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Anche i gatti hanno un’anima?
di Maria Cipparrone  (  mariellacipparrone@libero.it )

20 gennaio 2002

La risposta alla riflessioni dei lettori, dopo aver scoperto che i gatti, soggiornando in città, sono costretti a mutare i comportamenti se vogliono soddisfare i loro bisogni.


 

Da un curioso ed interessante articolo apparso sulla rivista scientifica "Newton oggi" di questo mese, è emerso che il gatto, a seguito della millenaria convivenza con l’essere umano, ha modificato il comportamento.

A questa singolare conclusione sono giunti gli etologi, dopo aver confrontato i gatti di città con quelli di campagna. In campagna, infatti, le risorse alimentari sono più scarse che in città e, quindi i gatti sono costretti ad unirsi in piccoli gruppi, chiamate "colonie" per difendere il loro territorio. In queste colonie, i maschi anziani hanno l’esclusiva sulle femmine. Tale esclusiva, che consiste in un vero e proprio diritto a loro favore, gli deriva per il fatto di mantenere il dominio sul gruppo, assicurandone l’unità. Dall’analisi del DNA dei piccoli nati in una colonia felina di campagna, si è visto che, nel 78% delle cucciolate, tutti i gattini sono figli dello stesso padre. Pertanto, da necessità legate alla sopravvivenza nelle zone rurali, discende un comportamento fedele da parte delle femmine nei confronti dei maschi anziani, come ricompensa naturale del loro occuparsi del gruppo, anche se, attraverso l’esercizio del dominio.

I gatti di città, godendo, invece, di abbondanti risorse alimentari, formano grandi colonie. Esiste, peraltro, anche in questi gruppi, la tendenza da parte dei maschi di acquistare una posizione dominante. Ma, ahiloro, le grandi dimensioni della colonia impediscono ai maschi più anziani di esercitare un completo controllo su tutte le femmine, che, quindi non disdegnano le attenzioni anche dei maschi più giovani, con i quali si accoppiano anche di frequente. Infatti, a riconferma di questa tendenza "delle feline" di città, è l’analisi del DNA dei piccoli nati nelle colonie urbane, che mette in evidenza che l’83% delle cucciolate è riconducibile a padri diversi. Nonostante, quindi, gli sforzi da parte dei maschi per il predominio, questi non sono ricompensati da un vantaggio riproduttivo esclusivo da parte delle femmine.

A cosa è dovuto il cambiamento dei gusti sessuali nelle gatte di città di fronte alla competizioni per il dominio da parte dei maschi anziani? Gli esperti ritengono che i gatti di città non si siano ancora adattati ai mutamenti ambientali, nel senso che le loro competizioni hanno senso in un ambiente povero di risorse, come la campagna.

In città, a causa delle dimensioni, i gatti sono più numerosi ed è più facile reperire cibo, quindi non ha senso perpetuare lotte per esercitare un dominio. Di ciò sono convinte le gatte che mostrano di preferire maschi meno irruenti ed aggressivi.

E’ possibile che, anche nel comportamento di alcuni animali, sull’esempio di quello di parte degli essere umani, sia in atto, perché più utile, un processo lento volto a preferire atteggiamenti meno violenti e più conciliativi?

Sembrerebbe di si.

Maria Cipparrone

 

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