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La memoria dei colori.
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

16 gennaio 2007


La percezione del colore di un oggetto, dipende anche dalla memoria visiva che abbiamo di quest'ultimo, oltre che dalla luce che "riflette".


 

NEWS - 6

La conclusione di un esperimento dell’università di Giessen, in Germania, sulla percezione dei colori, ha dimostrato che quanto noi vediamo del mondo esterno dipende sostanzialmente dalla sua comparazione con quanto abbiamo in memoria.

I libri di fisica ottica ci spiegano che il colore degli oggetti deriva dal fatto che essi, colpiti dalla luce, la riflettono in una certa lunghezza d’onda tipica, appunto, di quel colore. In una ricerca pubblicata su "Nature Neuroscience", il dott. Hansen e i suoi colleghi sono riusciti a dimostrare, in laboratorio, quanto il prof. Giovanni Russo (neuroscienziato, psicoterapeuta), sosteneva da tempo: l’immagine a colori nel nostro cervello dipende anche dalla memoria visiva dell’oggetto che guardiamo. Infatti, se proviamo ad osservare un’arancia quando, nell’ambiente, varia l’intensità luminosa, quasi sicuramente al variare delle condizioni, il frutto ci apparirà di un bel colore arancione. Come mai?

La risposta risiede nel fatto che, il nostro cervello, sa per esperienza che quel frutto è arancione e, di conseguenza, richiama l’informazione ogni volta che ne vediamo uno. I ricercatori sono arrivati a questa conclusione con un test su 14 volontari, chiedendo loro di correggere il colore di alcuni frutti su sfondo grigio in una foto digitale fino a renderli acromatici. Tutti i soggetti aggiustavano il colore verso la parte opposta dello spettro visibile, ma in realtà la correzione andava oltre, come se l’oggetto fosse più colorato di quanto non era davvero.

La percezione del colore, così come, d’altronde, ogni elemento che cade sotto la nostra osservazione, non dipende, insomma, solo dalla quantità di luce che investe la retina, ma risente in maniera significativa della componente psicologica relativa alla conoscenza che abbiamo di quello cui ci stiamo riferendo.

Ecco perché ciascuno produce esperienze sensoriali soggettive e, tra l’altro, non ripetibili allo stesso modo.

 

Dr. Giorgio Marchese (Medico Psicoterapeuta) - Docente di fisiologia psicologia c/o la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico (SFPID) - ROMA

 

Si ringrazia Francesca Miceli per la collaborazione nella stesura del dattiloscritto

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