Uomo
che ami parlare molto: ascolta e diventerai simile al saggio.
L’inizio della saggezza è il silenzio. (Pitagora)
L’esperienza
ci insegna che, per lo più, ognuno sceglie il proprio percorso
esistenziale e lavorativo (quando non è condizionato dalle
necessità contingenti) in funzione della personalità e
del carattere e, nel tempo, assorbe le caratteristiche del modulo
operativo, finendo col diventare quello che il proprio lavoro, in
sostanza, esprime.
Quindi,
con molta probabilità, ad esempio, il docente cercherà
di esprimere il suo bisogno di trasmettere contenuti, il chirurgo
sublimerà (in maniera utile e scientifica) parte della propria
aggressività (sezionando e amputando), l’artigiano
ripercorrerà i meandri ludici della propria infanzia...
E
lo psicologo?
Ecco,
potrebbe riuscire ad appagare il voyeurismo attraverso l’ascolto
dell’anima altrui...
Quindi,
io, come medico e psicoterapeuta,
sarei indotto ad esercitare (quanto meno a provarci) al tempo stesso,
una sorta di dominio di onnipotenza misto ad un esercizio quasi
morboso dell’occuparmi dei fatti altrui!
Il
fatto è che, personalmente, mi scopro molto lontano da simili
intendimenti e, allora, ci deve essere, necessariamente, dell’altro.
In
effetti, col progredire degli studi specialistici al fianco di un
maestro come Giovanni Russo (Fondatore e Direttore della mia scuola
di Psicoterapia) e traendo spunto da precursori come Freud e Jung (fino a giungere ai contemporanei Bergeret e Kenberg) ho scoperto che, l’importante, è capire il
senso delle cose che fai, rendendo sacro il trascorrere del Tempo che
ti è stato concesso di vivere.
E,
di conseguenza, ho scoperto che, solo quando mi trovo in armonia con
me stesso, comprendo che, probabilmente, quello che anima le liti o
le incomprensioni le quali, spesso, alimentano i rapporti
interpersonali, altro non sono che il riconoscimento dell’abisso
che, in realtà, spezza in due l’animo della gente.
Sarà
per questo che, a me, piace molto camminare da solo, in mezzo alla
Natura, fra piante rigogliose e ruscelli non contaminati. Provo un
piacere immenso, nel poggiare un piede dopo l’altro "sentendo"
la meraviglia dell’erba che si abbassa, per diventare sentiero.
Sono
questi, i momenti in cui avverto che, tutta l’esistenza, è
qualcosa di prodigioso e misterioso, in cui non ci sono soltanto
protoni e neutroni ma molto, molto di più.
All’interno
di questi momenti che cerco di conquistare ad ogni costo, dandogli lo
stesso valore dell’aria che respiro, da un po’ di tempo cerco di
armonizzare due concetti di antica derivazione, apparentemente
antitetici:
In
principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
(dal Vangelo secondo Giovanni – 1,1);
La
parola è d’argento ma il Silenzio è d’oro (antico
proverbio Orientale)
Nel
mio Silenzio, Fratello, Maestro di Parola che percorri avanti a noi
il cammino dell’elevazione e che ari i fertili campi del nostro
ammaestramento spero che ogni tua Parola sia una freccia in grado di
colpire il bersaglio della tensione di noi che muoviamo il primo
passo della nostra riflessione, della nostra trasmutazione
(Lòlìndìr.Mìnyatùr)
“Parola”
è un termine che deriva, principalmente, dal Latino (parabola)
ed indica qualunque voce articolata esprimente un concetto. Nel
passato, a questo nome si preferiva quello di “Verbo” che
colorava di Sacro e Saggio.
Con
“Silenzio”
(Dal Latino silentium,
derivazione di silēre:
"tacere, non far rumore") si intende mancanza (anche
relativa) di
suono
o
rumore;
ad esempio, un ambiente che produca suono inferiore ai 20 decibel
può essere
considerato silenzioso.
