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Editoriali 2018

Ultimo aggiornamento : giovedì 27 dicembre 2018.

Messia (Il vero significato del Natale).

giovedì 27 dicembre 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) e Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it )


Quante belle lettere di Natale, quanti propositi. Ci sono finalmente i buoni a zittire i cattivi! E quante preghiere moltiplicate per dieci, quanto desiderio di un incontro, di un ascolto, per accorciare le distanze, per mettere pancia a terra la paura, per risultare infine persone migliori. Natale porta spesso con sé il carico del coraggio di un qualcosa che inizia (come se fosse la prima volta, anche se si ripete da più di 2000 anni...) non soltanto attraverso le parole che fanno scintillante la notte ma, soprattutto, nel risveglio in mezzo al buio, di traverso a una tempesta silenziosa, innanzi a due occhi bellissimi che scuotono. Due occhi lucidi e profondi come l’anima che traspare al di là della coscienza, della ragione che indaga e accusa. Con le mani fredde ed il cuore in gola, il respiro che non esce, il dolore nei polmoni salire alla gola e fare fatica a respirare. Cari Lettori, la vita di ciascuno dovrebbe essere connotata dalla disposizione del proprio animo a fare del bene. Questo, secondo gli antichi Greci e Romani, richiama a quelle Virtù in cui, probabilmente, Amore, Saggezza, Verità, Giustizia e Bontà, convergono a creare la Stella a 5 punte che ha brillato, la sera del 24 dicembre dell’anno “zero”, per indicare la nascita del Re dei Re. Secondo quello che la Scienza moderna ci spiega (attraverso la Teoria del “Tutto” di Stephen Hawking) ...PER CONTINUARE, CLICCARE SUL TITOLO


Perchè la Messa non sia finita (Lettera aperta a Santa Madre Chiesa).

domenica 2 dicembre 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )


"Io l’ho lasciata parlare. Ora, lei, mi lascia parlare!" Questo è l’imperativo categorico con cui si "dialoga", nelle sempre più frequenti (e inutili) tribune pseudo politico/economico che imperversano su ogni tipo di emittente. Che cosa diventa un presuntuoso, privo della sua presunzione? Provate a levare le ali ad una farfalla: non resta che un verme (Cit.).Con considerevole evidenza, il livello qualitativo culturale, politico e sociale che manifesta chi dovrebbe rappresentare (nel vero senso della parola) il popolo italiano, ha raggiunto dosaggi da analisi cliniche per le "determinazioni ormonali" (siamo nell’ordine del milionesimo di grammo). Forse è per questo che, l’ex numero due della CEI, Mons. Mariano Crociata, ha avuto modo di dichiarare (a proposito di comportamenti molto poco “onorevoli” di nostri rappresentanti della Politica): "Siamo di fronte a un disastro antropologico; fermiamoci in tempo prima che degeneri ancora di più. Proviamo a superare le risse, le guerre di tutti contro tutti". Una simile affermazione (che riprende il pensiero di Papa Bergoglio) descrive una (apparente) condizione di sconfitta che comporta un grave danno, un rovina completa sul quel piano che riguarda la condizione umana. Complimenti, dunque, a chi, a nome della Chiesa, finalmente si è reso conto di un’ovvietà lapalissiana: siamo angeli in cerca di un sorriso e, nel frattempo, ci inventiamo la vita alla meno peggio... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO


Immigrazione, integrazione e risorse umane.

sabato 10 novembre 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )


Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali". Cari lettori, quello che avete letto, è l’estrapolato della relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, dell’Ottobre 1912! Come, tristemente, sappiamo, in tutta Europa la realtà immigratoria assume dimensioni sempre maggiori... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


La voce del padrone.

giovedì 4 ottobre 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )

