Pubblicato
su Lo SciacquaLingua
A
notte inoltrata, non appena il rag. Pasquini entrò in casa e
mosse i primi passi per recarsi in camera da letto la consorte notò - tra il dormiveglia - che ancora una volta il marito non aveva
resistito alla forte tentazione di andare a gallina con i suoi vecchi
amici. Pasquini tentò di rassicurarla dicendole che si
sbagliava, ma piú parlava, piú aggravava la situazione:
balbettava e inciampava dappertutto. La moglie, dunque, non aveva
dubbi: il marito era proprio andato a gallina. L’espressione
"camminare (o andare) a gallina" - indubbiamente poco
conosciuta - significa ubriacarsi. Non si conosce la provenienza di
questo modo di dire; la sua origine, cioè, è
sconosciuta agli studiosi e a quanti, per diletto, si interessano di
etimologia. La spiegazione che tenteremo di dare circa la sua
provenienza è, quindi, strettamente personale e si rifà
alla migliore razzolatrice del pollaio che è, appunto, la
gallina. Questa, come si sa, quando razzola non va mai dritta nella
stessa direzione, ma ora da una parte ora da un’altra. La persona
ubriaca, per tanto, "va a gallina", vale a dire che - in
senso figurato - si comporta come questa: quando cammina brancola e
va ora da una parte ora dall’altra.
A
cura di Fausto Raso.
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