanno prodotto come risultato finale di una determinata condotta, ciò che è previsto dalla legge come reato.

Cosa s’intende per reato?

Al di là del connotato giuridico e della definizione che lascio ai giuristi, per me, reato, è deviare dalla norma, intesa non solo come norma di legge, ma prima di tutto come "normalità" e, cioè, da un comportamento, che partendo dall’essenza e dalla naturalità dell’uomo e dei suoi componenti psichici, sia teso all’appagamento di ciò che è necessario ad una vita soddisfacente, nella conoscenza prima e, nel rispetto, dopo. Di se stessi e degli altri.

Nell’ambito, pertanto, della mia esperienza di magistrato onorario, ho conosciuto tante realtà ed ho impattato con diversi problemi e difficoltà, ma con l’identica matrice:l’incapacità di vivere in maniera adeguata per non aver conosciuto e, quindi potuto e saputo sviluppare le proprie potenzialità umane.

A questo proposito cito un brano tratto dall’intervista- racconto (unica in tutta la sua vita) concessa nell’aprile del 1985 dal famoso magistrato dott. Giovanni Falcone, vittima della mafia nel maggio 1992, e relativo alla domanda rivoltagli dai giornalisti, di quale, cioè, fosse la sua tecnica di interrogatorio quando si trovava faccia a faccia con un mafioso: "Comprendo il dramma umano di chi mi sta di fronte. Questo lavoro non può essere svolto se si è privi di umanità. Umanità che non va intesa come pietismo o rinuncia, bensì come capacità di comprendere i motivi che hanno spinto al reato. E occorre una profonda conoscenza degli uomini che non proviene dai codici. Puoi affinarla, ma devi averla fin dall’inizio. Fallo parlare...fallo parlare il mafioso, fagli raccontare la sua verità....poi valuterai la sua personalità. Taluni credono che capire gli uomini equivalga a sposare una tesi o a perdonare. Bisogna capire, ma capire non è perdonare. Mai dimenticare che in ognuno, anche nel peggiore degli assassini, vive sempre un barlume di dignità."

Falcone valutava innanzitutto chi aveva di fronte, non dimenticando mai che si trattava di un essere umano.

"Capire non è perdonare."

Ma capire cosa? Che ogni Essere umano è uguale agli altri nei componenti di base del corpo e della psiche e che, la diversità dipende dalla conoscenza e poi dallo sviluppo di tali componenti. Nessuno che sia organicamente normale nasce delinquente, ma ognuno può diventarlo.

Ricorda Jean Valijean (dai "I Miserabili" di V.Hugo) ".....nel corso della vita il distinto e molto onorevole cittadino può diventare un rifiuto della società ed il rifiuto si potrebbe recuperare per farne un distinto e molto onorevole cittadino." Spesso "le compagnie" di chi delinque sono la povertà, il pregiudizio, l’ignoranza, la solitudine, l’amarezza.

La Società attuale è permeata dal concetto di colpa. Ciò che conta è attribuire una responsabilità a seguito di comportamenti e condotte produttive di eventi dannosi rispetto a terze persone.

Ma prima di "condannare", non sarebbe opportuno chiedersi: perché si delinque?

Non è etichettando le persone e stigmatizzando i loro comportamenti che si può sperare in una diminuzione o cessazione del fenomeno criminoso.

Processare, giudicare, condannare, così come avviene di solito, senza analizzare, capire... sono tutti strumenti, propri di un sistema che ha fallito, di una Società che non è matura, che non è corretta, che non conosce e non sa usare l’enorme potenziale psichico al positivo, ma che avendo sviluppato a prevalenza l’aggressività, la violenza si avvale del processo per verificare le condotte di esseri umani con grosse difficoltà di vita, che mostrano con i loro comportamenti un grande disagio interiore, una mancanza sostanziale di istruzione, educazione, formazione.

Il processo penale si limita ad esaminare l’ultimo segmento della vita di un individuo, quello relativo alla commissione del o dei reati. Cosa è avvenuto prima?

Come mai una persona, nata come tutti gli altri, arriva a mettere in atto comportamenti negativi, violenti, dannosi?

Quale è stata la realtà sociale in cui ha vissuto? L’ambiente familiare in cui è stato allevato, il grado d’istruzione, le condizioni economiche, quali e quanti pregiudizi hanno accompagnato la sua crescita, di che tipo di materiale, sotto forma di messaggi, è stata nutrita la sua mente, fin da bambino, per poter decidere di condurre una vita disagiata e disastrosa?

Non mi risulta che il sistema giuridico e giudiziario siano strutturati e concepiti in modo da interessarsi a questo tipo di indagini, invero le attività sono rivolte ad una sommaria e frettolosa verifica dei fatti, miranti a stabilire eventuali responsabilità ed infine all’emissione di una sentenza di condanna o di assoluzione, senza alcuna anamnesi psicologica che, invece, potrebbe aiutare nella spiegazione della verificazione degli eventi.

