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Il ‘56.
di Fernanda Annesi  ( fernanda_65@yahoo.it )

20 giugno 2012






Quando saremo pronti per volare?


Pensieri degli anni difficili

Vorrei poter tornare indietro quest’oggi, ai primi giorni di caldo dopo la chiusura della scuola, alle mattinate sui balconi all’ombra a giocare con l’acqua per respirare la freschezza, ai vestitini estivi da usare solo in casa. Vorrei poter sentire sulla pelle la carezza un pò severa di mia madre, quando sistemava i miei capelli in due codine strette strette, da fare male. Vorrei poter sentire il profumo del quartiere, le voci della gente per le scale, i bambini da raggiungere. Il raggio di sole lentamente arrivava fino a noi costringendoci a rientrare in casa.

Ti ricordi la frescura? Ti sdraiavi a terra a giocare e a sentire l’ombra del pavimento? Da terra la prospettiva cambiava moltissimo e, anche se eravamo piccoli piccoli, ci sentivamo enormi.

Bussano alla porta, sono le due passate. E’ tornato, accaldato e stanchissimo, ma col suo solito sorriso bonario, che mai mi abbandonerà.

Talvolta mi prende la paura, la paura di restare da sola.

Il percorso dell’anima.

Arrendersi non significa non voler reagire più, solo accettare che, a volte, è bene non resistere. Il tutto fluirà con facilità e senza grossi restringimenti; la strada, comunque non visibile fino in fondo, apparirà meno tortuosa e priva di ciottoli.

Qualcuno mi chiama, anche se nessuna voce arriva a me. E, come avessi un appuntamento da dover rispettare, seguo l’istinto e il richiamo della Natura che mi conduce dritta alle origini.

Un pò di più.

Niente di più.

Guardo dentro i ricordi, respiro aria di spensieratezza e libertà. Tanto è cambiato. Ci siamo sforzati di modificare avanzando per poter vivere meglio, senza grosse ansie e paure e poi ci perdiamo alla ricerca di quello che non c’è più.

Estate profumata, ogni giorno diverso dall’altro anche se scandito dalle abitudini che contraddistinguono il mondo dell’infanzia.

Noi, che apparteniamo alle domeniche senza macchine, di palloni e biciclette, di pattini su quattro ruote, di stelle infinite da sbirciare di nascosto nel silenzio delle calde notti, quando i grandi già dormivano mentre noi ancora in giro.

Ti piacerebbe poter rivivere anche solo per un istante? Una carica per andare avanti in questo difficile momento.

Un sorriso da accarezzare, una mano da stringere, un abbraccio da trattenere.

Strano questo pomeriggio, mi sento sospesa, come se avessi delle parole da donare, un appuntamento cui non mancare, una lacrima da lasciare andare.

Quando saremo pronti per volare? Troppo forte, questa notte è troppo forte il malinconico ricordo.

Ritorno a me, ripenso a noi a quello che è stato, a come cambierà, a quello che resterà. Sorrido, abbassando lo sguardo, ricordo bene il giorno in cui presi per mano le mie difficoltà e avanzai a fatica. Un grande sforzo, poche lacrime trattenute che lasciavano presagire un futuro già definito. È tutto lì, nel dolore del non voler abbandonare.

Il calore del pomeriggio filtrava attraverso le finestre abbassate sui pensieri dei più grandi, sui giochi di noi bambini che, forti della nostra energia, si resisteva a qualsiasi momento di stanchezza. Un silenzio fatato si diffondeva in tutta la casa, in bilico fra il desiderio di esplodere e quello di mantenere la quiete.

Vita.

Appena appena. Il prato dei giochi attendeva impaziente, dopo aver assorbito ogni raggio e pronto poi a restituirlo. Un quadrato bianco nel centro della grande piazza, un immenso girotondo da legare mano nella mano decine di piccoli, desiderosi di ruotare cantando a voce alta, liberi di muoversi, felici di conoscersi. Qualcuno sfuggiva impaziente, il più vivace, senza regole, alla fine quello che più di tutti aveva bisogno di aggrapparsi alla mano.

Il suono della campane, un altro momento.

Mi allontano per un istante. Dall’esterno mi osservo e vedo anche quello che non è visibile immediatamente. Lei è là sulla panchina dei ricordi, sicura di sé, come sempre bellissima nella giovinezza dei suoi anni. Sento il suo sguardo su di me, a rassicurarsi. Mi arriva dritta una carezza sulla guancia donata coi suoi occhi, senza le parole difficili da fare uscire, ma molto più densa e carica di sentimento. Momenti indimenticabili.

La luce del tramonto scende dietro gli alberi e piano piano si deposita sulla piazza ora non più gremita.

Lo aspettiamo tutte insieme, risaliamo allegramente. Ognuno porta con se la stanchezza di questa giornata vissuta intensamente e in semplicità.

Bello poter guardare nei ricordi...

Fernanda

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