“Meditare
all’alba, in silenzio, era come fare il piano per la giornata. Il
fatto che tante persone fossero impegnate assieme, in silenzio, ad
acquietare la loro mente creava intensità, concentrazione,
quasi un senso di forza. Meditare, in fondo, significa prendere
coscienza di sé... un po’ come voler prendere il vento con le
mani per farlo andare là dove si vuole. La
mente è all’origine di tutti i problemi dell’uomo, ma è
anche la sede delle sue soluzioni. perchè è un tesoro
nascosto sul quale camminiamo, ogni giorno, senza renderci conto di
quanto valga”. (Tiziano Terzani – L’ultimo giro di
giostra)
Alla
fine del Countdown (conto alla rovescia) che ha portato alla nascita
dell’Universo, si è determinata la comunicazione per
come gli scienziati hanno imparato a conoscerla, cioè: "un
processo di scambio di informazioni e di influenzamento reciproco che
avviene in un determinato contesto".
In
effetti, la forza gravitazionale, quella elettromagnetica ed altro,
hanno reso possibile, con flussi coesivi o disaggreganti di
particelle, la creazione di tutto ciò che esiste, in giro per
le galassie.
Nel
più completo, apparente, silenzio!
All’interno
degli atomi (che ci costituiscono) esistono particelle chiamate
protoni e neutroni. Ciascuna delle due rappresenta una sorta di
condominio all’interno del quale risiedono microstrutture che, quasi,
si confondono col proprio movimento e che prendono il nome di quark.
Esattamente, tre per ogni protone e, tre, per ciascun neutrone.
Il
bello è che, essendo “caricato”
positivamente, ogni quark sarebbe indotto (per via della forza
elettromagnetica) ad allontanarsi dagli altri due. Interviene, a quel
punto, un legante (rappresentato da un microelemento
chiamato”gluone”) che impedisce la fuga consentendo loro,
solo un piccolo movimento oscillatorio da cui origina una sorta di
rimtica danza “sacra”.
Ogni
Quark contiene una sorta di programma fornito da chi ha “Creato”
l’intero sistema Universo in base al quale, grazie al proprio
movimento, genera “silenziose” onde vibrazionali
indispensabili per rappresentare la VITA, un gradino dopo ciò
che c’era prima del Big Bang.
Il
frutto del silenzio è la preghiera, il frutto della preghiera
è la fede, il frutto della fede è l’amore, il
frutto dell’amore è il servizio, il frutto del servizio
è la pace. (Madre Teresa)
Qualsiasi
sollecitazione giunga dall’esterno (del protone, del neutrone o del
nucleo dell’atomo) colpisce i quark e, in base alle loro capacità
di adattamento di fronte allo stress indotto, si producono variazioni
nel movimento vibrazionale e, con esse, nuove forme di comunicazione
che, trasferendosi agli elettroni, grazie ai loro salti da un
orbitale all’altro, si propagano nelle molecole e (per quanto
riguarda l’essere umano), via via, nei tessuti, e nell’intero
organismo.
Il
valore del silenzio. Noi “siamo” ciò che pensiamo.
Pensare
(dal latino pensàre:
esaminare, apprezzare, pesare e valutare le cose con l’intelletto)
produce l’attivazione di diverse zone cerebrali con lo scopo di
determinare la costruzione delle idee, mediante il meccanismo,
silenzioso,
della riflessione, per l’elaborazione delle strategie più
idonee alla risoluzione dei problemi relativi all’appagamento
di bisogni e desideri.
Questo
significa che siamo stati dotati di uno strumento idoneo ad
affrontare tutti gli ostacoli che incontriamo, mentre ci muoviamo
sulla strada del raggiungimento di uno o più obiettivi.
E questo accade, se “pensiamo” lontano da disturbi del
Mondo Esterno: cioè, in silenzio.
Il
ruolo dell’Apprendimento: cosa significa e, a che serve, Imparare?