Quindi, di cosa si discute in un’aula di un processo penale?

In effetti delle difficoltà di vita di un essere umano che non ha potuto e saputo sviluppare in maniera armonica e positiva la sua personalità. Sono queste difficoltà, in effetti, a subire un processo ed una condanna, per quei soggetti, dunque che per ben due volte vengono ad essere penalizzati. La repressione dei reati, termine questo usato dagli operatori del diritto, implica già in sé l’uso della forza, della coercizione; infatti, lo Zingarelli, alla voce "reprimere" dice: "domare e arrestare con la forza ciò che tende a rivoluzionare o a sconvolgere un determinato assetto politico, sociale economico." Non è con la repressione e con le forme velate di violenza che da essa discendono (p.e. coercizione psicologica durante gli interrogatori, celle di isolamento, carcere duro, divieto di visite, ergastolo ecc ) che si può pensare di "migliorare" la personalità di chi ha fatto del crimine la sua ragione di vita.

A forme di aggressione, di violenza non si può rispondere con "le stesse armi", perché in quest’ultimo caso si tratta di scelte meditate e consapevoli, e sicuramente non come le uniche possibili.

Sarebbe opportuno, invece, diffondere la cultura psicologica volta alla conoscenza delle strutture psichiche umane, al patrimonio che ognuno porta in se e con se dalla nascita, ed alle innumerevoli possibilità di autorealizzazione che lo sviluppo di tale patrimonio reca, in modo da stimolare in ogni Essere Umano il positivo e rispettare quella dignità che è molto più di un "barlume."

Maria Cipparrone (6 Novembre 2000)


SERVIZI
Home
Stampa questo lavoro
(per una stampa ottimale si consiglia di utilizzare Internet Explorer)

Segnala questo articolo
Introduci il tuo nome:
Introduci email destinatario:

STESSA CATEGORIA
Le Fiabe.
Scegliere o non scegliere...
Non potevo non sbagliarmi...
IL PONTE SULL’ETERNITA’ - R. Bach
Una strana sensazione.
Tristezza...
31 dicembre...
All’arrembaggio!!!
Un’ora d’aria.
Il grande Tsunami...
Problemi.
I Ricordi. La Speranza.
Eternità!
Il Purgatorio.
Solstizio d’estate.
Questa è la vita!
Anche oggi...
Desideri spezzati...
Allontanandomi stoicamente...
Tu lo dovevi capire...
DELLO STESSO AUTORE
Ultime della settimana.
I fratelli Bandiera fra Storia e Diritto
Ultime notizie.
Ultime della settimana.
Il credito al consumo.
Come contestare una multa.
Inquinamento atmosferico ed energie alternative
Una voce silenziosa - II
Un fantasma in città, ma è proprio vero?
Acquistare su Internet
RC auto.
Povertà morale, economica e affettiva...
Ultime della settimana.
Polizze RC auto
Benvenuti al TALK-SHOW - 14 febbraio, San Valentino
Ultime della settimana.
Roma Film Festival 2009.
Ultime della settimana.
Le ultime della settimana.
Tutela della privacy e protesti cambiari
ARCHIVIO ARTICOLI
Rubriche
Settore Legale
Medicina, Psicologia, Neuroscienze e Counseling
Scienza & Medicina
Emozioni del mattino - Poesie
Economia, Finanza e Risorse Umane
Cultura
Parli la lingua? - DIZIONARI ON LINE
Proverbi e Aforismi
Al di là del muro! - Epistole dal carcere
Editoriali
Organizza il tuo tempo
PROGETTO SCUOLA
La Finestra sul cortile - Opinioni, racconti, sensazioni...
Legislazione su Internet
Psicologia della comunicazione
La voce dei Lettori .
Filosofia & Pedagogia
Motori
Spulciando qua e là - Curiosità
Amianto - Ieri, oggi, domani
MUSICA
Il mondo dei sapori
Spazio consumatori
Comunità e Diritto
Vorrei Vederci Chiaro!
News - Comunicati Stampa
Una vita controvento.

PROPRIETARIO Neverland Scarl
ISSN 2385-0876
Iscrizione Reg. Stampa (Trib. Cosenza ) n° 653 - 08.09.2000
Redazione via Puccini, 100 87040 Castrolibero(CS)
Tel. 0984852234 - Fax 0984854707
Direttore responsabile: Dr. Giorgio Marchese
Hosting fornito da: Aruba spa, p.zza Garibaldi 8, 52010 - Soci (Ar)
Tutti i diritti riservati


Statistiche Visite
Webmaster: Alessandro Granata


Neverland Scarl - Corso di formazione