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Se il gioco diventa un problema...
di Matteo Simone  ( 21163@tiscali.it )

9 gennaio 2013






...puoi chiedere aiuto.


 

 

"Se il gioco diventa un problema puoi chiedere aiuto": è questo il messaggio contenuto nelle locandine per informare sui rischi connessi al gioco e sui servizi a cui ci si può rivolgere per avere assistenza per sé, per familiari o amici con dipendenza da gioco d’azzardo, e dunque ammalati.

L’obbligo di esporre materiali informativi sui rischi connessi al gioco e sui relativi servizi di cura è stabilito dalla legge 189/2012 (conversione in legge del decreto legge 158/2012, il "decreto Balduzzi").

I gestori di sale da gioco o di altri luoghi dove vi sia offerta di giochi potranno scaricare i file della locandina predisposta dalla Regione Emilia-Romagna insieme alle Aziende Usl (in formato A4 e in formato 35x50cm) dal portale del Servizio sanitario regionale (http://www.saluter.it/giocodazzardo) e dai portali di tutte le Aziende Usl dell’Emilia-Romagna (i cui indirizzi web sono consultabili anche dalla homepage del portale Salute).

"Il gioco d’azzardo patologico è una malattia che si può curare" viene esplicitato nella locandina che fornisce i riferimenti utili per chi ha bisogno di aiuto: il numero verde del Servizio sanitario regionale 800 033 033 a cui ci si può rivolgere per avere indirizzi e orari dei servizi dedicati a questa patologia che offrono assistenza gratuita e, se richiesto, anche in anonimato, e l’Associazione giocatori anonimi- telefono 3381271215 - che opera anche in collaborazione con le Aziende Usl. (1)

Il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM-IV) ha definito il gioco d’azzardo patologico (GAP) come un comportamento persistente, ricorrente e maladattivo di gioco che compromette le attività personali, familiari o lavorative.

Il gioco d’azzardo può essere progressivo e può essere caratterizzato da tre principali stadi: gioco d’azzardo informale e ricreativo, gioco d’azzardo problematico, gioco d’azzardo patologico. In ambito clinico è dimostrata in letteratura una forte associazione di comorbidità con altri quadri diagnostici quali depressione, ipomania, disturbo bipolare, impulsività, abuso di sostanze (alcol, tabacco, sostanze psicoattive illegali), disturbi di personalità (antisociale, narcisistico, borderline), deficit dell’attenzione con iperattività, disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia, disturbi fisici associati allo stress (ulcera peptica, ipertensione arteriosa). (2)

Nella maggior parte dei casi il gioco d’azzardo e le scommesse sportive rappresentano una forma di divertimento praticata occasionalmente, nel tempo libero. In alcuni casi però tale pratica può sfuggire al controllo del giocatore, diventando una forma di "addiction" (gioco d’azzardo patologico).

La probabilità di avere un’attitudine problematica rispetto al gioco è tre volte maggiore nei maschi rispetto alle femmine. È inoltre è quattro volte più elevata in chi ha avuto esperienze di risse o problemi legali rispetto a coloro che non ne hanno mai avute.

Caratteristica essenziale è un gioco d’azzardo persistentemente ripetuto, che continua e spesso aumenta nonostante le conseguenze sociali negative, come l’impoverimento, il danneggiamento delle relazioni familiari e la compromissione della vita personale.

Da un punto di vista socio-ambientale, è frequente la presenza di problemi sul lavoro quali l’assenteismo, il calo delle prestazioni, fino alla perdita del lavoro stesso. Sono riscontrabili inoltre problemi in famiglia con conflitti con il coniuge e i figli, difficoltà economiche e di far fronte alle spese di sussistenza.

Da alcuni studi condotti in Europa emerge che solamente il 10% dei soggetti con GAP richiede un trattamento e il 30-50% abbandona precocemente la terapia. (3, 4)

Le opzioni di intervento finalizzate alla riabilitazione possono essere molteplici e devono prendere in considerazione la cessazione del gioco d’azzardo (evitando anche i minimi stimoli e qualsiasi tipo di giocata), il counseling individuale, il trattamento ambulatoriale (di gruppo o individuale), e/o i programmi residenziali nei casi più gravi, ma anche la gestione della comorbilità psichiatrica, se presente, e la gestione della dipendenza da sostanze.

