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Care figlie...
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

1 gennaio 2017






E, l’Amore, guardò il Tempo. E rise.


E l’Amore guardò il Tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno. Finse di morire per un giorno e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare. Si addormentò in un angolo di cuore per un tempo che non esisteva. Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito, il Tempo moriva e lui restava. (Luigi Pirandello).

Cara Mariarita, come sai il tuo nome significa “piccola perla”. E, in effetti, in te si concentra il nucleo potenziale di ogni bene. La vita è un insieme di fotogrammi di cui, ciascuno, crea l’inizio e la fine di una storia e che, messi insieme, danno luogo ad una sceneggiatura originale, irripetibile e irreversibile. E il bello è che, per renderti conto se il lavoro rispecchia quello che ti aspettavi, devi arrivare molto in fondo alla visione del “film”.

Cara Valentina, la tua stessa denominazione identifica un’idea di qualità che nasce dalla determinazione e dalla curiosità. Stai per varcare quella soglia oltre la quale si è (per legge naturale e sociale) responsabili di ogni propria azione. Eppure, la paura di quello che appare più grande della voglia di volare, a volte, blocca il respiro.

Care figlie, secondo il filosofo Emil Cioran, la Vita, più che una corsa verso la morte, è una disperata fuga dalla nascita. A ben riflettere, infatti, quando veniamo al mondo affrontiamo una sofferenza e un disagio che ci portiamo avanti tutta la vita: il passaggio traumatico da una situazione conosciuta all’ignoto. Ma, questa dolorosa condizione di realtà, viene accompagnata da un altro problema: il renderci conto che dovremo morire. Inesorabilmente.

Ma, mi permetto di aggiungere, la pena maggiore che ognuno si porta dietro, è quella di sapere (o, peggio, di scoprire) che per forza naturale delle cose perderemo, nel tempo, gli affetti più cari.

Così noi viviamo. Per sempre prendendo congedo” (Rainer Maria Rilke).

Le circostanze, fin da piccolo, mi hanno spinto a creare un’alleanza con la “Compagna” Solitudine avendo paura di mostrare gli angoli più intimi della mia personalità, quelli che mi portano, osservando il candore delle nuvole, ad esempio, ad immaginare scenari di comunione, come quelli di un fantastico Presepe vivente... in cui, tutti, si converge verso la grotta Sacra, del Bue e dell’Asinello.

Famiglia...

Termine dal significato controverso, sinonimo di assunzione di responsabilità ma, anche, di gruppo che ti protegge le spalle nel territorio ostile che è diventata, ormai, la Società in cui ci troviamo a traghettare la nostra esistenza, al motto di “ciascuno per sé e nessun Dio per tutti!”

Care Figlie, anche quando cado, ogni volta che mi rialzo, ricordo di aver giurato fedeltà al principio dell’aiuto verso i bisognosi e, quindi, come altri, più importanti, che mi hanno preceduto, da Medico concludo che la vita ha sempre un valore, non soltanto quando è attraente ed emozionante ma, anche e soprattutto, le volte che si presenta inerme e indifesa.

Non già conoscere molte cose, ma mettere molte cose in contatto. Questo è uno dei primi gradini dello spirito creativo” (Hugo Von Hofmannsthal).

Mi sarebbe piaciuto che aveste indossato i miei maglioni ma, da splendide ragazze quali siete, meritate abbigliamento più consono alle vostre qualità. Eppure immagino che, un giorno, possiate camminare “nelle mie scarpe”...

Nonostante, su un convinto piano razionale, io propugni la libertà di scelta esistenziale anche andando contro le regole, quando è il caso (e, io, ne rappresento un valido esempio, avendo abbandonato, poco meno che trentenne, una promettente carriera di odontoiatra e chirurgo maxillo facciale per una strada a me sconosciuta, come quella della psicoterapia, all’epoca della scelta), non posso nascondere la mia vulnerabile dimensione umana che mi porta a soffrire un po’ all’idea di non riuscire a condividere, con voi, una dimensione lavorativa comune o un nipote col mio stesso cognome.