Nipper (nato a Bristol nel 1884) è stato un cane di razza Jack Russell divenuto celebre per essere ritratto nel quadro His Master’s Voice di Francis Barraud. La leggenda narra che il fratello di Francis (un signore molto vecchio che abitava in una soffitta londinese, sentendosi prossimo a morire, incise (di notte) un disco con la sua voce e lasciò in eredità sia Nipper che il proprio grammofono in modo che, di tanto in tanto, il cane lo potesse riascoltare. Da qui, il delicato dipinto che venne venduto, in un secondo momento, alla Grammophone Co. Ltd. che ne fece “La voce del Padrone”, uno dei Brand più famosi della Storia. Cari Lettori, se analizziamo il termine “Padrone”, scopriamo che nasce per indicare il protettore dei Liberti (gli schiavi affrancati dell’antica Roma) per connotare, nel tempo, la figura di chi “ha piena facoltà di fare quello che gli piace”. E allora,forte dell’osservazione di ciò che sta accadendo, mi sono chiesto: Che cosa fa crescere l’economia di una Nazione? Come mai la ripresa congiunturale, da molti auspicata come la pioggia sui campi aridi e desolati, non riesce a decollare e, anzi, lo spettro di una recessione sempre più radicale è dietro l’angolo come non mai? La tendenza depressiva non si inverte, perché gli indici di ripresa continuano ad essere basati non già sulla capacità di presentare prodotti e servizi utili al miglioramento della qualità della vita, ma sui consumi di un popolo che "a mente spenta", viene prima indotto a comprare l’effimero e il superfluo... e poi, bacchettato... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


Perchè, siamo come siamo? (Alle radici del MALE... e del BENE).

mercoledì 29 agosto 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )


L’uomo parla di tutto. E parla di tutto come se, la conoscenza di tutto, consistesse tutta in lui” (A. Porchia). Cari Lettori, ciò che colpisce l’attenzione (e, non credo solo la mia...) dopo ogni evento che scuote le coscienze, è il brulicare di commentatori e fini analisti che cercano, in tutti i modi, di spiegare le motivazioni più recondite che spingono a manifestazioni sempre più difficili da accettare.Il fatto, però è che (almeno per ciò che mi riguarda) mi sento alquanto insoddisfatto nell’ascoltare valutazioni che non “entrano” nel profondo e che, di fatto, ricordano il contenuto di certi temi svolti a scuola: belli nelle intenzioni ma con nessuna (o quasi) ricaduta positiva. Un po’ come quando si cercano di capire le complesse equazioni che “esprimono” la Meccanica Quantistica e consentono la sua applicazione nei campi più svariati. Senza di essa (la meccanica quantistica) non esisterebbero i transistor, eppure, queste benedette equazioni, non spiegano cosa succede all’interno di un sistema fisico ma solo come, quest’ultimo, viene percepito da un altro sistema fisico. E, ciò, ricorda quello che si prova, ascoltando i commentatori di cui prima. Gente in gamba, per carità ma che non riesce a farti entrare nei veri motivi del perchè siamo quello che siamo. “Questo significa che la realtà essenziale di un sistema, è indescrivibile? Significa che manca un pezzo alla storia? O significa... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO


Un’idea di Patria ( Caro Sergio...)

sabato 11 agosto 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )


Sir, excuse me. I’m spoiling your job...” (“Signore, mi scusi, sto rovinando il suo lavoro”). Caro Sergio, ho cominciato ad apprezzarti leggendo quello che, d’istinto, hai detto all’ultimo degli inservienti, chino sui brillanti pavimenti del dipartimento del Tesoro Americano, a Washington, una sera di fine marzo 2009, dopo la riunione cruciale per l’acquisizione di Chrysler da parte di Fiat. Mi spiace esserci arrivato così tardi. Pur riconoscendoti Uomo Forte e capace di aver salvato la più grande industria nazionale, non ho mai avuto grande simpatia per te. Sarà perchè il tuo linguaggio ricalcava un modello “pane al pane e vino al vino” più Canadese che Italiano (grave ad esempio, a mio giudizio, screditare oltre misura il prodotto che rappresentavi: “A chi ha comprato l’Alfa Romeo 159, dovremmo restituire i soldi” - “La Lancia non ha futuro; ho provato con tutte le mie forze ma, proprio, non le vuole nessuno!” - “La Fiat, alla lunga, potrà vendere solo le 500 e, forse, la Panda...”), sarà perchè ti ho visto stracciare il Contratto Collettivo di Lavoro e costringere (soprattutto a Pomigliano d’Arco) gli operai a turni massacranti, sarà perchè ti ho valutato troppo attendista nell’impiegare anni (a cavallo della crisi post 2009) prima di mettere in cantiere un nuovo modello di automobile Mi sei sembrato fastidiosamente molto diverso, insomma, dal sanguigno Luca Cordero di Montezemolo... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


