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La trappola dei sensi di colpa.
di Fernanda Annesi  ( fernanda_65@yahoo.it )

16 luglio 2016






Il resto di niente.


Pensieri degli anni difficili

Questa potrebbe essere liberatoria, se solo ci riuscissi, se solo non provassi il senso di colpa.

Fare le cose veramente perché si ha voglia di farle e non per mettere a tacere la coscienza che, sfuggita ai binari della logicità, alimenta la confusione e il panico.

Ma tu, veramente, come sei?

Chi trattiene chi? No, a guardare bene si tengono per mano e uno dei due è solo più veloce. Può essere corra per fuggire, può essere voglia trasportare il suo compagno per non avanzare da solo. Qualsiasi cosa, si tengono per mano.

Vado via nel tardo pomeriggio, dopo aver inseguito per ore il solito pensiero circolare. Provo a ritrovare quel momento che fino a poco tempo fa mi sollevava da qualsiasi inquietudine, verso il sole, verso l’aria più pura, a lasciare lo sguardo correre sull’orizzonte, senza bloccarlo.

Ritrovo i miei pensieri, finalmente. Tutti.

Una un po’ più alta delle altre, vorrà dirci qualcosa di importante oppure è solo un caso?

La serenità che naturalmente riesco a carpire dall’ambiente mi regala pace. Respiro con il corpo senza guardarmi attorno. Il calore della sabbia riscalda e mi accoglie come fosse il più soffice dei letti. E mi addormento.

Il resto di niente.

E intanto la vita passa!

Ma tu, veramente, come sei?

Di nuovo, aleggia nella mia mente questa domanda, questo pensiero. Cosa hai fatto nella vita per te stesso? Hai vissuto di desideri da esaudire e di leggerezza, oppure nel tentativo di soddisfare le regole del conformismo? E, in tutto questo, le leggi di Natura che fine hanno fatto?

Facile a dirsi, molto facile dal di fuori e se non ci riguarda direttamente, ma può servire in un momento successivo, quando si è disponibili verso se stessi a parlarsi con dolcezza e chiarezza e senza paura della verità.

È andata come è andata! Mi scappa un sorriso amaro e senza rassegnazione comprendo al volo quello che è successo. Abbiamo navigato senza vele, non allo sbaraglio però, ma sorretti dalla linea dell’orizzonte netta in lontananza, qualche volta fra la tempesta delle onde e altre nella dolcezza delle acque senza alcuna increspatura. Sempre noi? Autentici fino in fondo e senza costrizioni? O contaminati da quel sussurro che proviene dal di dentro, seminato nell’antichità e oggi rigoglioso ad esplodere.

Un raggio prepotente entra nella mia casa, a scuotere da questo torpore che proprio non mi vuole abbandonare. Le domande ... mille nella testa. Avrò scelto bene? Avrò scelto? Veramente abbiamo la possibilità di scegliere o siamo obbligati dal peso di quelle responsabilità di cui confondiamo il significato?

La fortuna in una rossa coccinella mi strappa un sorriso, il cielo biancastro di caldo assillante si tinge di colore brillante. Un pizzico di allegria fra le dita, in mano, come quando si era piccole, tenendola stretta senza soffocarla.

In alcuni giorni è bene restare solo ad osservare. Cerco di non usare la parola, mi nutro di musica e fogli bianchi da riempire e mi ritrovo percependo tutta l’essenza.

Avrò raggiunto un altro traguardo o sono caduta nella trappola?

Torno a casa piena di aspettative sulle ore che verranno e lì mi scontro con l’inevitabilità degli eventi che non si possono prevedere né modificare. Sarebbe tutto più semplice se riuscissimo a comunicare mettendo da parte le ansie della giornata appena trascorsa, con la certezza di essere compresi e con la speranza di non cadere nella trappola.

Un pensiero al contrario. Da dove nascono e perché si trasmettono con così tanta facilità quasi fossero la regola e non l’eccezione?

Tutte in una serata di estate ormai nel pieno, cercando di fermare il tempo senza rincorrere i pensieri e lasciando che naturalmente seguano i desideri. In libertà e senza paure di ferire o fare male. È tutto lì.

Solo chi si ama veramente, solo chi ama veramente resta accanto. Così ho letto da qualche parte, ma non sempre è così semplice.

Fernanda (9 luglio 2012)

 

 

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