Pensate che, a volte, spero di diventare così importante da spingere (com’è successo nella famiglia Freud) a “forzare” le tradizioni ed avere un mio piccolo omonimo da stringere tra le braccia.

Care figlie, abbiate pazienza di fronte alle aspettative di chi si accinge a diventare vecchio e, a volte, vede affiorare dal sottoscala delle proprie emozioni, la voglia e il bisogno di incontrare gli affetti perduti. Nonna, nonno, papà, mamma, gli amici di un tempo e quelli di oggi, con cui ho un buon legame ma che non incontro mai, se non nei miei ragionamenti interiori...

Beh, in fondo, Anche San Francesco è rimasto prototipo unico.

Che presunzione smisurata... D’altronde la sincerita che si deve alle proprie figlie è seconda solo a quella che si deve a se stessi. E alla persona che si ama di più.

Vi confesso che una preoccupazione, sulle altre, attira la mia attenzione: quella che possiate perdere l’illusione, che faceva muovere quelli della nostra generazione,di poter costruire un Mondo migliore. Con un pizzico di “sano” Romanticismo.

Spero che non rinunciate mai alla voglia di realizzare la, vostra, piccola parte di bene ovunque vi troverete, perchè, come ha detto qualcuno, sono queste “piccole” parti di bene che, messe insieme, riempiono il mondo.

Un ultima cosa, prima di salutarvi...

L’esperienza mi ha insegnato che il “dolore” sta in alto, non in basso. Mentre, tutti, credono che il dolore stia in basso. E, tutti, vogliono “salire”. Provate a non dimenticarlo.

Ho letto, tempo fa, che se non sai perché un bambino sulla giostra saluta i genitori ad ogni giro e, perché, i suoi genitori gli rispondono sempre, non capisci la natura umana. Bene, credo di averlo capito adesso.

Comprendete il mio bisogno di camminare, da solo, per i sentieri di montagna poggiando un piede dopo l’altro con attenzione. Mi serve per ricordare che l’esistenza è qualcosa di prodigioso e misterioso. Io credo che non sia un miracolo camminare sull’acqua o nell’aria. Ritengo,invece, che il vero miracolo sia poter camminare sulla Terra, apprezzando ciò che, essa, può donarci.

Siete cresciute ed è, dunque, logico che andiate per le vostre strade. Nel mio cuore, però, io sorrido perchè so che amori come noi, ovunque saranno, staranno sempre vicino, sentendo di essere nel posto più incredibile del Mondo.

Cara Mariarita, l’augurio che ti faccio, quindi, è quello di scegliere, il più delle volte possibile, in maniera coerente con quello che, credi essere (in maniera accettabilmente oggettiva) la via maestra. Al netto di presunzione e arroganza, per evitare rimorsi, rimpianti o sensi di colpa. Il Giorno è tuo. Buona passeggiata.

E, a te, cara Valentina, l’invito è quello di restare tranquilla: il tuo coraggio ti aiuterà (come recita un vecchio adagio) a lanciare il cuore oltre l’ostacolo, per riuscire ad andare a riprenderlo. Più vigoroso di prima. Quindi, non temere di sognare in grande: i risultati dipendono dal sapere, dal volere e dalla perseveranza.

Non disprezzare il poco, il meno, il non abbastanza L’umile, il non visto, il fioco, il silenzioso. Perché, quando saranno passati amori e battaglie, nell’ultimo camminare, nella spoglia stanza, non resteranno il fuoco e il sublime, il trionfo e la fanfara... Ma braci, un sorso d’acqua, una parola sussurrata, una nota: Il poco, il meno il non abbastanza. (Stefano Benni)


Con tutto l’affetto del Mondo

Vostro Padre.

P.S. Provate a rileggere il lavoro con questo sottofondo musicale. Era quello che ho ascoltato, nei miei pensieri, mentre vergavo ciò che ho scritto. Ed ha tutto un altro effetto.

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