La vera Solidarietà (Fra donare e concedere, è meglio valorizzare).

lunedì 18 giugno 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )

"Credo nel tuo sorriso e  nel tuo sguardoCredo nella tua mano che accoglie, salda, la mia. Credo nel tuo abbraccio, approdo sicuro per le mie paure. Credo nella tua parola, espressione completa della tua persona Credo in te e, di conseguenza, nel Mondo, per i tanti, piccoli, meravigliosi, gesti che, ogni giorno, possono colorare la mia vita". Questa intensa "dichiarazione d’intenti" (che ci piace pensare, sia stata scritta da chi non ha perso la speranza di un presente migliore) ci pone di fronte ad un aspetto importante della realtà: (troppo) spesso, la nostra vita diventa simile ad un percorso a ridosso di un precipizio: il senso da dare, a quel punto, alle nostre giornate, diventa il capire perchè si debba lottare, per evitare di cadere. E, il Tutto, ricomincia ogni giorno. "Non abbiamo tanto bisogno dell’aiuto degli altri, quanto della certezza del loro aiuto". (Epicuro) A ben riflettere, ogni Essere Umano è in grado di resistere, sulla barricata delle avversità della vita, in misura direttamente proporzionale a quanto, da bambino, è stato aiutato a crescere senza sopraffazioni o soffocamenti. Il sapere di poter contare sulla solidarietà (e, quindi, sull’aiuto) di qualcuno disponibile a sostenerci e proteggerci con rispetto in una crescita "autonoma", consente di affrontare al meglio un’impegnativa scommessa: contribuire alla preparazione di una Società in evoluzione ... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


Equilibristi e Trapezisti.

venerdì 1 giugno 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )


Tre situazioni. Tre condizioni differenti. Tre di numero. Diverse ma concatenate, come lo sono i fatti della vita. "Caro dottore, riflettevo su come sia strana, a volte, la nostra esistenza. A distanza di un anno, la relazione con mio marito è priva di quegli scontri che ci avevano condotto sull’orlo della separazione!" - "Bene, sono contento per voi due" - "Al tempo, dottore. Agli occhi degli altri, siamo tornati ad essere la coppia affiatata di sempre... in realtà, ci evitiamo affettuosamente" - "In che senso, scusi?" - "Dialoghiamo ma non comunichiamo; valutiamo ma non decidiamo nulla che riguardi la nostra relazione; si discute di ciò che ci sta intorno, ignorando quello che ci viene da dentro. In altre parole, abbiamo scelto, senza dircelo, di non incrociare punti di interesse comuni. Così non ha senso litigare e, pur volendoci bene, ci illudiamo di star bene!". Per distrarmi, guardo un po’ quello schermo su cui, virtualmente, vengono mandati in onda avvenimenti che costituiscono il mondo della televisione e, in un programma di intrattenimento raffinato, ascolto la lucida analisi del maggiore esponente di uno dei più grandi gruppi industriali italiano, circa ciò che accade nel nostro bel paese e ricavo che, se costui avesse potuto essere più esplicito, avrebbe dichiarato, "sic et simpliciter", di essere pronto a lasciare (industrialmente parlando) l’italico stivale, caratterizzato, ormai, da uno stato di decadenza irrefrenabile pari all’andazzo dell’ultimo periodo... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


