Approfondimenti
tecnici
E’
quello che emerge da interviste ad atleti che partecipano a
competizioni estreme che comportano tante ore di gara e di
allenamento ed in percorsi e condizioni atmosferiche impervie. La
fatica esiste ma si riesce ad addomesticarla, ci si prepara ad andare
oltre, ad fare allenamenti sempre più sostenuti nelle diverse
condizioni estreme, il fisico e la mente si adatta un po per volta e
tutto diventa gestibile e fattibile. La mente aiuta tanto facendo un
lavoro di immaginazione nel momento della gara, immaginazione del
percorso, della fatica che si farà, di quelo che potrebbe
accadere. Ed allora avviene che la preparazione è basata anche
su questa immaginazione, l’atleta sa quali sono le parti più
difficili da allenare.
Anche
la paura di non farcela, dell’ignoto della gara estrema, delle
condizioni atmosferica, queste paure si possono addomesticare
pensando che tutto ciò che può succedere in allenamento
o in gara fa parte della vita e, quindi ad ogni problema c’è
almeno una soluzione da poter trovare, il fisico e la mente si
adattano alle paure e si scopre che anche nel passato in certe
situazioni si è avuto paura ma poi si è riusciti a
continuare, ad andare avanti, ed anche aiuta il fatto che altri
simili a noi ci sono riusciti ed anche all’inizio era dura per
loro oppure anche loro avevano paura ma poi ce l’hanno fatta e
così se vogliamo anche noi possiamo riuscire nel raggiungere i
nostri obiettivi nello sport e nella vita. Riuscendo in ciò
diventano più addomesticabili e gestibili la fatica e la
paurta ed allostesso tempo si rafforza la mente, si eleva
l’autoefficacia personale e si sviluppa la resilienza.
La
paura di non farcela può portare a pensieri negativi e alla
successiva ansia. In questi casi è importante focalizzarsi
sul respiro, fermarsi ed osservare quello che succede ascoltando il
respiro, pian piano il respiro rallenta, si può osservare la
diminuzione delle palpitazioni e del tremore delle mani.
La
paura di sbagliare e di non essere all’altezza può
causare ansia, stress e aggressività verso tutti.
Importante è esprimere in diversi modi e con diverse modalità
quello che si sente, la propria sofferenza, il proprio dolore,
disagio. Mezzi di espressione possono essere, la scrittura, il
disegno, la drammatizzazione, parlarne con persone di riferimento o
professionisti dell’aiuto.
Aneddoto
di Jodorowsky : “Preoccupato, Isan chiese a suo maestro
Gyosan:
‘Maestro,
la vita mi preoccupa. Mi sento inondato dalla sua molteplicità.
Milioni di cose mi vengono addosso e mi attraggono. Ne sono invaso.
Questo mi fa disperare.’
‘Non
ti preoccupare. La tua percezione non può captare più
di una cosa per volta. Perciò è inutile che ti
preoccupi in anticipo. Vivi ogni cosa nel momento in cui si presenta,
esso è unico. Non è tutti gli oggetti. Accettalo per
quello che è e vivilo. Non esistono milioni di istanti da
vivere. Non esiste altro che l’istante presente. Gli altri
verranno dopo. Sono in cammino per trasformarsi nell’istante
presente, ma se rimani calmo e tranquillo, senza metterti a fare
troppe elucubrazioni o farti prendere dall’ansia, verranno uno
dietro l’altro e la tua vita scorrerà serena.’
Ci
sono attività che aiutano in questa presa di coscienza
emotiva, fisica, corporea e mentale, quali le passeggiate, le
camminate, la corsa lenta e la meditazione, sono attività che
sembrano una perdita di tempo ma aiuta a rinforzare la mente ed anche
a preparare il fisico.
Sarebbe
opportuno avvicinarsi, frequentare persone, maestri che ti possono
indicare una strada, un percorso da seguire, che include
autoconsapevolezza, calma, meditazione, attesa, preparazione, senza
richiedere tutto e subito. Il percorso è duro ma come tutte le
cose che si vogliono ci vuole impegno, determinazione, costanza e
resilienza.
La
partecipazione a gare estreme è una scoperta, un contattare il
proprio limite, sfidare se stessi, conoscere nuovi percorsi,
sentire nuove emozioni.
Per
gli ultramaratoneti non si tratta di fare gare estreme ma occasioni
per divertirsi, infatti affrontano tale imprese con opportuna
preparazione e accorgimenti in modo da non trovarsi in condizioni di
estrema difficoltà. Come nei lunghi
viaggi che capitano imprevisti, anche nelle ultramaratone possono
accadere degli imprevisti lungo il percorso, ma ciò non
impedisce di fare esperienze che danno un senso alla propria vita.