Anche i giocatori anonimi, gruppi molto presenti e attivi su vari territori, sono stati valutati positivamente in termini di efficacia e sostenibilità (5). In questi gruppi, i membri si scambiano rinforzi positivi per l’astensione dal gioco.

Gli interventi alla base dei gruppi di Auto Mutuo Aiuto (Gamblers Anonymous) sono annoverati tra i trattamenti più popolari negli USA e la metodologia è riconosciuta, anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, efficace nel migliorare la qualità della vita individuale e relazionale. (6)

Peculiarità dell’accoglienza dei pazienti gamblers e punto di forza della successiva presa in carico è il coinvolgimento già dalle prime battute, spesso precedentemente all’arrivo al Servizio del paziente stesso, dei familiari con il loro specifico carico di attese e richieste e difficoltà nella gestione quotidiana degli eccessi comportamentali del loro congiunto. La maggior parte dei servizi fa una esplicita richiesta di coinvolgimento della famiglia (partner, figli o genitori a seconda dell’età del soggetto) con la finalità di comprendere meglio la situazione di gioco, l’incidenza economica dello stesso sulle risorse familiari, la disponibilità al tutoraggio economico del paziente concordata con il Servizio oltre all’osservazione clinica delle dinamiche più squisitamente relazionali tra i diversi membri del nucleo accolto.

Per i giocatori si osserva che la famiglia sembra essere maggiormente pregiudicata anche dal punto di vista economico e questo fa sì che spesso sia essa stessa portatrice in primis di una richiesta di aiuto. A differenza del tossicodipendente il gambler è spesso un adulto che ha una famiglia propria e un lavoro sui quali interferisce pesantemente il problema del gioco. In questo senso le caratteristiche della dipendenza da gioco sono più simili a quelle dell’alcolista, dove la famiglia è coinvolta direttamente(7).

Quando si tratta di un gambler anziano, come spesso succede, sono di solito i figli a preoccuparsi e occuparsi della patologia del genitore.

Per quanto riguarda la parte medica, per il gioco d’azzardo non esistono dei farmaci sostitutivi; tuttavia si rende necessario, a volte, supportare il giocatore con cure farmacologiche atte ad intervenire ad esempio sui tratti di ansia o depressione che si associano alla patologia.

In linea di massima non c’è cura farmacologica senza adeguato sostegno di tipo educativo e psicologico.

Nel gioco d’azzardo patologico si evidenziano le stesse difficoltà che caratterizzano il trattamento di tutti i soggetti portatori di una dipendenza: non ci sono reali possibilità di cura senza una consapevolezza del problema da parte del paziente e una sua conseguente motivazione al cambiamento.

 

Bibliografia

  1. http://www.regione.emilia-romagna.it/notizie/attualita/se-il-gioco-diventa-un-problema-puoi-chiedere-aiuto
  2. Croce M. La difficoltà di riconoscere e trattare le dipenndenze non da sostanze, Personalita’/Dipendenze 2003, 9(1):43-54.
  3. Ladouceur R, Gosselin P, Laberge M, Blazczynski A. Dropout in clinical research: do results reported in the field of addiction reflect clinical reality? The Behavior Therapist, 2001, 24, 44-46.
  4. Gonzalez-Ibanez A, Moreno PRI: Evaluation and treatment of pathological gambling. Journal of Gambling Studies, 2005, 521, 35-42.Petry NM. Pathological gamblers, with and without substance use disorders, discount delayed rewards at high rates. Jabnorm Psychol 110:482-487, 2001.
  5. Croce M., Zerbetto R., Il gioco e l’azzardo, Milano, Franco Angeli 2001.
  6. National Research Council (1999). Pathological gambling: A critical review.
  7. Picone F. (a cura di), Il gioco d’azzardo patologico: prospettive teoriche ed esperienze cliniche, Roma, Carocci 2010.

 

Dott. Matteo SIMONE

Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

Piazza Ragusa n. 5 Roma

380-4337230 - 21163@tiscali.it

http://www.psicologiadellosport.net/eventi.htm

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