Italia. C’era una (S)volta?

giovedì 17 maggio 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) e Mariarita Marchese ( info@lastradaweb.it )

Venti Settembre 1870. Roma, Porta Pia. L’inizio di una nuova era. L’Italia. Finalmente. Tutta unita, tutta intera. Ventiquattro Ottobre 1917. Caporetto, Fiume Isonzo. Probabilmente per consentire l’epurazione del generale Cadorna (disumano carnefice di migliaia di soldati mandati allo sbaraglio), l’Italia rischia di sparire sul piano politico per restare né più né meno che un’espressione geografica prospiciente sul mar Mediterraneo. Nove Maggio 1936. Roma. Proclamazione dell’Impero dell’Africa Orientale italiana, dopo la conquista dell’Etiopia. Otto settembre 1943. L’Italia si arrende, continuando a combattere, da alleata comprimaria contro quello che resta dei tedeschi di Hitler. Anni 1958 - 1963. Il nostro tasso di crescita economica (Prodotto Interno Lordo) è superiore alle migliori performance dei paesi che, attualmente, dettano legge sul panorama internazionale. Otto dicembre 1970. Inizio (abortito) del colpo di stato guidato dal principe Junio Valerio Borghese. Gennaio 1987. Una serie di "lettere aperte" firmate da diversi militanti, sancisce la vittoria dello Stato sull’organizzazione terroristica più potente degli anni settanta: le Brigate Rosse. 17 febbraio 1992. Inizio dell’epopea di mani pulite e parabola discendente di quello che fu erroneamente creduto, il secondo miracolo economico italiano... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.


Il Montgomery blu.

lunedì 23 aprile 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )


Cosenza, 24 dicembre 1967, ore 19.00, Autostrada A3 (ora A2, del Mediterraneo), area di sosta “Bellavista” (nei pressi della galleria “Acqua di Calci”). Piove col vento e, l’acqua, crea un pulviscolo lattiginoso che rende l’ambiente come in preda ad una tormenta. C’è un bimbo che si aggrappa alla mamma, in una piccola Fiat Millecento “D” del 1964. E c’è un omino in Montgomery blu che si sbraccia, a rischio della vita, a bordo strada, nel tentativo di fermare qualcuno disponibile a portare in salvo la propria famiglia, la sera della vigilia di Natale. Perchè, la propria auto, è rimasta senza benzina dal momento che si è dovuto scegliere fra riempire il serbatoio o rischiare, nel mettersi in marcia e comprare, al posto della benzina, generi di conforto da dispensare (come Re Magi giunti in anticipo) ad anziani soli e abbandonati dai proprio familiari, fra Rogliano e Grimaldi. Cari Lettori, quell’uomo era mio Padre e, forse per il ricordo ancestrale di allora, sono particolarmente affezionato ad un mio soprabito che ricorda il suo e sono Presidente di una Onlus che si occupa di “terza e quarta età” in evidente difficoltà. Qualcuno ha detto che, negli occhi dei bambini, non c’è amarezza... Ancora oggi, dopo 51 anni da quella sera, ripensando a quell’uomo riannodo, in un solo istante, tutti i fili di quella memoria in cui conservo gli Amori più importanti... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


Politici. Gattopardi, leoni, iene e sciacalletti.

giovedì 29 marzo 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )


Cari Lettori, non so quante volte abbiate provato la strana sensazione che consegue allo scoprire di non avere più niente da dire su un argomento trovando, lo stesso, di scarsissimo valore sociale, etico e morale. A me, purtroppo, accade spesso. Ed è un guaio, perché, in questo modo, sono costretto ad ammettere che, quello che mi circonda, non esercita più alcuna attrattiva. Sarà il prezzo che si paga per aver capito che, in fondo, i "giochini" degli altri (quelli cui non ci fanno partecipare...) sono noiosi e insignificanti. È da diversi giorni che attendo lo spunto, l’idea "nuova" per riscoprire il piacere (ormai sopito) di riflettere sul panorama politico... e poi ritrovo una mail del lontano 2011, inviatomi da qualcuno che mi chiedeva un commento in merito alle determinazioni dell’era Berlusconi:"Questi qua, il 13 aprile hanno votato l’impunità per il loro capo facendoci credere di averlo fatto per il bene di tutti i cittadini. Noi ci becchiamo un’ipoteca sulla casa per una multa non pagata. Questi qua, hanno la pensione garantita, lavorando 30 mesi. Noi lavoreremo fino ai 65 anni per avere, forse, una pensione, al massimo pari a metà dello stipendio. Questi qua, beneficiano gratis di aereo, treno, autostrada, cinema, etc. Noi paghiamo anche la carta igienica dei figli a scuola. Questi qua, hanno la casa in affitto, in centro a Roma, a pochi spiccioli al mese. Noi, quando va bene, abbiamo un mutuo da pagare fino alla terza età"... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.


Una vita alle ortiche. E quand’anche fosse?

sabato 17 marzo 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )


"Inconcepibile è, a volte, l’assurdità della vita. Vivere sapendo che si può soffrire in qualsiasi momento e, nello stesso tempo, sperare che tutto quanto si trasformi in gioia. Siamo esseri limitati nelle nostre azioni, nel nostro pensiero, eppure a volte ci sentiamo degli Dei. Comprendere che la vita è fatta così, di alti e di bassi, è capire noi stessi: la nostra intima natura di uomini " (Andrea Filice). Ho incontrato quest’Uomo (proprio con la "U" maiuscola) tanti anni fa, in una struttura psichiatrica. Forse il suo ruolo (da "ospite") era sbagliato. Forse, era fuori posto anche il mio (da medico). Ci sono momenti, nella vita di ciascuno, in cui si vorrebbe poter dire qualcosa di importante alle persone cui teniamo di più. Non tanto per essere ricordati quanto, piuttosto, per donare quello che ci è costato tanta fatica ottenere. Qualcosa di noi. Di quello che pensiamo di essere diventati, almeno. Spesso immaginiamo dialoghi con un figlio, anche quando ne siamo "orfani". Almeno all’anagrafe. Infatti, oltre a designare un rapporto di discendenza (o di appartenenza nobilitante), "Figlio" è il nome della seconda persona della Trinità. A volte, inoltre, tale termine può essere usato come appellativo affettuoso rivolto da una persona anziana o degna di considerazione. Come dire, possiamo essere genitori di chiunque sia disponibile ad ascoltarci, per trarre spunti significativi... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.


Il sonno nella ragione...

venerdì 23 febbraio 2018 di Mariano Marchese ( marianomarchese1@gmail.com ) e Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )


Cari lettori, se, per caso, vi capitasse di passeggiare lungo il sentiero di un bosco, non potreste fare a domandarvi come mai, a differenza nostra, gli alberi, le rocce i fiumi e i laghi, non si affannano nel gestire, di corsa, il quotidiano eppure, placidi, durano millenni. A differenza nostra! A ben riflettere, ci hanno insegnato che il famoso leone e l’altrettanto famosa gazzella di africana memoria, se non corrono (uno per mangiare e l’altra per non essere mangiata) non avranno salva la vita... quindi, questo vuol dire che, ad esempio, “chi ha tempo non aspetti tempo”, oppure che “l’ozio è il padre dei vizi”. Insomma, si corre il rischio, secondo questo modo di vedere le cose, di sentirsi in colpa se, per caso, ci si ferma un attimo per tirare il fiato. Ma, se gli elementi del bosco sono (quasi) eterni e, noi, molto più caduchi, per lo stesso principio in base al quale, in cima alla piramide alimentare (e di importanza) c’è chi vive di più, questo vuol dire che, con molta probabilità, noi “esageriamo”, finendo fuori sintonia rispetto alle leggi di Natura. Infatti, spesso ci capita di arrovellare le nostre menti su problematiche inutili e, soprattutto, che non riguardano le cose che darebbero un vero significato a quello scorrere di eventi che si chiama Tempo. Forse, questo, rappresenta uno dei tanti tentativi di sfuggire una realtà che, spesso, rifiutiamo alla stregua di quei problemi di scolastica memoria che, per carenze di istruzione, non riuscivamo a risolvere... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCCARE SUL TITOLO.