Gli
ultramaratoneti, in genere non sperimentano l’ansia della
competizione, del pregara, ma quello
che in genere avviene è una certa
aspettativa positiva, non si vede l’ora di affrontare il lungo
viaggio che, come i lunghi viaggi, è fatto di conoscenza, di
scoperte, di imprevisti. Gli ultramaratoneti come si fa per i lunghi
viaggi, si preparano in anticipo, si informano sulle condizioni
climatiche sul percorso, su quello che è opportuno o
indispensabile portare a seguito, si documentano. Come i lunghi
viaggi diventa importante la preparazione, l’attesa, c’è
una voglia di divertirsi, di conoscere, di scoprire se stessi e
quello che succede.
Se
l’atleta o la squadra non possiede la preparazione volta ad un
approccio meditativo che ti fa centrare sul presente, sul momento
presente, sul qui e ora, è possibile sperimentare una scarsa
motivazione a continuare la preparazione e alle successive
competizioni. Pertanto è importante che sia gli atleti che gli
allenatori siano formati dal punto di vista degli aspetti mentali.
si
può fare un lavoro di autoconsapevolezza con l’atleta
volto a riconoscere i sintomi dell’ansia e a interpretarli
correttamente. Successivamente si possono insegnare metodi e tecniche
di rilassamento volte a ridurre il livello di ansia.
Inoltre
si può fare un lavoro attraverso le visualizzazioni o l’ipnosi
per accompagna l’atleta, in situazione protetta, ad affrontare
gradualmente la situazione temuta per aiutarlo a ridurre e
padroneggiare l’ansia in quella specifica situazione. Inoltre
si può cercare insieme all’atleta o alla squadra di
elaborare e far in modo di desensibilizzare alcuni pensieri
disturbanti.
Sergio
Mazzei, Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work, a cui
devo buona parte della mia formazione di psicoterapeuta della
gestalt, affermando nel mio testo Sviluppare la resilienza, che:
“Evidentemente il senso della resilienza in buona sostanza
equivale all’avere coraggio, all’insistere nel
raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla propria
esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria
verità, allo stare con il proprio dolore e impedimento, al
tener duro anche se le circostanze sembrano insostenibili.”
E’
importante anche far leva sull’allenatore che dovrebbe
conoscere le potenzialità dei propri atleti o squadra, i punti
di forza e di debolezza, dovrebbe costruire con loro progetti di
obiettivi raggiungibili, stimolanti, da rivalutare all’occasione,
dare feedback adeguati, spiegare le sedute di allenamento,
l’importanza del gesto sportivo, il significato, raccontare
aneddoti, far parte della storia sportiva degli atleti o della
squadra, condividere momenti di gioia e sofferenza, di vincite e di
sconfitte, essere disposto ad ammettere di aver fatto un errore, di
aver preteso, di aver sottovalutato, di non aver considerato.
L’allenatore
può intervenire sull’autoefficacia attraverso la
programmazione di sedute di allenamento che favoriscano esperienze di
superamento graduale e progressivo degli ostacoli e delle difficoltà.
Deve conoscere le abilità dei propri atleti e con questa
conoscenza costruire un programma di preparazione che si basi su
obiettivi concreti e reali. Fissare obiettivi limitati, raggiungibili
e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi
migliori per aumentare l’autoefficacia dell’atleta.
L’allenatore
ha una grande importanza nello sviluppare le motivazioni giuste:
graduando le prove con le quali l’atleta deve cimentarsi,
trovare le ragioni convincenti per mettere l’atleta ogni volta
alla prova, negoziando il raggiungimento di mete sufficientemente (ma
non esageratamente) difficili, monitorando i progressi dell’atleta,
insegnando a trarre lezioni dagli insuccessi.
Bibliografia
Jodorowsky
A., Psicomagia, Milano, Feltrinelli, 1997.
Simone
M., Psicologia dello sport e non solo, Aracne editrice, Roma,
2011.
Psicologia
dello sport e dell’esercizio fisico. Dal benessere alla
prestazione ottimale, Sogno Edizioni, Genova, 2013.
O.R.A.
Obiettivi, Risorse, Autoefficacia. Modello di intervento per
raggiungere obiettivi nella vita e nello sport, Edizioni ARAS,
Fano, 2013.
Sviluppare
la Resilienza Per affrontare crisi, traumi,sconfitte nella vita e
nello sport. MJM, Meda (MI), 2014.
Matteo
SIMONE
380-4337230
21163@tiscali.it
http://www.mjmeditore.it/autori/matteo-simone
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+simone+matteo.html
http://www.psicologiadellosport.net/eventi.htm
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