Ogniqualvolta
l’essere umano si trova nelle condizioni di dover risolvere le
difficoltà che la vita gli pone di fronte, per impegnare il
pensiero nella strutturazione di una strategia adeguata, dovrà
ricorrere alla prima delle espressioni strutturali della mente:
l’apprendimento". (Giovanni Russo)
Sono
moltissime le definizioni che pretendono di far comprendere il
termine in questione. Una, abbastanza esplicativa, lo identifica
come "un
processo psichico mediante cui l’esperienza, incidendo sul
sistema nervoso, modifica il comportamento animale ed umano". Siccome
il termine esperienza identifica, nella lingua italiana, "la
componente sensibile di un atto conoscitivo, in cui sono coinvolti i
sensi come recettori del mondo esterno", ricaviamo
che il meccanismo dell’apprendimento si determina a seguito di
stimolazioni che acquisiamo in maniera direttamente proporzionale
alla capacità di ascoltare e osservare, in “religioso”
silenzio.
“Bisogna
concentrare l’attenzione dello spirito, non lasciarsi assorbire
dalla vita di superficie, stabilire in ogni giornata una zona di
silenzio, affinare la sensibilità dell’anima”.
(don Carlo Gnocchi)
E
siccome, apprendendo,
forniamo nuovi dati che, come abbiamo visto prima, influenzano la
danza cosmica prodotta dai quark che si allontanano (per effetto
dell’interazione debole) e si riavvicinano (in base all’azione
dell’interazione forte) ecco che, grazie al silenzio costruttivo
(cioè prodromico di riflessioni e meditazioni), si manifestano
effetti di trasformazione evolutiva, a livello infra atomico,
genetico (mediante trasformazioni nel substrato molecolare del DNA) e
di
Memoria storica o "dichiarativa" - (che costituisce
l’Identità di ciascuno).
“Lì,
nel monastero, ci si occupa di Dio, si rispetta e si garantisce la
continenza, si custodisce la disciplina, si attende alle sante
letture. Il silenzio è ininterrotto e il perenne riposo da
ogni chiasso di faccende mondane obbliga a meditare sulle cose del
Cielo” (San Bernardo)
In
più...
Quando
impariamo, sviluppiamo conoscenza di qualcosa non presente nel nostro
Mondo Interno e, in quanto tale, potenzialmente pericolosa perchè
“diversa” dalle nostre convinzioni. Confrontando il
vecchio col nuovo e individuando (grazie alla riflessione) la
correttezza di quest’ultimo, superiamo lo scombussolamento
conseguente alla difficoltà dell’accettazione e dal caos
entropico iniziale, si passa all’equilibrio di una posizione mentale
evoluta.
In
sostanza, a queste condizioni, è di tutta evidenza che, grazie
al silenzio, si sviluppa, addirittura la capacità di
adattamento e, in ultima analisi, la tolleranza.
Ho
sempre amato il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si
vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende in
silenzio.(Antoine De Saint-Exupery)
A
questo punto della storia, le due apparenti antinomie, quella del
Vangelo secondo Giovanni e l’altra, derivante dall’antica saggezza
orientale, possono trovare un punto d’incontro nella profonda
rifessione del grande Giurista Francesco Carnelutti...
“Il
grillo canta perché gli uomini ascoltino il silenzio e, da
esso, traggano il valore della parola".
Cercando
il modo migliore per concludere questa, ritengo, interessante
passeggiata nel mondo del Silenzio, vorrei riportare la risposta che
fornisco, a coloro che, spesso mi chiedono come si affrontano le
sofferenze: una bambina torna dalla casa di una vicina alla quale era
appena morta, in modo tragico la figlioletta di otto anni. "Perché
sei andata?"
Le domanda il padre. "Per
consolare la mamma".
"E
che potevi fare, tu così piccola, per consolarla?". "Le
sono salita in grembo e ho pianto con lei".
Ecco,
fermarsi ogni tanto, serve a ristorare la sete e la fame del nostro
mondo "di dentro". Dandogli ascolto e imparando ad amarlo,
potremo, finalmente, lasciarci cullare da quell’incredibile
Silenzio che (alla stregua del bianco, che contiene tutti i colori
dell’arcobaleno), racchiude tutti i suoni dell’Universo.
E
ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell’aria. Allora
ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli
occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole. Nel
silenzio. (Tiziano Terzani)
Giorgio
Marchese – Medico
Psicoterapeuta
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