Moralità, Onorabilità, Incorruttibilità (Una crescita condivisa).

giovedì 8 febbraio 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) e Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it )


"Rabbi, che cosa pensi del denaro?" - chiese un giovane al maestro. "Guarda dalla finestra" - rispose il maestro - "Cosa vedi?" - "Vedo una donna con un bambino, una carrozza trainata da due cavalli e un contadino che va al mercato". "Bene. Adesso guarda nello specchio. Che cosa vedi?". "Che cosa vuoi che veda Rabbi? Me stesso, naturalmente". "Ora pensa: la finestra è fatta di vetro e anche lo specchio è fatto di vetro. Basta un sottilissimo strato d’argento sul vetro e l’uomo vede solo se stesso". Moralità, onorabilità, incorruttibilità. Tre semplici parole. Però... se le ascolta un bambino, potrebbe trasformarle in una bella rima; se ci si galvanizza un adolescente, quest’ultimo potrebbe immaginare contesti simili a quelli del film "L’ultimo Samurai". Se ci si discute con un adulto, le si dovrebbe connotare come "la carne e il sangue" di ogni pre-requisito per una vita degna e proba. Dovrebbe e potrebbe esser così. Ma, purtroppo, così non è. Ci sono, infatti, innumerevoli motivi che si stagliano all’orizzonte e si frappongono fra il "dire" e il "non fare". La Morale, l’onore e il mantenersi "integri" nei pensieri e nei comportamenti, costituiscono, da sempre, il prodotto della migliore efficienza espressa dagli esseri umani per convivere in una dimensione di equidistanza, rispetto al positivo e al negativo. "Fino ad ora, sulla morale ho appreso soltanto che una cosa è morale se ti fa sentire bene dopo averla fatta, e che è immorale se ti fa star male. (Ernest Hemingway)"... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.


Se, un Dio, muore (Cosa resterà di noi)...

mercoledì 17 gennaio 2018 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )


L’uomo, talvolta, crede di essere stato creato per dominare, per dirigere. Ma si sbaglia. Egli è solamente parte del tutto. La sua funzione non è quella di sfruttare, bensì di sorvegliare, di essere un amministratore. L’uomo non ha nè potere, nè privilegi. Ha solamente responsabilità" (Oren Lyons, Onondaga). Qualche giorno fa, di primo mattino, mi applicavo al rito quotidiano che accomuna tutti noi uomini e che ci sorprende, col rasoio in mano, davanti allo specchio a rendere conto alla nostra coscienza, evitando tagli e abrasioni. All’improvviso, mi trovo immerso in una miriade di idee nate dall’ascolto di una intervista al Magistrato calabrese capace di guidare l’arresto di centinaia di persone (fra cui, anche, cariche istituzionali...) colluse in vario modo con la malavita organizzata. Mi domando come mai i mezzi di comunicazione di massa e i partiti politici, sempre pronti a rinfacciarsi mancanze, non ne facciano cenno significativo. Penso a quelli che stanno “desertificando” l’ambiente in cui alleviamo il bene comune in cui custodire anche i propri momenti di abbandono, al riparo dalle “intemperie”. Rifletto sul senso di prostrazione che il Cittadino, ormai suddito, prova di fronte ad uno Stato sempre più avido di risorse e avaro di solidarietà reale... Cari Lettori, ricordo solo che, a quel punto, mi sono domandato come riuscissero a sopportare angherie e storture, le persone di una volta... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.




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