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Meritocrazia?
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

3 settembre 2009

"È meglio un lavoro sicuro, anche se poco remunerativo, oppure uno meno certo ma con migliori prospettive di reddito?" A questa domanda, il 60 per cento dei giovani si orientano sulla prima opzione. Allo stesso modo, un'indagine di Renato Mannheimer evidenzia come 4 italiani su 10 vorrebbero incentivi economici a rescindere dal rendimento. Benché, come sosteneva Tacito, "il desiderio di gloria sia l'ultima aspirazione di cui riescono a liberarsi anche gli uomini più saggi" Il nostro Paese sembra essere caratterizzato da una forza lavoro (soprattutto fra i giovani) con pochissima ambizione e voglia di mettersi in gioco e in discussione. Sembra, semmai, che vi sia un maggior interesse verso un lavoro soddisfacente (in termini di remunerazione) o, quanto meno, privo di rischi di alcun genere, piuttosto che nei confronti di un'occupazione motivazionalmente fuori dal gregge. "Finché ho un desiderio, ho una ragione per vivere: la soddisfazione è la morte" (George Bernard Shaw). Purtroppo siamo in presenza di pochi elementi che vanno alla ricerca di un sistema lavoro dove ciò che conta è il merito e l'eccellenza: sono gli studenti che da un paio d'anni hanno ricominciato a iscriversi alle facoltà scientifiche e i giovani imprenditori che pensano soprattutto per i mercati ( e le fabbriche)... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO



...lontano dall’Italia. "Il significato di un uomo non va ricercato in ciò che egli raggiunge, ma in ciò che vorrebbe raggiungere" (Kahlil Gibran). Supponiamo che sia possibile, in tempi accettabili, riuscire a correggere questa distorsione: è davvero migliore un mondo in cui la discriminazione dipende dal merito? È veramente desiderabile una Società nella quale, come nelle derivazioni anglosassoni, i differenziali salariali tra coloro che lavorano sulla frontiera della tecnologia e i "comuni mortali" si allargano a vista d’occhio? La risposta dipende evidentemente dai valori in cui ciascuno crede. Anche se, per qualcuno, è legittimo obiettare alla discriminazione fondata sul merito, questo resta comunque un parametro di gran lunga più dignitoso di quello basato su elementi a noi tanto cari, quali il censo, le conoscenze politiche... e così via. Sosteneva Denis Diderot che, al contrario di quello che si pensa, il desiderio di migliorare non è il prodotto della volontà ma, semmai, la volontà (e, con essa, la motivazione) è il prodotto della voglia di andare "oltre". Allora la via d’uscita conviene cercarla nella seguente massima di William Faulkner: "Non preoccuparti solo di essere migliore dei tuoi contemporanei o dei tuoi predecessori; cerca solo di essere migliore di te stesso!"

 

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